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Legge di Stabilità 2015: cosa succede se Renzi ci mette in busta paga metà TFR?

“Un piano allo studio del Governo Renzi”.

Così è stata definita l’ipotesi di dare ai lavoratori il 50% del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) in busta paga nei prossimi tre anni.

Io, invece, la definirei un’idea (riassunta qui) sorprendentemente demenziale. È ora vi dirò il perché, in modo – ve l’assicuro – del tutto avulso dal mio orientamento politico.

renzi tfr in busta paga

L’ipotesi di lavoro

I lavoratori dipendenti delle imprese private (ndr: non quelle statali, a quanto sembra), anziché aspettare il termine del rapporto di lavoro, per i prossimi 1-3 anni potrebbero richiedere l’accreditamento del 50% del TFR insieme allo stipendio.

L’impatto della manovra

Consumi

L’idea alla base è lodevole: rilanciare i consumi, aumentando il reddito disponibile attuale, con probabile innesco del ciclo virtuoso sulle imprese, le quali aumenterebbero la produzione e l’occupazione, nonché sullo Stato, che aumenterebbe il gettito IVA e via discorrendo. Considerando tutti i lavoratori dipendenti, il TFR vale ogni anno 25-26 miliardi di euro. Fin qui, la teoria.

In pratica, in molte grandi aziende il lavoratore dipendente sceglie se versare il TFR in forme di previdenza integrativa, come i fondi pensione, oppure all’INPS (se l’azienda ha più di 50 dipendenti): quei soldi non sarebbero verosimilmente toccati dall’ipotetico piano del Governo. A meno di non generare enormi problemi di cassa alle istituzioni interessate (anche se non c’è limite all’essere sciroccati).

Poi ci sono gli aspetti fiscali: come sarebbe tassato questo anticipo del TFR? Con l’aliquota marginale, magari al 41-43%? Quanti allargherebbero gioiosamente le braccia all’erario, accettando la mannaia sull’anticipo del TFR ?

Quindi si tratta verosimilmente di un ammontare ben inferiore ai 25-26 miliardi di euro di cui si è parlato.

Previdenza

Le preoccupanti dinamiche demografiche italiane (e di larga parte dei cosiddetti “Paesi Sviluppati”) mettono a rischio il tenore di vita futuro di molti cittadini, quando saranno in pensione. Secondo l’Istat, nel 2055, il rapporto tra la popolazione italiana in età da pensione e quella che lavora sarà pari al 60% (tenete presente che la demografia, a differenza dell’economia, consente di effettuare previsioni abbastanza decenti): e allora come faranno quei pochi lavoratori a guadagnare abbastanza per pagare tutte quelle pensioni con un sistema a ripartizione come quello dell’INPS (un gigantesco schema di Ponzi)?

L’unica soluzione possibile consiste nel giocare d’anticipo, risparmiando ora per il futuro, evitando così possibili drammi durante l’età della pensione.

E invece che idee girano all’interno del visionario Governo?

Di rilanciare i consumi dando il TFR in busta paga. Wow! Evvai! Così magari ci si compra l’iPhone 6 oggi! E pazienza se da vecchi si sarà poveri, bisognosi di cure mediche e magari l’INPS avrà anche fatto default. Ci penseremo poi.

Imprese private

Se quelle sotto i 50 dipendenti (che gestiscono direttamente il TFR, una voce del passivo aziendale e quindi una forma di finanziamento) fossero costrette a pagare, beh, per molte di esse potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso e le costringe a chiudere. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi  ha dichiarato diplomaticamente – forse troppo: “Bisogna vedere quale drenaggio in termini di liquidità verrà fuori sulle imprese”.

Molte aziende hanno oggi difficoltà a finanziarsi e con fatturati aleatori riescono a sopravvivere per miracolo: questo ipotetico provvedimento del TFR, nell’immediato, significherebbe solo un aggravio per le imprese colpite, alle quali verrebbe a mancare una vitale fonte di finanziamento.

Pensiamo che questa sia la ricetta per la ripresa dell’economia italiana? È questa la politica industriale del Governo Renzi?

La dico tutta?

Gran parte dei problemi dell’Italia nasce dal fatto che dagli anni ’70 in avanti il debito pubblico si è gonfiato, attuando nei fatti un vasto trasferimento di reddito dalle generazioni future di allora (cioè noi e i nostri discendenti) ai nostri nonni e genitori, favorendo i loro consumi e investimenti. Maggiori risorse allora equivalgono però a minore risorse oggi. E così, adesso, nel terzo millennio, ci tocca tirare la cinghia con l’austerity.

