Quali sono le malattie più pericolose (se contemporanee) e – ahimè – diffuse in molti paesi sviluppati in questo periodo? Bassa crescita e inflazione. Nel grafico che vi proponiamo abbiamo raccolto le previsioni per il 2013 del Fondo Monetario Internazionale: inflazione sull’asse orizzontale e crescita del PIL sull’asse verticale.
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Concentriamoci sull’andamento del PIL
Il FMI ha rivisto al ribasso le previsioni 2013 sia per le economie avanzate (1,5% dal 2%) che per i Paesi emergenti (5,6% dal 6%).
Per l’Area Euro non ci sono soprese positive all’orizzonte: -0,9%, mentre gli Stati Uniti “quasi sorridono” con un +2,2%. Le ragioni del calo della crescita nelle economie sviluppate sono note: il consolidamento fiscale, che pesa sulla domanda per consumi e la situazione di debolezza in cui versa il sistema finanziario, che si traduce nella necessità di migliorare i bilanci delle banche e ridurre i finanziamenti al sistema economico. Se da un lato è necessario correggere alcune derive negative del conti Pubblici, ribadiamo la nostra opinione: l’austerità fine a se stessa non rappresenta la via maestra per correggere i problemi di indebitamento de i paesi sviluppati.
La buona notizia è comunque che, sempre secondo il FMI, il peggio dovrebbe essere passato e che il punto di minimo per la crescita è alle spalle. La crescita a livello Globale è prevista essere pari al 3,6% per il 2013, (in aumento rispetto al 3,2% del 2012). Questo soprattutto grazie alle politiche monetarie espansive delle Banche Centrali (abbiamo parlato dell’OMT e dell’LTRO ad opera della BCE e dei Quantitative Easing ad opera della Fed) che stanno avvenendo in maniera sincronizzata nelle economie avanzate.
La situazione delle economie sviluppate si traduce anche in tassi di crescita più bassi per le economie emergenti.
Analizziamo la crescita dei prezzi al consumo
L’inflazione non è un problema nelle economie avanzate: per la maggior parte dei Paesi sviluppati, infatti, rimane al di sotto della soglia del 3%, con la componente “core” (paesi dell’Europa centrale) stabile in area 1%. Le economie emergenti presentano una crescita più elevata dei prezzi, ma questo non è preoccupante, almeno per la maggior parte di esse. In quest’area, infatti, il focus è stato preservare la crescita: in alcuni casi si è cercato di ammorbidire la politica monetaria piuttosto che scegliere azioni restrittive per reprimere gli aumenti dei prezzi. Le previsioni sono per un calo dei prezzi al consumo dell’1,75% in aggregato per le economie sviluppate rispetto al 2012 e di una stabilità per i paesi emergenti e in via di sviluppo.
Una parola a parte meritano i PIGS (la “I” in questo caso è l’Italia e non l’Irlanda). Italia, Spagna e Portogallo si trovano nel quadrante in basso a destra del grafico: crescita negativa e inflazione in linea con la media delle economie avanzate sono tratti comuni dei paesi costretti a politiche fiscali eccessivamente dure a causa della crisi della zona euro. Per la Grecia la situazione è – se possibile – ancora peggio, almeno per il PIL: -4%, a fronte di una dinamica di prezzi in calo (deflazione).
I rischi per questo scenario sono relativi a politiche fiscali troppo restrittive nella zona Euro, all’avvicinarsi del Fiscal Cliff per gli Stati Uniti e ai timori relativi al rallentamento della Cina.
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