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Ultimi dati FMI: crescita globale robusta? Un Sacro Graal

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Incertezza. Forze complesse che pesano sulla crescita economica globale. Crescita globale robusta e sincronizzata inafferrabile come il Sacro Graal. Parole che fanno un po’ rabbrividire, soprattutto se arrivano dal World Economic Outlook, rilasciato il 7 ottobre 2015 dal FMI.

Cosa dicono i numeri?

Il PIL reale a livello globale crescerà del 3,1% quest’anno e del 3,6% nel 2016, ovvero lo 0,2% in meno rispetto alle ultime proiezioni effettuate dal FMI a luglio.

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Le economie avanzate, emergenti e in via di sviluppo si trovano davanti diverse prospettive.

Nelle economie avanzate la crescita è prevista in moderata ripresa quest’anno: al 2% e, in accelerazione, al 2,2% nel 2016. In particolare, la proiezione riguarda gli USA e l’area euro. Tra le economie appartenenti all’Unione Monetaria Europea, l’Italia ed in particolare Irlanda e Spagna hanno mostrato una ripresa più forte di quanto il Fondo si aspettava, controbilanciata da una più debole crescita (rispetto alle attese) dell’economie tedesca. In particolare per l’economia italiana il FMI si attende una crescita del Pil reale quest’anno dello 0,8% e dell’1,6% nel 2016. Proiezioni di crescita che rimangono tuttavia inferiori a quelle delle principali economie dell’area dell’euro.

La crescita del Giappone sembra invece vacillare dopo un primo trimestre positivo. Canada, Australia e Norvegia, tra i maggiori produttori di materie prime, stanno vivendo rallentamenti della crescita soprattutto a causa dell’andamento negativo dei prezzi delle commodity.

La recente accelerazione di questo trend sta generando effetti negativi anche nelle economie emergenti e in via di sviluppo esportatrici di materie prime. Naturalmente ci sono altri fattori come instabilità politica, eccessivo indebitamento estero ed eccesso d’investimento che hanno iniziato a manifestarsi dall’inizio di questo decennio. Questo gruppo di Paesi contribuisce per oltre la metà al PIL mondiale e, secondo le proiezioni economiche del FMI, la crescita per il 2015 dovrebbe ridursi del 4% rispetto al 4,6% dello scorso anno.

Tuttavia il fondo si attende un rimbalzo per il prossimo anno al 4,5% dovuto a un graduale processo di normalizzazione di economie in recessione come il Brasile, la Russia o l’America Latina.

Quali sono le forze che pesano sulle previsioni del FMI?

L’intersezione di almeno tre forze caratterizzano lo stato dell’economia mondiale al momento. Analizziamole.

  1. Il processo di trasformazione economica in Cina – Nel gigante asiatico è in corso un processo di aggiustamento della crescita economica, trainata meno dall’esportazione e dagli investimenti e più focalizzata sui consumi e servizi. Tale processo, sebbene opportuno e salutare nel lungo periodo, nel breve periodo è causa di un sensibile rallentamento della crescita cinese e d’instabilità delle sue relazioni commerciali con l’estero.
  2. Il crollo dei prezzi delle materie prime – L’eccesso di offerta è causa del crollo dei prezzi delle commodities. In particolare ha contribuito a questo trend il rallentamento della crescita dell’economia cinese.
  3. Gli ostacoli alla normalizzazione della politica monetaria negli USA – In base alle ultime dichiarazioni rilasciate dal presidente del Fed, Janet Yellen, non è ancora possibile aumentare i tassi d’interesse a causa delle ripercussioni che un loro aumento avrebbe a livello globale, in particolare su economie emergenti e in via di sviluppo.

Di che cosa c’è bisogno secondo il FMI?

Di politiche economiche proattive. Sebbene non esista un insieme di ricette di politica economica che vadano bene per tutti i Paesi, alcuni principi generali possono essere applicati.

  • Mercati emergenti ed economie in via di sviluppo devono essere pronti ad una normalizzazione della politica monetaria USA (tradotto: un rialzo dei tassi). In che modo? Rendendo le loro economie finanziariamente meno vulnerabili, soprattutto dai capitali esteri. Inoltre è necessario un quadro fiscale più solido, attento a salvaguardare la crescita e le reti di sicurezza sociale.
  • Nelle economie avanzate che presentano output gap negativi, sono necessarie politiche monetarie accomodanti a politiche fiscali espansive.
  • Hanno grande importanza gli investimenti in infrastrutture, soprattutto per loro ruolo chiave nel garantire la crescita futura e la capacità di ripresa economica.
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