Questo principio del trasferimento di risorse rischia di ripetersi. Perché ora, con questo provvedimento lisergico del TFR, che cosa vuole fare il Governo? Di nuovo, vuole trasferire reddito dal futuro a oggi: aumentare un po’ i consumi attuali, a detrimento delle risorse disponibili quando saremo vecchi e probabilmente ne avremo bisogno. Quando si sa che la situazione si farà demograficamente, socialmente ed economicamente problematica. La previdenza complementare va stimolata, non affossata. La mancanza di crescita economica oggi è un serio problema contingente. Ma la sostenibilità dei sistemi pensionistici è un grave problema globale.

Giova rammentare che il TFR già ora può essere anticipato al lavoratore per l’acquisto della prima casa o per sostenere spese mediche. Insomma, viene liquidato in anticipo solo per cose importanti. Negli altri casi è fieno che va lasciato in cascina, per i tempi duri dell’inverno della vita. E così deve essere: mica si fa ripartire l’economia ipotecando il futuro in cambio di una borsetta nuova o di un tablet…

È ovvio che a un politico (qualunque politico) non importa molto di ciò che succederà nel 2040 o nel 2050: se sarà vivo, si godrà una ricca pensione. Siamo di fronte a un disallineamento d’interessi, il classico problema “agente-principale”: il  principale è l’interesse di lungo termine della collettività (e che la previdenza sociale sia in buono stato), mentre l’agente delegato dal principale è l’interesse del politico ovvero ottenere risultati di breve termine per sé. Risultati che sostengano la sua traiettoria politica nell’immediato. E del futuro – bella rogna – se ne occuperà qualcun altro! E basta con questi avidi pensionati del futuro!

È una vita che la politica italiana offre esempi di problemi agente-principale di questo genere. Non se ne può più.

Presto sapremo come andrà a finire questa vicenda: la Legge di Stabilità 2015 dovrebbe essere varata entro il prossimo 10 ottobre.

Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

Ultimi commenti
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    L’implosione dell’INPS è pressochè inevitabile: le pensioni che stanno pagando adesso sono state calcolate con il sistema retributivo, e spesso sono gonfiate ad arte.

    Il sistema contributivo è solo una pezza che è stata messa qualche anno fa, ma da sola non ce la potrà fare.

    Io proporrei un tetto massimo alle pensioni (e indennità) erogate da organismi dello stato, direi a 3000 euro. Risparmieremmo un bel pò di soldi, accumulandoli per l’inverno, come le formichine.

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      Esatto, prova a dirlo a Bonanni della CISL con i suoi 4500 euro di pensione al mese, o ad Amato con i suoi 30000 euro al mese (non c’è uno zero in più per sbaglio).

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    Ma anni fa non si era fatto tutto un discorso sull’investire il TFR in una pensione integrativa? Che fine faranno quelle?

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    Io invece proporrei di dare a tutti i lavoratori dipendenti il 100% del tfr in busta paga e in più il 100% della contribuzione obbligatoria che attualmente fa il datore di lavoro; ciascuno poi sarebbe libero di destinare la liquidità che ritiene al fondo pensione (di categoria, collettivo, individuale) e costruirsi un fondo per la propria vecchiaia, con gli strumenti che ritiene più idonei.

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      Ottima idea, così possono spendere tutto in scemenze, poi restare poveri da vecchi, cercare aiuto dallo Stato, che non avrà soldi, e morire di polmonite sotto i ponti d’inverno: risolto il problema demografico alla vecchia maniera.

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        Almeno avranno avuto la possibilità di scegliere: chi vorrà potrà accantonare per la pensione investendo in strumenti finanziari o acquistando un immobile, in modo da non morire sotto i ponti ma nel proprio letto. Chi avrà speso tutto in scemenze non potrà prendersela con lo Stato (o con i politici), al quale non avrà dato niente e dal quale non potrà pretendere assegni pensionistici fuori da equilibri contabili dare/avere, come invece accade oggi. Unicuique suum tribuere. (Fatto salvo il diritto alle cure mediche, ma io parlavo di previdenza, non di assistenza sanitaria, che riguarda indistintamente lavoratori, pensionati, bambini).

