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La Space Economy a 50 anni dallo sbarco sulla Luna

Cos'è la Space Economy e qual'è il suo valore sul mercato?

“Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace, a nome di tutta l’umanità.”

Se un giorno i nostri pronipoti passeggeranno fra i crateri lunari, potranno imbattersi nella targa di acciaio inossidabile che l’equipaggio dell’Apollo 11 depositò per commemorare lo sbarco sull’unico satellite terrestre e lasciare una traccia per i posteri. Umani e non.

Commemorazione che intanto è già in corso: proprio in questi giorni si celebra il 50esimo anniversario del primo allunaggio, avvenuto il 20 luglio 1969 (con buona pace del talento registico di Stanley Kubrick).

A cinquant’anni di distanza, quanto è a portata di mano lo spazio infinito che s’allarga tutto intorno alla Terra? E, soprattutto, a che pro tutto questo affannarci al di sopra della nostra bella esosfera?

 

Benvenuti nella Space Economy

Cominciamo col dire che è da tempo che un essere umano non mette piede sulla Luna. Ma ciò non significa che le osservazioni e le esplorazioni spaziali si siano concluse. Anzi. E l’innovazione tecnologica sta rendendo via via più semplice osare. Non solo per i governi, ma anche per il business.

Sì, avete letto bene: il business. Qualcuno, per spiegare meglio la faccenda, fa il paragone con l’internet: 30 anni fa era niente di più che un’infrastruttura gestita dai governi per scopi militari, con poco margine di manovra per una diffusione a scopi commerciali; poi è arrivata l’iniziativa privata e tutto è radicalmente cambiato.

Lo stesso sta succedendo con lo spazio. Space Exploration Technologies Corporation (in sintesi, SpaceX) di Elon Musk, Blue Origin di Jeff Bezos e Virgin Galactic, creata da Richard Branson della Virgin per offrire voli spaziali suborbitali sul mercato commerciale, sono solo gli esempi più macroscopicamente evidenti.

Ma limitarci a pensare a futuristiche navicelle spaziali sarebbe quanto mai fuorviante. La Space Economy, infatti, si articola su due livelli:

  • upstream, ovvero tutto ciò che riguarda le operazioni nello spazio;
  • downstream, che concerne le attività a terra basate su infrastrutture spaziali, fra le quali la più sensibile, delicata e interessante è quella che afferisce ai big data.

 

 

A cosa serve l’economia spaziale?

Vi rigiriamo la domanda: a cosa serve internet? Ecco, qui è lo stesso: la Space Economy può trovare applicazione in una marea di settori diversi. E “marea” è un termine più che mai appropriato: l’oceanografia, ovvero il monitoraggio degli oceani, è una delle attività che si possono svolgere con il supporto di infrastrutture spaziali.

Conoscere, attraverso i dati che ci arrivano dallo spazio, la qualità dell’acqua può per esempio aiutare a prevenire i danni alla produzione di pesce, anche eventualmente consentendo di individuare a colpo sicuro i punti nei quali realizzare gli impianti.

Non solo: il monitoraggio degli eventi atmosferici può essere decisivo nel ridurre molte voci di costo in ambito agricolo. E poi c’è tutto il suggestivo filone del cosiddetto “space mining”, l’attività mineraria spaziale. La Terra è un pianeta stupendo con tante risorse e spesso e volentieri non lo apprezziamo a sufficienza. Ma spesso e volentieri si tratta di risorse limitate, a fronte di una popolazione mondiale che invece è progressivamente in aumento.

Ecco allora che lo spazio può fornire un’alternativa. Pensiamo per esempio all’elio 3, isotopo raro sul nostro pianeta ma che può essere presente in quantità apprezzabili su altri della nostra galassia e che – cosa ancora più importante – può essere utilizzato per la produzione di energia.

 

Quanto vale oggi la Space Economy?

E arriviamo al sodo. O meglio, al soldo. Secondo alcune stime, a livello globale la Space Economy vale 350 miliardi di dollari1. Con circa 7 miliardi di euro di spesa spaziale nel 20152, l’Europa è al secondo posto al mondo per l’ampiezza del bilancio pubblico destinato allo spazio. Per il periodo 2014-2020, gli investimenti previsti in attività spaziali (Copernicus, EGNOS, Galileo) ammontano a più di 12 miliardi di euro.

Il settore spaziale europeo, incluso quello della produzione e dei servizi, occupa oltre 230 mila professionisti e il suo valore nel 2014 era stato stimato fra i 46 e i 54 miliardi di euro, circa il 21% dell’intero comparto spaziale mondiale.

In questo contesto s’inserisce l’Italia, tra i 22 membri dell’Agenzia Spaziale Europea3. L’Agenzia Spaziale Italiana sul suo sito ci informa che “oltre il 40% del volume abitabile della Stazione Spaziale Internazionale4 è realizzato in Italia, che è “uno dei pochi Paesi al mondo in grado di costruire moduli spaziali”. La tradizione risale al 1974 con lo Spacelab, “il laboratorio europeo che volava sullo Space Shuttle”.

Da noi il valore dell’economia spaziale è stimato in 1,9 miliardi, con 250 aziende e 6 mila persone. L’Italia ha definito un “Piano Strategico Space Economy”, che, secondo l’aggiornamento più recente5, prevede ulteriori investimenti, di cui circa il 50% coperto con risorse pubbliche.

Vedremo quale corso prenderanno gli eventi. Ma se tutto va bene, anche da noi la conquista dello spazio è appena agli esordi.

 



1 – Space economy, ecco perché lo spazio sta diventando un business anche per le startup, fonte: Economyup.it
2 – La nuova frontiera dell’economia oltre l’atmosfera terrestre, fonte: ASI
3 – European Space Agency
4 – La stazione è permanentemente abitata dal 2000 e dal 2010, con il lancio della navetta Dragon di SpaceX e poi con le navi cargo Cygnus, anche i privati contribuiscono a mantenerla operativa.
5 – Space Economy, fonte: Ministero dello Sviluppo Economico

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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