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Investire con AdviseOnly: perché usiamo solo gli ETF?

come costruire un portafoglio in ETF

Avendo a disposizione l’intero universo degli strumenti finanziari, perché scegliamo di affidarci esclusivamente agli ETF? Quali sono i vantaggi che ne derivano?


Se avete dato un’occhiata ai nostri portafogli vi sarete sicuramente accorti che la stragrande maggioranza di essi è composta da ETF (Exchange Traded Funds). Che cosa siano gli ETF lo abbiamo già detto tante volte e abbiamo spiegato anche tutti i loro vantaggi.

Tuttavia, molti dei nostri clienti ancora ci chiedono: perché utilizzate così spesso gli ETF e non scegliete anche altri strumenti d’investimento?
Per comprendere appieno la nostra scelta bisogna partire da una premessa: a monte delle scelte d’investimento ci sono quattro regole di buonsenso che delineano il nostro perimetro:

  1. l’investimento deve offrire la massima liquidità possibile;
  2. i costi di commissione devono essere contenuti;
  3. i nostri clienti devono poter scegliere con chi eseguire fisicamente l’investimento;
  4. i nostri portafogli devono essere semplici, per dare a tutti la possibilità di investire.

Non vogliamo essere ripetitivi, ma dati alla mano gli ETF si sono dimostrati piuttosto efficienti, versatili, semplici da gestire e convenienti. Perciò, una volta fissati questi paletti la scelta è stata piuttosto scontata. I vantaggi del ricorrere agli ETF per costruire i nostri portafogli possono essere così riassunti:

  • In qualità di strumenti quotati, gli ETF offrono mediamente un elevato grado di liquidità.
  • In qualità di strumenti passivi i costi commissionali (TER) sono generalmente bassi. Spesso molto bassi. E, anche nel caso in cui una banca dovesse applicare dei costi di negoziazione relativamente alti, si può pensare di cambiare banca. Easy!
  • Le banche che permettono di acquistare gli strumenti quotati sono definite market maker e, per legge, sono obbligati a garantire la reperibilità di tutti questi strumenti. Tradotto: nessuna banca potrà mai rifiutarsi di vendervi un determinato ETF. Quindi chiunque ha accesso agli ETF.
  • Il funzionamento degli ETF è estremamente semplice se paragonato a strumenti più complessi come le polizze unit-linked, le obbligazioni subordinate e gli altri strumenti derivati (che paradossalmente sono molto più diffusi tra i risparmiatori italiani). Investendo in ETF si ha sempre ben chiaro dove e come sono allocati i nostri risparmi.
  • Gli ETF hanno generalmente modesti prezzi d’acquisto unitario, intesi proprio come lotto minimo di acquisto, perciò anche un portafoglio di piccole dimensioni non rischia di concentrare il proprio rischio su una sola classe d’attivo. Ad esempio, i nostri portafogli sono molto diversificati sia a livello di macro asset class, ma anche a livello di area geografica e settore. Se non utilizzassimo gli ETF sarebbe molto difficile riuscire ad ottenere lo stesso grado di diversificazione con un capitale iniziale contenuto.

asset class portafoglio in ETF

L’insieme di questi punti di forza ci permette di creare dei portafogli ben equilibrati in termini di rischio, dalla struttura comprensibile, con costi contenuti, che garantiscono la massima flessibilità operativa.


Come si acquistano i Portafogli AO?

I Portafogli AO possono essere acquistati in combinazione con due tipologie di servizio differenti:

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    Ultimi commenti
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      però sono fiscalmente inefficienti

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        Vero. Le polizze unit-linked sono molto più efficienti, fiscalmente. Peccato per oneri spesso nell’ordine del 3%-4% annuo (o più).

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      Concordo con Roberto. Mi trovo delle minus generate principalmente in un periodo di gain azionario (su cui pagavo tasse) e perdite da ETF (che non potevo scalare). Almeno per l’obbligazionario sarebbe bello proponeste anche titoli.
      Correggo, forse era il contrario… comunque il problema rimane.

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        Lo facevamo, in passato. Lotti minimi non sempre agevoli (basta pensare al mondo dei Corporate bond), che vincolano molto la costruzione di portafoglio, ci hanno indotto a passare interamente agli ETF. Inoltre, alcune banche non operavano su tutti i bond, ad esempio sovranazionali. Gli ETF sono, in definitiva, più pratici. Ma non è detto che in futuro non si torni (parzialmente) ai titoli.

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      Mi limito al confronto tra ETF e fondi comuni/Sicav.
      Da anni confronto le loro prestazioni in termini di rendimenti, Sharpe, deviazione standard, alfa e beta, entro la stessa categoria Morningstar (solo ETF della borsa di Milano), trascurando i costi, e ho trovato che molto raramente una valutazione che tenga conto in modo combinato di rendimento e rischio (mi scuso per la genericità dell’espressione, ma il metodo sarebbe lungo da descrivere qui) vede ETF nelle prime posizioni. Questo non deve meravigliare perchè se il confronto è fatto inserendo numerosi fondi insieme agli ETF, è molto probabile incontrare gestioni attive ed efficaci – o fortunate? – di fondi comuni (se ne è parlato in recente articolo).
      Allora viene ricordato che i costi – commissioni di ingresso/uscita e TER – sono più bassi negli ETF.
      Però le commissioni di ingresso/uscita dei fondi sono annullabili in alcuni casi di banche e collocatori online e il TER è già considerato nei rendimenti. Quindi, se il risparmiatore può accedere a offerte ampie di fondi comuni, il problema si riduce alla individuazione dei fondi dalle prestazioni migliori nella categoria prescelta. Non è un problema semplice da risolvere – occorre un metodo valido – ma è questo il motivo che di fatto orienta verso ETF piuttosto che verso fondi comuni, dato che la probabilità di sottoscrivere, più o meno a caso o su suggerimento dalla banca, un fondo che fa peggio di un ETF è davvero alta, come la dibattuta questione dell’alfa ricorda.
      Aggiungo che cambiare banca non è tanto easy, e che alcuni collocatori online non richiedono l’apertura di un conto, collegando il dossier fondi al conto in essere del risparmiatore, che quindi non deve cambiare banca.

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      potreste dare anche qualche indicazione sugli ETC con questi strumenti si possono recuperare le minus

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