Hai mai sentito parlare di “bond vigilantes”? No, non sono leggendarie figure “creepy” che infestano le notti di Halloween, ma, letteralmente, i vigilanti del mercato obbligazionario. Con il termine “bond vigilantes” si indicano infatti gli investitori in obbligazioni la cui compravendita riflette i giudizi sulle prospettive fiscali di un Paese.
Come sottolinea una recente newsletter di Axios redatta da Javier E. David e curata da Katie Lewis, questa figura è tornata di attualità nella fase che stiamo attraversando, caratterizzata da tassi di interesse elevati e volatili.
Bond vigilantes: cosa significa questo termine e come è nato?
Il termine “bond vigilantes” è stato coniato dall’analista Ed Yardeni nel 1983 per descrivere il ruolo degli investitori del debito che, più o meno indirettamente, impongono una certa disciplina ai governi vendendo le obbligazioni di quelli che sembrano più dissoluti o irresponsabili.
“Se le autorità fiscali e monetarie non regoleranno l’economia, lo faranno gli investitori obbligazionari”, scriveva allora Yardeni. “L’economia sarà gestita dai vigilanti dei mercati del credito”.
Il concetto è tornato in auge all’inizio degli anni 2010, quando molti commentatori sostenevano che gli Stati Uniti dovessero inasprire aggressivamente la politica fiscale per evitare di incorrere nell’ira dei “vigilantes”. L’economia allora stava ancora uscendo da una profonda recessione, l’inflazione era molto bassa e il tasso d’interesse obiettivo della Federal Reserve era bloccato vicino allo zero, con tanto di acquisti di obbligazioni in corso.
Le circostanze odierne appaiono assai diverse: inflazione elevata, forte crescita, la Fed che mantiene il suo tasso obiettivo al di sopra del 5% e che riduce progressivamente ma inesorabilmente il suo portafoglio di obbligazioni.
Inoltre, le prospettive fiscali per il prossimo decennio sono significativamente peggiori oggi rispetto ad allora.
- Nelle proiezioni dell’agosto 2011, il Congressional Budget Office prevedeva un deficit fiscale medio dell’1,8% dell’economia nel decennio successivo.
- Nelle proiezioni più recenti, risalenti allo scorso maggio, tale cifra era pari al 6,1%.
E allora ecco che ricompaiono i “bond vigilantes”: per dirci cosa?
Dopo l’attacco del 7 ottobre a Israele, i Treasury hanno registrato un iniziale rally, come spesso accade quando si profila una guerra. Ma la tendenza si è poi invertita, facendo salire i costi dei prestiti statunitensi a lungo termine.
Come mai? Uno dei motivi sembra essere il fatto che i “bond vigilantes” si aspettano ulteriori emissioni di debito per finanziare gli aiuti militari USA a Israele e all’Ucraina. Così si è espresso il segretario al Tesoro USA Janet Yellen.
L’America può certamente permettersi di stare dalla parte di Israele e di sostenere le esigenze militari di Israele e possiamo e dobbiamo anche sostenere l’Ucraina nella sua lotta contro la Russia.
Per dirla con le parole di Seema Shah, chief global strategist di Principal Asset Management.
I vigilantes delle obbligazioni hanno reagito alla narrativa “higher for longer” e alle preoccupazioni sul deficit fiscale, mentre i tagli all’offerta e le tensioni geopolitiche sul mercato del petrolio hanno esercitato una pressione al rialzo sui prezzi.
Ma c’è un vigilante che ha appena gettato la spugna
Uno di questi vigilanti obbligazionari, almeno fino a poco tempo fa, era Bill Ackman, il miliardario fondatore di Pershing Square Capital Management. Sul social network X (l’ex Twitter) Ackman ha dichiarato di aver chiuso la sua scommessa contro i Treasury.
“C’è troppo rischio nel mondo per rimanere short sui bond agli attuali tassi a lungo termine”, ha digitato, aggiungendo che “l’economia sta rallentando più velocemente di quanto i recenti dati suggeriscano”.
Per farla semplice: Ackman si aspetta che il calo dei prezzi delle obbligazioni sia prossimo alla fine e, secondo Axios, questo è un segnale: gli investitori stanno prestando più attenzione alle prospettive fiscali e al fatto che, fra non molto, potrebbero riflettersi sulle scelte di investimento. E, di conseguenza, sui rendimenti e sulle quotazioni, con una risalita di queste ultime. Come sempre ti diciamo: aspettiamo e stiamo a vedere.