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AO Tutor Focus | Francia al voto: quale effetto sui nostri portafogli?

Le elezioni Presidenziali si avvicinano e i mercati finanziari non sembrano particolarmente preoccupati. Si comincia questo weekend con il primo turno, al quale poi seguirà il ballottaggio finale in perfetto stile transalpino.


A mente fredda, l’ipotesi Frexit (cioè che a vincere sia Marine Le Pen, sostenitrice dell’uscita dall’Euro) è davvero esigua e lo scenario delineato dai sondaggi sembra anticipare un governo di centro. In ogni caso, chiunque si troverà alla guida del Paese avrà molto lavoro da fare.

Il sistema costituzionale francese è un ibrido tra un sistema parlamentare ed uno presidenziale: il Presidente, eletto dal popolo, nomina il capo di Governo che, a sua volta, deve essere sostenuto dal Parlamento (Assemblea Nazionale e Senato). Perciò un Presidente senza maggioranza in Parlamento è un Presidente con le mani legate.

Il centrista Macron in testa

Domenica 23 aprile la Francia va alle urne per il primo turno delle Presidenziali e due settimane dopo si vota per il secondo turno (domenica 7 maggio). Secondo la maggior parte dei sondaggi, al primo turno dovrebbero passare il partito euroscettico di Marine LePen e l’indipendente Emmanuel Macron del movimento En Marche!, che al secondo turno dovrebbe raccogliere i voti degli altri candidati e diventare Presidente.

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I sondaggi non sono certo una scienza esatta e lo sappiamo. Ad esempio, appena prima che Trump vincesse le elezioni, i sondaggi quantificavano il distacco tra i due concorrenti alla Casa Bianca con circa 20 punti percentuali di differenza, la stessa differenza attualmente esistente tra Macron e Marine Le Pen. Tuttavia, quello che cambia è il sistema elettorale ed il momentum. Hillary Clinton perdeva voti, mentre Macron è in crescita. Inoltre, per come funziona il sistema statunitense, è bastato un 2% di voti in meno in favore della Clinton a cambiare le sorti dell’elezioni. In Francia, dove invece vince chi prende più voti, è molto improbabile che la Le Pen riesca a guadagnare i voti degli altri candidati come Fracoise Fillon e Jean Luc Mélanchon.

E se invece…?

In caso di un improbabile vittoria della Le Pen o di Mélanchon (ovvero i due partiti più anti-sistema e anti-euro), dovranno comunque fare i conti con il Parlamento. Attualmente il Front National (FN) ha due seggi all’Assemblea Nazionale, su cinquecento settantasette disponibili (2/577). A giugno si vota per le legislative e, anche se il FN incrementasse in modo considerevole i propri seggi, è altamente improbabile che conquisti una maggioranza solida. Al Senato, invece, ha zero seggi. Nel caso in cui FN vincesse tutti i seggi disponibili, nelle prossime elezioni (si rinnovano 1/3 dei seggi ogni tre anni) riuscirebbe ad ottenere la maggioranza solo nel 2020.

I conti sui seggi sono rilevanti perché chiunque voglia indire un referendum per uscire dalla zona euro ha bisogno dei voti del Parlamento. Oltre naturalmente a dover fare i conti con un’opinione pubblica che continua ad avere fiducia nella moneta unica (almeno così dichiarano gli intervistati).

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Tutto sommato, da qualsiasi parte lo si guardi, il rischio Frexit ci sembra al momento davvero troppo modesto per correre al riparo comprando titoli difensivi come yen o l’oro (per ora migliore asset class 2017). In caso di vittoria di un candidato “fuori dal coro” (come la Le Pen e Mélanchon) le Borse potrebbero soffrire nel breve termine, ma tenere nel medio periodo. Di conseguenza i nostri portafogli restano come erano, senza modifiche di asset allocation volte a ridurre il rischio di mercato.

Come ci arriva la Francia a queste elezioni?

La Francia arriva a queste elezioni senza aver risolto gran parte dei suoi problemi strutturali.

Stando alle previsioni, nel prossimo biennio (2017-2018) l’economia dovrebbe crescere in linea con la zona euro, ma ben al di sotto del suo potenziale. E senza il cuscinetto fiscale del quale ha beneficiato durante gli anni di Hollande.

Indicatori principali 2015 2016 Stime 2017 Stime 2018
Variazione % PIL Reale 1,3% 1,2% 1,4% 1,7%
Disoccupazione 10,4% 10% 9,9% 9,6%
Inflazione 0,1% 0,3% 1,5% 1,3%
Deficit (% PIL) -3,5% -3,3 -2,9% -3,1%
Debito/PIL % 96,2% 96,4% 97,7% 97,0%
Saldo di conto corrente (% sul PIL) -2,0% -2,3% -2,6% -2,7%

Fonte: Commissione Europea

Per tenere i conti in ordine, il prossimo Governo è obbligato a riguadagnare competitività senza però mancare i target di deficit, in un momento in cui tutto il mondo cerca di tagliare le tasse (la Francia è tra i Paesi con la tassazione più alta al mondo) e la BCE è meno accomodante sia sul fronte del costo del denaro che sul valore dell’euro.

Per il secondo Paese più importante della zona euro in termini di PIL sembra dunque profilarsi un Governo di centro o comunque meno di rottura rispetto a quello che si poteva immaginare qualche tempo fa. Sarebbe una bella boccata d’ossigeno per la zona euro, che deve comunque dimostrare di stare in piedi anche senza il sostegno della Banca Centrale Europea. E potrebbe fare un gran bene alle Borse europee (e allo spread BTP-Bund).


Come sta andando il tuo portafoglio?

Scritto da

Segue tematiche economiche e finanziarie per il team financial strategies group di Advise Only. Dopo aver conseguito una doppia laurea in Management all’Università di Torino e all’ESCP Europe, ha deciso di proseguire i suoi studi con un master in Economia Internazionale a Paris Dauphine. Dopo 4 anni di vita parigina ed esperienze lavorative come economista e strategist, sbarca in Advise Only con l’obiettivo di sviluppare la parte di analisi economica e congiunturale.

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