Che fine hanno fatto le Spac? Nel 2020 e nel 2021, le società di acquisizione a fini speciali (Special purpose acquisition company) hanno attirato l’attenzione – e gli investimenti – di nomi anche molto di grido. Negli States, Quartz ricorda per esempio la star del baseball ora in pensione Alex Rodriguez e l’ex speaker statunitense della Camera Paul Ryan.
Ed è infatti proprio alle Spac che è dedicata una recente newsletter di Quartz, che volentieri vi sintetizziamo per ricostruire al volo la storia di queste società e capire a che punto siano oggi.
“Le Spac”, scrive Quartz, “hanno operato in relativa oscurità per anni, fino a quando la pandemia di Covid-19 ha fatto di esse un modo popolare per rendere pubbliche le aziende private”. Ma a ogni ascesa segue una caduta. Un adagio che oggi sembra valere anche per le Spac.
Che cos’è una Spac?
Come abbiamo già avuto modo di spiegarvi, la Spac è una società veicolo che raccoglie fondi presso il pubblico degli investitori nell’ambito di un’offerta pubblica iniziale (Ipo).
Generalmente ha 24 mesi di tempo per fare due cose:
- trovare un’attività da acquistare;
- completare la fusione, nota anche come de-Spac, che trasforma l’obiettivo dell’acquisizione privata in una società pubblica.
Se la Spac non ci riesce entro i termini stabiliti, si dissolve rimborsando gli investitori.
Perché optare per una Spac?
Se per uno sponsor l’idea è che una Spac possa rivelarsi un affare, per le aziende private interessate a quotarsi in Borsa la fusione con una Spac può risultare conveniente perché questo iter richiede circa la metà del tempo rispetto a una normale Ipo.
Per dirne una: la valutazione della società comporta l’interazione con una sola parte, vale a dire il management della Spac, invece che con un numero indeterminato di forze di mercato.
Ma Spac e de-Spac non sono prive di rischi.
Breve storia delle Spac
Come ci ricorda sempre Quartz, a inventare le Spac furono due vecchi amici, uno banchiere d’investimento e l’altro avvocato, che volevano offrire alle aziende private un modo nuovo per raggiungere gli investitori.
Per la maggior parte dei tre decenni successivi l’attività delle Spac è andata avanti silenziosamente, in gran parte oscurata da Ipo e quotazioni dirette.
Ma quando poi è arrivata la pandemia di Covid-19, le Spac – come sottolinea Quartz – sono diventate una nuova e importante fonte di capitale. Improvvisamente, molte più aziende si sono mostrate interessate a fondersi con le società di acquisizione a fini speciali, il che ha aumentato gli obiettivi a disposizione. E il pool di potenziali sponsor.
Gli scarsi rendimenti delle de-Spac, l’aumento dell’inflazione e dei rischi macroeconomici e l’accresciuto controllo normativo statunitense hanno però fatto sentire i loro effetti. Quest’anno, fino a metà ottobre, il numero di nuove quotazioni Spac risultava inferiore del 74% rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre il numero di fusioni completate è diminuito di oltre un terzo, secondo i dati Refinitiv.
Salvare la Spac con un Pipe?
Cosa succede quando gli investitori della Spac fanno un passo indietro? Succede che la Spac rivolge lo sguardo al Pipe, il Private investment in public equity. Che letteralmente vuol dire “investimento privato in azioni pubbliche”.
Tuttavia, per molte delle stesse ragioni per le quali il mercato delle Spac ha in generale subito una frenata, i Pipe oggi non rappresentano più un’ancora di salvataggio così robusta. Anche perché spesso, come evidenzia Quartz, chiedono condizioni di vantaggio per entrare nel capitale.
E c’è chi, conclude Quartz, di recente ha notato un aumento dei Pipe “insider only”: gli investitori Pipe sono costituiti esclusivamente da sponsor Spac, insider del target e loro rispettivi “amici e familiari”. O anche dei Pipe “strategici”, in cui gli investitori hanno un rapporto di affari o commerciale con il target. Il che evidenzia ancor di più l’assenza di terze parti potenzialmente interessate all’investimento.
Siamo al viale del tramonto? È ancora presto per dirlo. Al momento ci limitiamo a prendere atto dei dati Refinitiv, che fotografano un’indubbia frenata. Staremo a vedere.