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Popolare di Vicenza: di nome, ma non di fatto

Borsa Italiana boccia la quotazione della banca popolare veneta dopo l’aumento di capitale deserto. Tradotto: il mercato non si fida più.

Pollice verso sulla quotazione di BPVi

Borsa Italiana rispedisce al mittente l’Ipo della Banca Popolare di Vicenza. La quotazione della disastrata banca veneta è stata respinta in quanto”non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato “. L’evidente motivo è l’insufficiente diffusione del capitale tra gli investitori, che hanno disertato in massa l’aumento di capitale della malconcia banca popolare.

Aumento di capitale deserto

L’aumento di capitale è stato sottoscritto per il 91,7% dal fondo Atlante (che avrà oltre il 99% delle azioni della Banca Popolare di Vicenza), per il 4,9% da Mediobanca e solo per un risicato 3% dal mercato. Atlante inizia così a fare il proprio lavoro: si vedrà come andrà a finire, anche se il risultato immediato è positivo: aver evitato un altro bail-in, cioè un salvataggio in extremis a spese di azionisti e creditori, con relativi malumori, o forse panico, da parte dei risparmiatori.

Questione di (s)fiducia

Dall’alto della mia esperienza corsara amo guardare alle valutazioni implicite dei mercati e qui mi pare di leggere un messaggio forte e chiaro: il mercato non si fida più di banche della pasta di Pop. Vicenza (o Veneto Banca) e del loro management pieno di colpe, o peggio, di dolo.
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