Non c’è pace per il sistema bancario europeo, men che meno per la banche italiane.
Su Borsa Italiana, negli ultimi tre mesi il FtseMIB ha perso più del 3,6%, finendo tra i peggiori indici europei. L’indice azionario è stato penalizzato in gran parte dalla deludente performance del settore bancario, che ha una grossa influenza sull’indice nostrano.
Con la pubblicazione degli stress test di ottobre, la BCE ha quantificato il bisogno di capitale necessario per mettere in sicurezza il sistema finanziario europeo e l’Italia (con ben quattro banche su tredici a non aver passato i test) si è dimostrato il Paese più in difficoltà.
I titoli bancari (azioni e obbligazioni), ed in modo particolare quelli italiani, sono piuttosto popolari tra gli utenti di AdviseOnly e probabilmente tra i risparmiatori italiani.
Cosa fare se si hanno le banche in portafoglio? La parola d’ordine è: cautela. Prima di capire il perchè, facciamo il punto della situazione.
La situazione del settore bancario
L‘attuale valorizzazione media delle banche italiane sembra interessante e i target price fissati dagli analisti, che stimano una crescita media dei prezzi dell’ordine del 30% nei prossimi 12 mesi, potrebbero spingere qualche risparmiatore a investire in questo settore.
Nota: valorizzazione e redditività delle banche sono ponderate per la capitalizzazione di mercato delle stesse.
Dal mio punto di vista, tuttavia, ci sono quattro buone ragioni per rimanere cauti con le banche.
1. Il sistema italiano è uscito con le ossa semi rotte dagli stress test
Ad oggi rimangono due importanti istituti di credito (Carige e Monti dei Paschi di Siena) che stanno portando avanti un aumento di capitale complessivo da circa €3,2 miliardi, sul quale il mercato sembra nutrire delle riserve (sarà sufficiente?).
2. Nuovi coefficienti di patrimonializzazione
Dal 4 novembre 2014 la BCE è responsabile della supervisione degli istituti bancari dell’aerea euro e, tra le prime misure, pare sia in procinto di attribuire ad ogni singola banca un “personale” coefficiente patrimoniale, costringendo anche le banche considerate “sane” (ad esempio Banco Popolare o Banca Popolare di Milano) ad apportare nuovi misure correttive sui propri bilanci. Le indiscrezioni dicono che a Monte dei Paschi potrebbe essere richiesto un coefficiente del 14,3%, ben al di sopra del 12,8% attuale.
3. Un possibile nuovo piano di pulizia dei bilanci
Nonostante gli sforzi degli ultimi anni per ripulire i bilanci, il settore sembra essere lungi dal ripartire e i crediti in sofferenza non smettono di crescere. Secondo “Repubblica”, allo studio di Governo, BCE e Bankitalia ci sarebbe un piano di pulizia dei bilanci. Il piano prevede la creazione di pacchetti di titoli tossici (nella forma di ABS), con garanzia statale, successivamente venduti alla BCE. Se questo fosse vero, le banche sarebbero costrette a mettere a nudo altre perdite ed incorrere eventualmente in altri aumenti di capitale.
4. Bassa redditività delle banche
Le banche italiane (e non solo quelle italiane) non sembrano essere particolarmente redditizie e le difficili condizioni congiunturali difficilmente potranno migliorare questo trend nel breve periodo.
Fino a questo momento siamo stati piuttosto cauti sulle banche e sul settore finanziario europeo in generale – infatti nei nostri portafogli Express o Premium non abbiamo titoli legati a questo settore. E continuiamo ad essere cauti: la zona euro rimane un focolaio di rischio e non è il momento di aggiungere un asset rischioso nei propri portafogli.