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Pensioni, diritti acquisiti e contributo di solidarietà: un bagno di realismo

Una morsa stringe il Governo Renzi e la gestione dei conti pubblici: austerity da un lato ed economia italiana agonizzante dall’altro.

Quindi siamo nuovamente di fronte a un grande classico della storia italiana: cercare, con varia creatività, di raggranellare qualche soldo aggiuntivo (almeno sulla carta). Si parla di manovra autunnale e girano voci incontrollate circa un possibile prelievo sulle pensioni più elevate, seguite da frettolose smentite: il sottosegretario al ministero dell’Economia, Pierpaolo Baretta, intervistato in merito alle risorse per la prossima manovra, dichiara che “di deciso non c’è nulla”.

Chi conosce Jack Sparrow sa che non si occupa di politica, bensì di ingiustizie a danno di risparmiatori e cittadini. Proprio di questo forse si tratta. Ecco perché mi domando se l’ipotetica “sforbiciata alle pensioni d’oro”, a prescindere da quello che dichiara ora il Governo e da questi frangenti, sia giusta oppure no.

Contributo solidarietà pensioni d'oro Italia

La vicenda

Ricapitolo la faccenda in modo semplice-semplice.

  • La lievitazione del debito pubblico arriva da tempi lontani, come chi vorrà leggere potrà appurare: varie generazioni hanno votato quei Governi che hanno fatto gonfiare il debito, beneficiando di standard di vita migliori. Oggi, per molti, si tratta di pensioni più elevate di quel che probabilmente gli spetterebbero. Non è un fatto individuale, è un fatto generazionale: perché una nazione è un po’ come una grande famiglia e qui qualcuno in passato si è indebitato, ha fatto la bella vita e ha lasciato il conto da pagare a figli, nipoti e pronipoti.
  • Il debito pubblico italiano ha raggiunto nuovi record e continua a salire perché non ci sono inflazione o crescita economica a contenerlo. Però bisogna rispettare i parametri europei del Patto di Stabilità e Crescita (anche qui, voci subito censurate di possibili sforamento sui parametri).
  • Ora quindi si tratta di tirare la cinghia. Che si fa? La tirano solo i più giovani questa cinghia? Oppure chi può fare qualcosa si mette in gioco? In questo caso anche chi già percepisce pensioni oltre una certa soglia? Oppure è giusto difendere i “diritti acquisiti” di chi oggi è anziano, dei pensionati odierni. Questo implica che i trentenni e i quarantenni di oggi pagheranno il 50% di tasse in più della generazione precedente e riceveranno dallo Stato molto meno, sia come pensione che come servizi (il classico “cornuti e mazziati”)?

Una torta tra amici, il buonsenso e il realismo

Questo è il punto. Vi dico subito la mia. Immaginate un gruppetto di amici che riceve una torta e inizia a dividersela, tagliando porzioni abbondanti. Subito dopo se ne aggiungono altri appena arrivati. Cosa succede, tra buoni amici?

Che i primi rinunceranno a un pezzo della loro torta e la daranno ai nuovi! Per loro la mega-fetta non è un diritto acquisito. Semplicemente, a posteriori, hanno sbagliato a fare i conti e sono in grado di rimediare, perché la torta non è stata ancora mangiata.

Ora, la torta rappresenta le risorse dell’Italia nel tempo.

Il debito pubblico è stato un’anticipazione che le vecchie generazioni si sono fatte accordare da quelle che sarebbero nate poi: un “pagherò”. Perché il debito non è altro che denaro spostato nel tempo: dalle generazioni future (che lo ripagheranno) alle generazioni che ne hanno beneficiato in passato (chi ha preso i soldi o i servizi). Quindi, chi può  – i “pensionati d’oro” che hanno beneficato dell’alto debito pubblico – deve rinunciare a un pezzo della sua fetta (con il contributo di solidarietà), dato che si erano fatti male i conti su come spartirsi la torta. Questo andrebbe a beneficio delle nuove generazioni.

Non c’è nessun diritto acquisito, perché non l’hanno mica ancora mangiata tutta, la fetta di torta. Per me questa (e solo questa) è giustizia tra generazioni. Ed è anche buon senso. Lo stesso che in una famiglia vera i nonni avrebbero nei confronti dei nipotini.

Poi, un po’ di realismo: senza toccare pensioni e stipendi pubblici (una storia analoga a quella delle pensioni, magari ne parliamo un’altra volta) la spending review è solida come un budino lasciato fuori dal frigo per ore. Certo, la vedo dura… l’Italia è un Paese vecchio, con un elettorato vecchio, e sarebbe molto ardito per il giovane premier Renzi andare a toccare gli interessi di una grossa fetta degli elettori. Comunque, l’impatto sul suo consenso elettorale potrebbe essere intuibilmente nefasto qualunque decisione prenda, quindi è facile immaginare che cercherà di evitare l’argomento.

