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HomeECONOMIA E MERCATIGRAFICO DELLA SETTIMANAGrafico della settimana: la crescita in Europa è solo un miraggio?

Grafico della settimana: la crescita in Europa è solo un miraggio?

Era il 1° gennaio 1999 quando fece il suo ingresso sui mercati finanziari il “signor Euro”. Da allora sono passati 13 anni (quasi 14 per i superstiziosi), e ci ritroviamo nel pieno di una crisi economica globale (almeno per quanto riguarda le economie sviluppate) che ha come epicentro proprio la zona euro. Nonostante gli anni, si continuano a fare bilanci e a misurare gli errori politici ed economici di questo progetto nato se non zoppo, claudicante.qual è il bilancio della moneta unica a 13 dal suo lancio?

Cosa manca? Cosa è mancato?

Un’unione monetaria non può stare in piedi senza un’unione politica e un’unione fiscale. Un’unica moneta, un’unica Banca Centrale sono difficilmente compatibili con tanti bilanci, tante economie, tante culture. Un unico conto in banca per tante famiglie, che quasi non si conoscono e che su questo conto effettuano versamenti e prelievi, non funziona. Anche se quel conto corrente è stato creato con la speranza di rendere le loro abitudini al consumo ed al risparmio omogenee.

Il limite della nostra moneta unica è stato quello di partire senza tener conto delle opportunità, della struttura economica sottostante e di evolvere senza cogliere l’occasione per riformare, innovare e rendere competitive e produttive le diverse economie. Fotografia triste di un progetto europeo grandioso, non ancora perduto, ma indubbiamente difettoso.

Ancora più triste se si guardano i numeri, soprattutto dell’Italia, che dimostrano che sui difetti di progettazione si è inserita la mancanza di azione (politica?). Si è persa l’occasione di cambiare, di trasformare l’economia sfruttando un contesto finanziario favorevole.

Clicca per ingrandire

come si è evoluta la crisi nei diversi paesi del mondo
Il grafico mostra la dinamica del PIL reale, per diverse economie (inclusi Stati uniti e Giappone), considerando 100 il valore di ogni singolo Paese al 31 dicembre 1998.

L’Italia è cresciuta poco, pochissimo. La cosa assai preoccupante è che stata superata di recente dal Giappone, Paese dove parlare di crescita è come parlare di inflazione: fenomeni che oramai hanno trovato collocazione tra le divinità del pantheon shintoista. Come se questa fotografia non bastasse, oggi ci troviamo in una situazione finanziaria molto meno favorevole dei lustri precedenti che ci costringe a politiche di austerità (assurde a mio parere) che stanno dando il colpo di grazia ai Paesi periferici.

Mi auguro che la politica, soprattutto in Italia, si occupi finalmente di politica economica e di sviluppo, e che la situazione della Francia e della Germania (con i dati macroeconomici di quest’ultima che stanno scricchiolando) obblighi i politici a livello europeo a ripensare il bilanciamento tra politiche di austerità e crescita.

Senza riguadagnare competitività, non effettuando riforme temo che la linea azzurra rimarrà piatta o inclinata negativamente a lungo. Inoltre se quella dell’austerità a tutti i costi continuerà ad essere la strada maestra, temo che verdremo una veloce convergenza anche della linea marrone (Francia) e soprattutto di quella viola (Germania).


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Ultimo commento
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    Temo che le politiche di austerità termineranno ben presto, causa elezioni e promesse varie.

    A mio modesto avviso, l’austerità è stata usata in maniera implacable nella convinzione di tagliare gli sprechi, ma ha solo esacerbato gli animi.

    L’unico sistema che funzioni, e’ quello di dotare il paese di una classe politica e dirigente AFFIDABILE, per cui se pago 10 in tasse, mi torna indietro 9 in servizi, non 1 come ora.

    Ma ognuno zappa il suo orticello, e se puo’ rubare 1 cm di terra lo fa. Figuriamoci 1 metro.

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