L’inaspettato aumento dei rendimenti obbligazionari europei è stato accompagnato da un apprezzamento dell’euro che non si vedeva da molto tempo.
Come abbiamo avuto modo di spiegare presentando la nostra asset allocation mensile, per noi lo scenario di fondo non è cambiato: è troppo presto per parlare di ripresa della zona euro, la BCE ha appena iniziato il QE e il rapporto tra domanda/offerta di obbligazioni verosimilmente manterrà bassi i rendimenti ancora per un po’.
Per questo, ci sono almeno tre buone ragioni per credere che il dollaro possa apprezzarsi ancora rispetto all’euro, o comunque rimanere su questi livelli:
- politica monetaria USA meno accomodante – a prescindere dal momento esatto in cui avverrà, la Fed è destinata ad essere la prima grande banca centrale ad aumentare i tassi d’interesse;
- l’economia USA è più solida – per quanto la crescita del PIL sia stata inferiore a quella europea nel primo trimestre dell’anno, l’economia USA gode di migliore salute (e così le imprese);
- il mercato è ancora posizionato come se si aspettasse un ulteriore deprezzamento dell’euro – la differenza tra i contratti long e short sull’euro rimane negativa, il che significa che gli operatori stanno scommettendo sul deprezzamento dell’euro.
Fare previsioni sui tassi di cambio è molto difficile, non è il nostro mestiere e non ci proviamo neanche. Tuttavia, secondo noi sussistono ancora le condizioni per mantenere in portafoglio un’esposizione al dollaro USA.