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Come comparare l’investimento azionario e quello obbligazionario?

Per valutare correttamente il mercato azionario, può essere interessante mettere a confronto la redditività delle azioni con quella di altre forme di investimento, tipicamente le obbligazioni. Per comparare i rendimenti di questi due diversi strumenti bisogna servirsi di indicatori di rendimento del mercato azionario e costruire numeri più o meno confrontabili. Come?

 

Indicatore #1: conoscere l’earning yield ratio

Uno degli indicatori di sintesi più utilizzati a tal proposito è il cosiddetto earning yield ratio”, che rappresenta il rapporto tra il rendimento dei titoli obbligazionari a tasso fisso e il cosiddetto “earning yield”, il quale a sua volta è il rapporto tra l’utile della singola azione o dell’indice azionario e il prezzo della singola azione o dell’indice azionario.

 

Indicatore #2: conoscere il dividend yield ratio

Un altro indicatore di sintesi abbastanza utilizzato nel confronto della redditività relativa tra le azioni e le obbligazioni è il cosiddetto dividend yield ratio”, che rappresenta il rapporto tra il rendimento dei titoli obbligazionari a tasso fisso e il dividend yield, vale a dire il rapporto tra il dividendo della singola azione o dell’indice azionario e il prezzo dell’azione o dell’indice azionario.

 

Azioni più costose se questi indicatori salgono

È abbastanza semplice capire a livello intuitivo come questi rappresentino indicatori della redditività dell’azione. Secondo l’interpretazione più diffusa, le azioni diventano costose e il mercato azionario meritevole di un grado di attenzione in più quando questi indicatori raggiungono livelli elevati.

 

 

Ma non è tutto buon senso quello che sembra

Purtroppo, nonostante la ragionevolezza delle premesse, l’utilizzo di questi due indicatori non sempre conduce a conclusioni sensate circa la valutazione delle performance delle azioni rispetto alle obbligazioni. Come mai? Le motivazioni sono connesse alla correlazione tra il prezzo dell’azione e l’utile.

Il rapporto prezzo/utile – il cosiddetto P/E, dall’inglese “price earning”, ossia rapporto tra prezzo di mercato di un’azione e utile per azione – è l’indicatore più usato nella valutazione dei titoli azionari (o degli indici di mercato azionario). Si tratta dell’inverso dell’earning yield e lo possiamo definire come il prezzo, per unità di utile, di un titolo azionario (o di un indice azionario).

 

Rapporto prezzo/utile: a cosa serve?

Dire, per esempio, che il rapporto prezzo/utile di un titolo azionario è pari a 15 equivale a dire che il mercato è disposto a pagare 15 volte un’unità di utile prodotto da quella società. A livello intuitivo, se assumiamo utili costanti nel tempo, il rapporto prezzo/utile rappresenta il numero di anni necessari per recuperare il costo iniziale dell’investimento.

Sebbene il calcolo del rapporto prezzo/utile sia relativamente semplice, la corretta interpretazione di tale parametro e del suo andamento nelle varie fasi di mercato è piuttosto complessa. Tale complessità nasce, fondamentalmente, da due circostanze:

  • il rapporto prezzo/utile non è costante nel tempo (gli investitori sono disposti a pagare prezzi diversi per unità di utile a seconda delle diverse fasi di mercato);
  • non è affatto scontato che un titolo (o un indice) con un rapporto prezzo/utile basso sia per questo meno costoso e, quindi, destinato a performance migliori;
  • viceversa, non è detto che un titolo (o un indice) con un rapporto prezzo/utile alto sia per questo più costoso e, quindi, destinato a performance peggiori.

 


 

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