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Spagna e Portogallo a rischio sanzioni: pochi sforzi per correggere il deficit

I Paesi iberici non sono riusciti a rispettare gli obiettivi di deficit fissati dalla Commissione UE. Per loro si apre così la procedura di sanzioni prevista dal Patto di Stabilità

Sanzioni in arrivo?

Portogallo e Spagna sono i primi due Paesi ad essere incappati nella procedura di sanzioni previste dal Patto di Stabilità per il mancato rispetto degli obiettivi di riduzione del deficit negli anni 2014 e 2015. Anche se probabilmente la multa in entrambi i casi verrà azzerata, alla luce del difficile contesto e della situazione in cui versano le economie di Madrid e Lisbona, fa notizia il fatto che la Commissione UE ed ECOFIN abbiano deciso questa volta di avviare la procedura punitiva, che prevede anche la sospensione dell’erogazione dei fondi europei.

167 infrazioni

Spagna e Portogallo infatti non sono certo i primi ad aver superato il limite del 3% nel rapporto tra deficit e PIL: secondo un’analisi condotta dall’IFO di Monaco su dati Eurostat (e ripresa da Lettera43), dal 1999 ad oggi le violazioni della regola prevista dal Trattato di Maastricht sono state in tutto 167 (compresi Spagna e Portogallo).

E in nessuno di questi casi sono state imposte le previste sanzioni fiscali. Il Paese che ha registrato più infrazioni, spiega l’IFO, è la Francia con 11 infrazioni, seguita da Portogallo, Grecia e Polonia. Poi vengono Regno Unito, Italia e Ungheria e infine Irlanda e Germania. Gli unici Paesi a quota zero sono Lussemburgo, Estonia, Finlandia, Danimarca e Svezia.

L’Italia

Nel 2015, l’Italia ha registrato un rapporto deficit/PIL del 2,6%, quindi entro i limiti, dopo il 3% del 2014. I dati del primo trimestre 2016 hanno messo in evidenza un rapporto pari al 4,7% – ma nello stesso trimestre di un anno prima era anche più alto, pari al 5,2%, quindi non è da escludere che si ridimensioni nel corso dell’anno.

Come funziona la procedura d’infrazione?

Lo scorso 7 luglio, la Commissione Europea ha avviato la procedura disciplinare formale contro Spagna e Portogallo per deficit eccessivo negli esercizi 2014 e 2015, spiegando che i due Paesi non hanno adottato misure efficaci per correggere il deficit abbastanza rapidamente. La Commissione ha però rinviato all’ECOFIN la decisione su eventuali sanzioni.

A loro volta i ministri delle finanze della zona Euro, riunitisi il 12 luglio, hanno confermato che gli sforzi messi in campo dai due Paesi sono stati “significativamente più bassi di quanto raccomandato”: questa decisione, per la prima volta, fa scattare le “sanzioni sulla base della procedura per deficit eccessivo”, come si legge nel comunicato dell’ECOFIN.

A partire dal 12 luglio, la Commissione ha 20 giorni di tempo per proporre all’ECOFIN le sanzioni che, sottolinea il Consiglio, dovrebbero teoricamente ammontare allo 0,2% del PIL. Ma la Commissione può anche indicare al Consiglio di ridurre l’ammontare o cancellarlo del tutto – e l’orientamento sembra proprio questo – sulla base di circostanze economiche eccezionali. Probabilmente il tutto risulterà in un’azione più che altro simbolica.

Sul fronte dei fondi europei inoltre, la Commissione deve proporre una sospensione di parte dei fondi strutturali e d’investimento, sospensione che può essere successivamente revocata dalla Commissione stessa.

Intanto Portogallo e Spagna possono inviare, entro dieci giorni, richieste motivate per ottenere una riduzione delle sanzioni. Infine l’ECOFIN avrà 10 giorni per approvare le sanzioni, quindi il tutto potrebbe già concludersi entro fine luglio. “Sono certo che avremo un risultato intelligente alla fine del processo”, ha detto il presidente di turno dell’ECOFIN Peter Kazimir.

Portogallo

Ad aprile 2011, dopo diversi mesi di difficoltà per i suoi bond sovrani, il Portogallo ha richiesto aiuti internazionali e ha ottenuto un pacchetto di prestiti da 78 miliardi di euro da Unione Europea, Eurozona e FMI. A ottobre 2012, vista la recessione in cui versava il Paese, il Consiglio Europeo ha esteso di un anno – fino al 2014 – la deadline per la correzione del deficit portoghese.

Nel frattempo le prospettive economiche si sono ulteriormente deteriorate e nel 2012 il deficit è arrivato al 6,4% del PIL. A giugno 2013, l’Eurogruppo ha quindi allungato le scadenze di un altro anno, fino al 2015, fissando come target un rapporto deficit/PIL del 5,5% per il 2013, del 4% nel 2014 e del 2,5% nel 2015.

Il Portogallo ha terminato il suo programma di aggiustamento economico a giugno 2014, ma a fine 2015 il rapporto deficit/PIL era calato solo al 4,4%, non rispettando così gli accordi.

Il Consiglio UE ha concluso che le azioni messe in campo da Lisbona per attenersi alle raccomandazioni emesse nel 2013 sono state insufficienti e che in particolare le misure fiscali adottate sono decisamente più deboli di quanto richiesto.

Spagna

La Spagna è stata soggetta a una procedura per deficit eccessivo fin dall’aprile 2009 quando il Consiglio europeo ha emesso una raccomandazione in cui chiedeva una correzione del deficit entro il 2012 – deadline successivamente estesa al 2013 e poi al 2014 viste le circostanze economiche avverse. Inoltre a luglio 2012, gli stati membri dell’area euro hanno concordato un ulteriore aiuto fino a 100 miliardi di euro per ricapitalizzare il sistema finanziario spagnolo.

A giugno 2013 il Consiglio ha accertato che Madrid aveva rispettato le condizioni per ottenere un’ulteriore dilazione della scadenza, spostandola al 2016. Il percorso previsto per il deficit spagnolo era il seguente: 6,5% del PIL nel 2013, 5,8% nel 2014, 4,2% nel 2015 e 2,8% nel 2016.

A gennaio 2014 la Spagna è uscita dal programma di ricapitalizzaizone del suo sistema finanziario, a cui ha destinato quasi 38,9 miliardi di euro per le banche e circa 2,5 miliardi per l’industria di asset management.

Ma il deficit nel 2014 era ancora al 5,9% del PIL e nel 2015 si attestava al 5,1%, quindi oltre i target previsti. Secondo le stime primaverili della Commissione, il rapporto scenderà al 3,9% quest’anno e al 3,1% nel 2017. Anche in questo caso il Consiglio ha giudicato insufficienti gli sforzi del paese per correggere il proprio deficit.


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Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

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