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HomeECONOMIA E MERCATIGRAFICO DELLA SETTIMANAIl PIL sale o scende? Ce lo dice Google Trends

Il PIL sale o scende? Ce lo dice Google Trends

Ma ve lo immaginate un indicatore ad alta frequenza dell’attività economica basato sul machine learning e sui trend di Google? Di recente abbiamo parlato di qualcosa di analogo, proposto da quattro autori di un paper della Banca d’Italia: in quel caso, forse lo ricorderete, il tema era utilizzare Twitter come termometro dell’inflazione1.

Qui l’idea è la stessa, solo con qualche differenza: l’indicatore si basa appunto sui dati di Google Trends, consente di avere ogni settimana una stima del tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo rispetto all’anno precedente ed è di fatto già utilizzato dall’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.

L’indicatore in questione si chiama OECD Weekly Tracker (OECD sta per Organization for Economic Co-operation and Development, che in inglese significa appunto Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Lo ha presentato in un paper pubblicato a dicembre l’economista Nicolas Woloszko2. Il suo paper si intitola non a caso “Tracking activity in real time with Google Trends”, ovvero “tracciare l’attività economica in tempo reale con i trend di Google”. Ok, ma come? E, soprattutto, perché?

 

Perché tracciare l’attività economica con Google Trends?

Woloszko, autore del paper, lo spiega con molta chiarezza. Prerequisito per una buona politica macroeconomica, scrive, è un’informazione tempestiva sullo stato dell’economia stessa, in particolare nei momenti in cui l’attività cambia rapidamente. Ma i dati sulle variazioni del PIL di solito sono disponibili solo su base trimestrale (o tutt’al più mensile, per Regno Unito, Canada e Svezia) ed escono uno o due mesi dopo che il trimestre in questione si è concluso.

Ecco perché, nel tempo, hanno assunto tanta importanza i PMI, gli indici dei direttori degli acquisti. I quali, però, funzionano bene come indicatori dell’attività economica soprattutto nelle fasi di serena navigazione. Quando invece il mare comincia ad agitarsi alzando onde via via più alte, arrabbiate e cattive, la mappa fornita dai PMI tende a perdere di efficacia.

È esattamente questo che ha spinto gli addetti ai lavori a cercare indicatori alternativi ad alta frequenza dell’attività economica: ad alta frequenza perché, appunto, consentono più frequenti aggiornamenti. Uno è il Weekly Tracker dell’OCSE, che fornisce stime della crescita del PIL in 46 Paesi G20, OCSE e partner a cadenza settimanale, con un ritardo di appena cinque giorni rispetto al periodo oggetto d’indagine.

 

 

Come funziona il Weekly Tracker dell’OCSE?

Senza addentrarci troppo nei dettagli (chi è interessato, può trovare tutto sul metodo di costruzione e calcolo del Weekly Tracker nel documento curato da Woloszko), diciamo che il tracciatore OCSE ad alta frequenza applica un algoritmo di machine learning a un panel di dati di Google Trends.

Quali dati? Quelli relativi alle ricerche sul consumo di beni (per esempio cibi e bevande, marche di veicoli, elettrodomestici, e via dicendo) e servizi (viaggi, sport, ristoranti, spettacolo, arte e intrattenimento e quant’altro), sul mercato del lavoro (sussidi di disoccupazione, posti disponibili, eccetera), sul comparto immobiliare residenziale (agenzie immobiliari, prestiti, mutui, eccetera) e sull’attività industriale, incluse le ricerche che possono fornire informazioni sul lato dell’offerta.

Insomma, tutti argomenti che rimandano a macrotemi strettamente legati al ciclo economico. Il perimetro – questo è interessante – comprende anche quelle ricerche che lasciano trasparire ansia economica e incertezza, al fine di catturare meglio l’impatto della crisi sulle condizioni di ogni persona. Condizioni che nel 2020, naturalmente, sono state modificate anche pesantemente dalla crisi Covid-19 e dalle relative restrizioni.

 

Alla fine, cos’ha di speciale il Weekly Tracker?

Estraendo informazioni dai trend di Google, consente di catturare ogni rapido mutamento della situazione economica di ogni Paese in esame. Cosa che in condizioni normali può anche apparire superflua, un “in più”, una fissa da fissati dell’algoritmo, ma che in realtà si sta dimostrando molto interessante e anche utile in questi oramai due anni di pandemia.

La crisi pandemica legata alla diffusione del SARS-CoV-2 ha reso indispensabile captare le ripercussioni ad ampio spettro sull’attività economica se non in tempo reale, quasi. Come spiega l’autore del paper, infatti, il Weekly Tracker dell’OCSE suggerisce che questa crisi “ha causato grandi fluttuazioni nell’attività economica che erano troppo brusche per essere catturate dagli indicatori mensili”.

E aggiunge che, se negli anni precedenti (2017-2019) una proxy ad alta frequenza della crescita del PIL non avrebbe aggiunto molto contenuto informativo utile, nel 2020 i mutamenti nell’attività economica sono stati più rapidi e pronunciati, evidenziando in modo chiaro il vantaggio di avere una proxy settimanale del Prodotto Interno Lordo.

 

Cosa ci dice, oggi, il Weekly Tracker?

Innanzitutto, che finora l’impatto sul PIL della pandemia globale è stato particolarmente eterogeneo nelle economie avanzate. Per esempio, dall’Interim Economic Outlook – la previsione che l’Ocse fa uscire ogni sei mesi e la cui ultima edizione è appena stata pubblicata3 – emerge che se in Paesi come l’Australia, gli Stati Uniti e il Giappone i numeri appaiono stabili o in miglioramento, lo stesso non si può dire dei segnali che giungono, per esempio, da Germania e Regno Unito, dove persistono severe misure di contenimento del contagio.

 

 

Cosa ci dice il Weekly Tracker sull’Italia?

Ci dice che tentenna anche la nostra Italia, che ha chiuso il 2020 con un calo del Prodotto Interno Lordo rispetto all’anno precedente pari al -8,9%: questo è quanto emerge dal tracciamento settimanale del nostro PIL. Come si vede, l’andamento del tracciatore settimanale OCSE si accorda con quello dei dati ufficiali sulla variazione del PIL.

 

 

Nel suo più recente Economic Outlook, l’Ocse vede l’Italia in crescita sia quest’anno sia il prossimo, ma con numeri che non sembrano consentire un recupero rispetto alla flessione registrata nel 2020: +4,1% nel 2021, +4% nel 2022. Potrebbe esser peggio, diceva Igor nel famoso film. Speriamo vivamente di no.

 



1. Inflazione and the social: Twitter è il nuovo termometro?
2. Tracking activity in real time with Google Trends
3. OECD Economic Outlook, Interim Report March 2021

 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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