Voi cosa ne pensate, ciurma?

Scritto da

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Ultimi commenti
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    Caro Jack, d’accordo sul ragionamento …. più “filosofico” che “economico”…..però lo condivido. Come contributo, senza nulla togliere alla tua tesi, mi permetto di segnalare questo studio del centro Einaudi:

    http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/3666-pensioni-d-oro.html

    che permette di capire meglio quali siano le vere “pensioni d’oro”…..!!!
    Chi l’avrebbe mai detto che una pensione da 5000 euro al mese……è più “dorata” di una 30.000 ….. !!!

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    trovo irritante la discussione globale sulle pensioni innanzitutto perchè leggo ovunque inesattezze ed omissioni facilmente smentibili. prima di tutto è impossibile prevedere il tasso di sostituzione fra 20 o 30 anni. la rivalutazione del montante col sistema contributivo si fa in base al pil e noi non abbiamo la più pallida idea di quale potrà essere. in secondo luogo dipende da come si sarà evoluta la vita lavorativa dei singoli soggetti, la continuità della contribuzione e l’evoluzione della carriera. affermare una percentuale qualsiasi che sia il 50 per cento come citato nell’articolo è come tirare fuori un numero da giocare al lotto. anche se vi fossero soggetti che ipoteticamente potessero mantenere il retributivo della legge dini, sarebbe azzardato fare previsioni comunque, perchè questo si calcola sulla media delle retribuzioni rivalutata in base all’istat. che è un dato anch’esso ignoto nelle previsioni future. che le pensioni retributive pregresse abbiano un tasso di sostituzione dell’80 per cento è falso, perchè la percentuale di rendimento diminuisce con l’aumentare del reddito. non è il due per cento ogni anno di lavoro per essere più chiari. in merito l cosiddetto conflitto generazionale, se ora il lavoro non c’è e la gente non versa perchè non lavora, non vedo perchè debba pagare chi ha versato e lavorato dall’età di 15 o 20 anni ininterrottamente. in quanto ai giornalisti dovrebbero astenersi da esprimenre qualsiasi giudizio, visto che la loro pensione è ben diversa http://www.inpgi.it/?q=node/62

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    Manca qualche considerazione sullo stato contributivo di ciascuna pensione. Quelle elevate dei dipendenti privati tipicamente ricevono meno col retributivo che col contributivo, per i motivi spiegati da Valeria nel commento precedente. Di questo nessuno vuol parlare. Dalli al ricco pensionato!

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      Corretto. C’è comunque una componente pubblica importante, sovradimensionata rispetto a quanto è oggi sostenibile.

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        SI, certo, ma il dissesto causato da pensioni elargite riccamente oppure da (doverose) pensioni sociali non può giustificare la riduzione di quelle che invece scaturiscono da contributi versati. Su questo bisogna essere MOLTO chiari oppure si supportano, volontariamente o involontariamente, interventi che vanno a colpire che già a contribuito al sistema in misura maggiore di quanto riceve. Il ché è demagogico e anche un po’ cialtrone. Se invece si vogliono tagliare le pensioni alte in quanto tali, a prescindere da come si sono generate (con ciò perseverando nella discriminazione tra chi ha pagato i contributi e chi ha ricevuto regali vari) lo si può fare, ma accomunando nello stesso trattamento fiscale anche i redditi non pensionistici di pari entità; questo per equità fiscale.

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          La distinzione tra montante derivante da previdenza complementare e obbligatoria. All’interno della previdenza obbligatoria, è evidente che le regole pensate nei decenni passati non sono più sostenibili che qualcosa debba essere fatto. Il punto è quanto sarà a carico dei vecchi e quanto dei giovani di oggi e di domani: dove sarà il baricentro dell’intervento? ovvio che i vecchi difendano le loro posizioni – anche su questo blog…

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            Le regole vanno cambiate con senno e non semplicemente con tagli lineari che ri-privilegiano i già privilegiati nel passato. E la discriminante deve essere contributi si o contributi no. Come del resto sarà per le pensioni future.

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    In qualità di pensionato d’oro che ha versato obbligatoriamente centinaia di migliaia di euro all’INPS, che subisce già due contributi di solidarietà nonché il mancato recupero dell’inflazione, vorrei che mi fosse riservata la stessa possibilità dei consiglieri regione lombardia. Consiste nell’avere indietro tutti i contributi versati in un’unica soluzione, subito e per cassa. Hanno beneficiato di ciò la Minetti e il trota, fra i molti.Vorrei avere anch’io questa possibilità: così la smetterei di sentire pelose proposte su come spartire i miei soldi.

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