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          E saremo poi sicuri di morire in pace nel nostro letto? Oppure dovremo pure proteggerci da orde di disperati che, avendo come sola alternativa la morte sotto un ponte, attenterebbero alla sicurezza nostra e a quella dei nostri cari?
          Certe situazioni preferirei rimanessero confinate nei sobborghi delle città USA.
          Là ho visto anziani fare a botte per riscuotere i 5cent di cauzione di una bottiglietta di plastica buttata nella spazzatura.

          Non penso che una società possa governarsi come si fa con una azienda: penso piuttosto si debbano in qualche caso accettare “investimenti” in ragionevole perdita per garantire un minimo livello di pace sociale.
          Pochi italiani penserebbero al futuro: meglio non abbiano fra le mani il TFR. E, anche se a me la cosa farebbe comodo, pazienza!

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            E conta che in USA gli spazi sono immensi, quindi se lo si vuole si riesce a starsene ben lontani dai sobborghi inquietanti, mentre in Italia dove tutto è piccolo e ravvicinato sarebbe più dura senza alzare le mura come nel medioevo.

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            Le disuguaglianze sociali ci sono sempre state, non credo aumenterebbero concedendo maggiore liquidità alla classe media. Inoltre perché si deve sempre pensare agli italiani come a un branco di bambinoni immaturi incapaci di pensare al proprio futuro: siamo famosi per essere delle “formiche”, se poi ci sono anche delle “cicale” queste nn dovrebbero condizionare scelte poliche. Il punto è avere la libertà di scegliere e non essere obbligati ad un sistema ormai obsoleto che continua a elargire pensioni a chi nn ha versato contributi sufficenti. Un investimento in ragionevole perdita è l’assegno sociale, già previsto e che rimarrebbe tale, ma nn pensioni calcolate col sistema retributivo o baby pensionati che ancora affollano la nostra società.

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              Io purtroppo non riesco ad avere una opinione così alta degli Italiani. Secondo me in Europa siamo famosi per l’evasione fiscale e la tendenza a vivere al di sopra delle nostre possibilità.
              E ritengo che la attuale situazione dei conti pubblici ne sia la prova.
              Io temo che, perso il TFR, molte piccole aziende finiranno per indebitarsi ulteriormente. Già me la immagino, la patriottica cordata di istituti privati che si farà avanti. Anche se poi, ovviamente, i debiti saranno garantiti da qualche cassa pubblica, in perfetto Italian Style.
              E intanto, fra qualche decennio, un bel po’di Italiani (sempre che nel frattempo un lavoro e uno stipendio decente l’abbiano avuto) avrà speso il TFR per aumentare dello “zero-virgola” i consumi e, arrivato ad una pensione da fame, batterà cassa.
              Staremo a vedere.
              Bisognerebbe avere il coraggio di riformare il sistema previdenziale andando ad interessare anche i diritti/privilegi acquisiti, ma, in un Paese che sta invecchiando, per un politico significherebbe rinunciare a voti troppo importanti e a soldi propri.

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              Come risparmiatori, gli italiani non sono bambinoni. Sono minus habens. Altrimenti i fondi a cedola e altri bidoni del genere non sarebbero in testa alla raccolta. In qualità di minus habens, gli italiani vanno indirizzati verso il risparmio forzoso per la pensione. Se gli lasciate spendere i soldi del TFR gli italiani più giovani avranno un’orda di vecchi bavosi senza tetto da mantenere.

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    Per certo i nostri politici ancora una volta raggirano gli ostacoli.
    Pensare che il tfr dato subito agli Italiani sia un mezzo per rilanciare l’economia e’ un’utopia. Questo sistema farebbe tentennare ulteriori aziende gia’ predisposte alla chiusura ed i soldi incassati dagli italiani, servirebbero per pagare ulteriori tasse.
    Perche’ ad oggi si dice sempre “basta tasse, in Italia siamo troppo tassati”, ma
    imu, tasi, aumenti di trattenute sui dividendi, bolli, …e rincari di ogni genere elegantemente i nostri politici con il sorriso sulle labbra dicono che non ci saranno ulteriori aumenti di tasse,ma I rincari da tutti i settori si perpetuano o perche’ dobbiamo sistemare i nostri debiti (che continuano ad aumentare) o perche’ dobbiamo allinearci all’Europa. Bene allineiamoci pero’ per tutto non solo per le tasse, allineiamoci anche per gli stipendi, e pensioni.
    Perche’ la prima vera perdita di competitivita’ e’ stata entrando in Europa con il cambio di 1927 lire per 1 Euro e da li’ senza avere avuto alcun controllo, si e’ automaticamente dimezzato il valore dei nostri soldi, il potere d’acquisto, Cerchiamo di adeguare stipendi e pensioni ed allora l’Italia potra’ ripendere ad essere competitiva.
    Certo occorre adeguare non solo gli stipendi o le pensoni superminime, occorre con la massima coscienza adeguare anche quegli stipendi o pensioni che per le difficolta’ dell’Italia sono state molto penalizzate.(non di certo le pensioni d’oro dai
    10000 euro al mese in su percepite non…. onestamente)
    Occorre fare leggi senza eccezioni, non come e’ abituato a fare lo Stato Italiano, ma poche, pecise e uguali in tutta l’italia, perche’ ci sono trattamenti diversi a seconda della regione in cui si vive o di agevolazioni speciali concesse (che non ci devono piu’ essere)
    I soldi si trovano sicuramente in tutti quelli sprechi che vengono fatti nell’amministrazione dello stato.
    Io penso che se, i nostri politici si mettessero veramente di impegno senza guardare la sinistra o la destra e senza alcun loro profitto ma, per una volta per il bene della nostra Italia, si potrebbero avere dei risultati brillanti.
    Non vi siete chiesti come mai la sanita’ va male, gli asili e le scuole, e
    I comuni vanno male?
    Un po’ di riflessione potrebbe farvi aprire meglio gli occhi.

