Forse alcuni di noi non lo immaginano, ma noi qui abbiamo una corrispondenza fitta e assai gratificante con i nostri lettori. Qualche giorno fa, quando ovunque si parlava di memorandum d’intesa Italia-Cina e di Nuova Via della Seta, alcuni ci hanno scritto per chiederci delucidazioni sui cosiddetti Panda Bond. Cosa sono? Come funzionano? Quanto convengono? Oggi siamo qui a offrire una sintesi con – speriamo – tutte le risposte.
L’obbligazionario cinese
In un recente lavoro1, il Fondo Monetario Internazionale ha analizzato le prospettive del mercato obbligazionario cinese, ricordando innanzitutto che nel 2018 la Cina ha festeggiato il 40esimo anniversario del suo processo di “riforma e apertura”. Un processo che entro il 2030 dovrebbe consentire al Paese di diventare la più grande economia al mondo.
E la crescita della dimensione del sistema finanziario è andata di pari passo con questo percorso: tanto che oggi tale sistema ospita le più grandi banche del globo e il secondo maggiore mercato azionario. E l’obbligazionario?
Il mercato obbligazionario si compone di due macroaree, i bond governativi e quasi governativi e i credit bond, ciascuna così articolata:
- bond governativi e quasi governativi: Treasury Bond, Local Government Bond, Policy Bank Bond;
- credit bond: Financial Bond, Enterprise Bond, Corporate Bond, Medium-Term Notes, Commercial Paper, eccetera.
Ecco com’è articolato questo mercato secondo i dati al 2017.
Per un lungo periodo, gli Enterprise Bond hanno rappresentato il solo tipo di credit bond. La loro finalità era quella di incanalare finanziamenti a basso costo verso obiettivi di sviluppo nazionale: progetti infrastrutturali come le tre gole idrauliche, la rete ferroviaria, la costruzione e la reingegnerizzazione della rete elettrica, poi l’acciaio, l’ingegneria chimica, l’energia e altre industrie ancora.
In seguito il perimetro degli obiettivi si è allargato, arrivando a includere sviluppo verde, edilizia sociale, riduzione della povertà e servizi sociali per gli anziani.
A partire dal 2004 la liberalizzazione del mercato dei capitali ha subito un’accelerazione, che ha portato all’introduzione di nuovi prodotti finanziari fra i quali le obbligazioni emesse da istituti finanziari (i cosiddetti Financial Bond) e le Asset-Backed Securities.
Nel 2007 sono stati lanciati i Corporate Bond: inizialmente l’emissione era limitata alle società quotate, poi le porte si sono aperte anche alle società non quotate, e ciò ha dato una bella spinta alla crescita di questo segmento di mercato.
Breve storia dei Panda Bond
Discorso a parte meritano i Panda Bond, obbligazioni denominate in renminbi (la valuta cinese) emesse da emittenti non cinesi e collocate nella Repubblica Popolare. Il loro curioso nome – spiega la società di consulenza EY2 – si deve alla prassi internazionale secondo la quale le emissioni di obbligazioni in valuta locale da parte di emittenti stranieri prendono sempre il nome della mascotte del Paese nel quale l’obbligazione viene emessa e collocata.
La sottoscrizione dei Panda Bond è riservata a investitori istituzionali operanti in Cina: per esempio, compagnie assicurative e fondi pensione. Si posizionano, insomma, completamente al di fuori dell’orizzonte dell’investitore retail italiano. Tradotto: non ci riguardano, tranne che, molto indirettamente, per tutto il tema del finanziamento all’espansione delle nostre aziende in Cina, che vedremo tra poco.
Per completezza e curiosità, vi diciamo anche che il lancio di questo mercato risale al 2005: a emettere i primi Panda Bond sono state la International Finance Corporation e la Asian Development Bank, per un valore di 4 miliardi di renminbi.
Nella fase iniziale del suo sviluppo tale mercato era piuttosto piccolino, in gran parte per via delle rigide restrizioni imposte dalla normativa cinese. Poi, nel 2010, le autorità hanno rimosso alcune di queste restrizioni, aprendo la strada a un loro ulteriore sviluppo.
Nel 2013, Daimler è stata la prima istituzione non finanziaria a emettere un Panda Bond, collocando un’obbligazione da 5 miliardi di renminbi agli investitori cinesi. Ma la vera espansione ha preso il via dal 2015: in quell’anno, HSBC ha ottenuto l’approvazione per poter emettere Panda Bond e le banche commerciali internazionali sono diventate così un’importante fonte di emissioni, insieme alle istituzioni internazionali di sviluppo e alle società straniere non finanziarie.
Nel 2015 e nel 2016, la Corea e la provincia canadese della British Columbia hanno emesso i primi Panda Bond sovrani e quasi sovrani. Nell’agosto del 2016 è arrivata anche la Banca Mondiale.
Alla fine del 2017, l’ammontare totale dei Panda Bond emessi sul China Interbank Bond Market (CIBM) ha raggiunto i 123,4 miliardi di renminbi. Ma restano diversi margini di miglioramento, specialmente in termini di trasparenza, chiarezza della normativa, liquidità del mercato e tassazione.
Panda Bond “made in Italy”
Facendo seguito al protocollo d’intesa sottoscritto il 28 agosto 2018, lo scorso 23 marzo Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Bank of China hanno siglato un accordo di collaborazione strategico per sostenere la crescita delle aziende italiane nel mercato cinese.
Questo accordo prevede la realizzazione di un piano di emissioni obbligazionarie e la strutturazione di un programma di co-finanziamento per imprese italiane che investono in Cina3.
In base al piano di emissioni, Cassa Depositi e Prestiti emetterà Panda Bond destinati agli investitori istituzionali che operano in Cina, impiegando le risorse che riuscirà a raccogliere nel finanziamento diretto o indiretto di succursali o controllate di aziende italiane con sede nel Paese, allo scopo di supportarne la crescita. Tale finanziamento avverrà attraverso le banche italiane presenti nel Paese e per il tramite delle banche cinesi.
Con l’avvio del piano di emissioni, peraltro, Cassa Depositi e Prestiti sarà il primo emittente italiano – oltre che il primo istituto nazionale di promozione europeo – a esplorare questo tipo di mercato.
Nuova Via della Seta: Cina alla conquista del mondo
L’annuncio è avvenuto in concomitanza con la firma del memorandum d’intesa fra l’Italia e la Cina4, firma che ha segnato per la prima volta l’ingresso di un Paese del G7 – nonché di uno Stato fondatore dell’Unione Europea – nel perimetro del progetto di espansione infrastrutturale, economica e politica della Cina nel mondo5.
Un obiettivo finora raggiunto con più di un migliaio di progetti portati a termine da imprese statali cinesi in 128 Paesi ospitanti. E adesso nel paniere c’è anche l’Italia.
1 – The Future of China’s Bond Market, fonte: FMI
2 – Panda Bonds, fonte: Ernst & Young
3 – CDP
4 – Italia-Cina: Memorandum d’intesa, fonte: Ministero dello
sviluppo economico
5 – Cina e Italia: sfide e opportunità di una partnership discussa, fonte: ISPI