Venerdì 8 Marzo è stata la giornata mondiale dedicata al gentil sesso, e per l’occasione Bloomberg ha richiamato l’attenzione su un dato piuttosto allarmante riguardante la parità di genere sul mondo del lavoro, ancora lontana dall’essere raggiunta, specialmente in Italia.
Il Belpaese è infatti ancora fanalino di coda in Europa in termini di occupazione femminile: una situazione che, al di là della questione morale, ha delle ripercussioni economiche significative – parliamo di miliardi di euro di PIL “mancato” ogni anno.
Veniamo ai numeri: il tasso di occupazione femminile in Italia è al di sotto del 60% (per l’esattezza al 52,5% nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni, secondo dati Eurostat del 20171): peggio di noi fanno solo Turchia (34,5%), Macedonia del Nord (43,7%), Grecia (48%) e Montenegro (51,4%), mentre la media dell’UE a 28 Paesi si attesta al 66,5% con picchi dell’84,5% in Islanda e di oltre il 75% in Svezia e Norvegia.
Anche in termini di “employment gap” l’Italia non se la cava benissimo: sempre Eurostat2 evidenzia che, nel Belpaese, le donne lavoratrici nel 2017 (in questo caso tra i 20 e i 64 anni) erano il 19,8% in meno dei coetanei maschi (qui peggio di noi fa solo Malta con il 24% circa). La media europea si attesta all’11,5% (nella fascia di età considerata lavora il 66,5% delle donne, contro il 78% degli uomini), mentre i Paesi più virtuosi sono Lituania (1%), Finlandia (3,5%) e Svezia (4%).
Le motivazioni dietro questa scarsa partecipazione sono molteplici, a partire – come segnala l’OCSE – dalla carenza di un sistema di assistenza all’infanzia capillare ed economicamente accessibile (basti pensare che in Italia solo un quarto dei bambini tra zero e due anni è inserito in un nido pubblico) e dall’effetto negativo che la maternità continua ad avere sulla carriera di una donna.
Ma l’Italia in questo non è un caso isolato: secondo quanto riferito dal direttore del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde, ancora oggi esistono impedimenti più o meno espliciti all’attività economica femminile nelle costituzioni o nei sistemi legali di ben l’80% dei Paesi membri.
Sta di fatto che la bassa occupazione femminile è a tutti gli effetti un’opportunità mancata: stando ai calcoli di Bloomberg (basati su dati Eurostat), se l’Italia raggiungesse almeno la media UE del 66,5% potrebbe veder lievitare il suo prodotto interno lordo di circa 88 miliardi di euro ogni anno.
1 – Employment rate by sex, female, fonte: Eurostat
2 – Gender employment gap in the EU, fonte: Eurostat