Un rapido sguardo alla crescita del reddito negli ultimi 30 anni: nel grafico che la descrive spunta una curiosa forma “ad elefante”. Chi sono i vincitori e i vinti di un’economia sempre più globalizzata?
L’evoluzione del reddito
L’ascesa sulla scena politica internazionale di partiti di stampo “populista” è indiscutibile: dall’esito della Brexit alle idee economiche di Donald Trump, l’imputato comune delle recenti sfide politiche sembra essere la globalizzazione, e tutto quello che essa comporta.
Infatti, nel corso degli ultimi 30 anni, i trattati sul libero commercio e le regolamentazioni internazionali hanno aperto la strada allo sviluppo di una nuova forma di economia globale: si produce dove la manodopera è meno cara, si vende a minor prezzo nei Paesi Sviluppati e (inevitabilmente) si crea afflusso di denaro verso le attuali economie emergenti, a discapito dei redditi e delle economie (paralizzate) degli altri Paesi.
Una dinamica i cui effetti sull’evoluzione del reddito mondiale sono ben rappresentati nel seguente grafico, presente in uno studio dell’economista Branko Milanovic, “Global Income Inequality by the Numbers: in History and Now”.
Questo è conosciuto come “il grafico ad elefante” e mette in relazione la distribuzione dei redditi reali, dal più povero al più ricco, (suddivisa in percentili[1], sull’asse delle X) con il rispettivo incremento registrato dal 1988 al 2008 (in percentuale, sull’asse delle Y).
Prima di leggere insieme il grafico, può essere utile riportare due dati[2]:
- ad oggi la soglia di povertà media si aggira intorno ai 1.000 dollari di reddito annuo, corrispondente a circa il 50esimo percentile sull’asse X;
- la soglia relativa ai “super ricchi” invece scatta con un reddito annuo pari a 300.000 dollari circa, e la ritroviamo in prossimità dell’ultimo percentile dell’asse X.
A chi giova la globalizzazione?
Con queste informazioni affrontiamo il grafico e analizziamolo insieme.
- Nel ventennio 1988-2008, la parte di distribuzione del reddito che ha registrato il maggiore incremento cade tra il 25esimo e il 50esimo percentile, proprio in corrispondenza di quella fascia di popolazione mondiale ai limiti della soglia di povertà. Come spiega Milanovic, l’incremento più significativo di reddito si registra quindi nella fascia media delle popolazioni dei Paesi Emergenti (Cina e India per lo più) che hanno maggiormente usufruito della “globalizzazione” precedentemente accennata.
- Un tasso di crescita del reddito degno di nota è anche quello dei “super ricchi”: l’ultimo percentile della distribuzione nel grafico, composto per la metà da cittadini americani, è cresciuto del 60%.
- A registrare una “frenata” nella crescita sono invece i redditi nella fascia medio-alta della distribuzione, tra il 75esimo e il 90esimo percentile: un livello di reddito che appartiene alla popolazione “media” dei Paesi OCSE, i Paesi Sviluppati, che hanno risentito di più delle recenti crisi, sia in termini finanziari (l’indebolimento del sistema bancario), sia in termini economici (crescita paralizzata).
Evitando speculazioni sulle possibili cause e i potenziali effetti di questa situazione, questa breve analisi evidenzia ancora una volta la necessità di ripensare alle basi che regolano l’economia moderna: da Wall Street a Main Street, integrando le politiche monetarie delle banche centrali attraverso un intelligente utilizzo delle leve fiscali da parte dei governi.
[1] Suddivisione in ordine non decrescente di un insieme di dati, dove ad ogni percentile corrisponde il valore massimo con il quali si verifica una percentuale dei dati osservati (ad esempio, il 90esimo percentile individua il valore della distribuzione entro cui troviamo il 90% delle osservazioni).
[2] Banca Mondiale.