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      Roberta, temo che ci troviamo in un Comma 22: dovrebbero essere i politici gli esecutori materiali del cambiamento (le decisioni strategiche di un Paese, quelle alla base della politica economica di lungo termine, quella che fa la differenza tra crescere o non crescere, dovrebbero essere prese in Parlamento, se per ora si escludono le rivoluzioni), ma sono proprio loro, i politici, e la loro rete di clienti, a perderci di più. Ed eccoci così bloccati…

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    Cara redazione, sono piuttosto sorpreso dalla sintesi lacunosa che avete compiuto sul Def e dalla vostra analisi, che mi sembra piuttosto leggera per un sito che vorrebbe consigliarci su come investire. Vi ricordo che le clausole di salvaguardia sono state poste dai governi precedenti, sono legge, e mi pare piuttosto chiaro che Renzi non vorrà farla scattare. Ma il Def contiene anche altro: la conferma dei famosi 80 euro, che sono un taglio del cuneo fiscale per 10 miliardi, che diventano permanenti; la riduzione dell’Irap, i soldi per la scuola, etc. Inoltre, i risparmi sulla spesa pubblica sono previsti: 4,7 miliardi quest’anno e 17 per il prossimo e via comprimendo. Se volete criticare il Def, fatelo pure. Ma fatelo sui dati veri, non sulle vostre tendenze. Anche sul Tfr, per esempio, mi chiedo perché ignoriate le ripetute dichiarazioni del governo che hanno chiarito che la tassazione sarebbe uguale a quella attuale, che la scelta sarebbe volontaria per i lavoratori, e che stanno cercando una via per non penalizzare le piccole imprese. Personalmente, non sarei così contrario a una gestione diretta del Tfr da parte del lavoratore. Ognuno ha diritto alle sue libere opinioni, ma i dati – almeno quelli – rispettiamoli.

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      Francamente, questo non è un post sul DEF in generale, bensì sul TFR in busta paga. Non c’è alcuna sintesi sul DEF. Si discute solo di un singolo provvedimento.
      E il mio punto centrale è: barattare risparmio previdenziale (di qualunque genere) con consumi, mi pare scelta assi poco saggia anche se fatta nel nome del libero arbitrio.
      Ci sono infatti casi in cui il libero arbitrio delle persone va contenuto.
      Qualche volta lo Stato DEVE essere paternalistico: accade quando il libero arbitrio dell’individuo impatta sulla società e può far danni alla collettività.
      E’ il caso, ad esempio, delle polizze RCA: se lasciati a se stessi, molti cittadini preferirebbero rischiare auto e vite, pur di risparmiare i soldi del premio – e ci troveremmo una marea di cause civili irrisolte.
      Ed è anche il caso, secondo me, delle pensioni: molti preferirebbero spendere i soldi in un bell’iPhone 6, invece di accantonarli per la pensione. Solo per trovarsi a carico dello Stato una volta vecchi. E così, chi invece ha accantonato risparmi per tutta la vita sarebbe “cornuto e mazziato”, perché dovrebbe pagare anche per le cicale che si sono comprate l’iPhone…
      Resto convinto che trasferire grasse porzioni di consumi dalla vecchia ad oggi sia, da molte angolazioni, un’enorme sciocchezza.

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