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Attenzione alle criptovalute: sono molto rischiose e senza regole

Risparmiatori, attenti alle criptovalute: voi sperate di diventare ricchi in poco tempo e senza sforzi, ma rischiate in realtà di perdere tutto prima ancora di rendervene conto.

 

L’allarme di Consob e Bankitalia

Suona più o meno così il monito che Consob e Banca d’Italia hanno lanciato alla collettività e, in particolare, agli investitori retail.
I rischi connessi all’operatività in crypto asset, come per esempio i Bitcoin, “possono comportare la perdita integrale delle somme di denaro utilizzate”, si legge nella nota congiunta.
Il richiamo diffuso nei giorni scorsi, sottolineano le due authority, si è reso necessario per tamponare la situazione in attesa che venga definito e approvato un quadro regolamentare unitario a livello europeo. E fa seguito a una comunicazione simile di Eba, Esma ed Eiopa, che hanno evidenziato “la natura altamente rischiosa e speculativa delle cripto-attività, avvertendo i consumatori di prestare attenzione agli elevati rischi connessi con l’acquisto e/o la detenzione degli stessi”.

 

I rischi dei crypto-asset

Del resto, un intervento si era reso opportuno visto che le criprtovalute – specialmente i Bitcoin, ma non solo – sono diventati molto di moda, grazie alla vertiginosa salita dell’ultimo anno (parliamo di un rialzo oltre il +500% in 12 mesi per Bitcoin). Una corsa che ha creato la pericolosa illusione di potersi arricchire velocemente e senza alcuno sforzo.
Insomma, la febbre da Bitcoin sembra molto più forte di quella che prese il mondo degli investitori nel 2017, quando pure la criptovaluta iniziò a correre, in quel caso fino a 20.000 dollari sul finire dell’anno, per poi registrare numerosi crolli che la portarono per mesi a poco più di 3.000 dollari (per dire, oggi ne vale poco meno di 50.000). Attualmente la moneta digitale creata dal misterioso Satoshi Nakamoto (forse solo uno pseudonimo) e lanciata nel gennaio 2009 sembra riuscire a fare molti più proseliti rispetto a quattro anni fa e convince grosse istituzioni finanziarie e grandi aziende.
Però noi ve lo ricordiamo: in finanza non esistono pasti gratis. Nel caso specifico, come ribadiscono Consob e Bankitalia, abbiamo a che fare con asset rischiosi e non adatti a un investitore inesperto. Soprattutto perché in questo momento sfuggono alle maglie della normativa. Il consiglio, dunque, è quello di maneggiarli con estrema cura, possibilmente evitando il fai da te.
Ma quali sono in concreto questi rischi elevati? Le due authority ne citano alcuni: la scarsa disponibilità di informazioni su come si determinano i prezzi; la volatilità delle quotazioni; la complessità delle tecnologie sottostanti; l’assenza di tutele legali e contrattuali, di obblighi informativi da parte degli operatori e di specifiche forme di supervisione su tali operatori e, ultimo ma non certo per importanza, l’assenza di regole a salvaguardia delle somme impiegate.
A complicare la situazione ci si mette poi la recente proliferazione di piattaforme digitali che facilitano enormemente l’acquisto di cripto-attività online, rendendole accessibili come non lo erano mai state prima a una platea molto ampia di soggetti.

 

 

Ma a che punto siamo con la normativa?

La Commissione europea ha avanzato di recente una proposta di regolamentazione per disciplinare a tutto tondo il mondo delle criptovalute: dall’emissione all’offerta al pubblico, dalla prestazione di servizi al contrasto agli abusi di mercato. Il tutto con l’obiettivo di definire un quadro giuridico solido per questi strumenti e di garantire l’integrità del mercato e livelli adeguati di tutela dei consumatori e dei risparmiatori.
Più nel dettaglio, scriveva qualche mese fa Corriere.it, le nuove regole interverranno su più fronti, a partire dalla formazione di un mercato unico dei servizi – che consentirà agli operatori di muoversi tra gli Stati membri con una sorta di passaporto – fino alla definizione di una serie di requisiti minimi che i fornitori di criptovalute dovranno rispettare (tra cui requisiti minimi patrimoniali e custodia degli asset). La normativa interverrà inoltre sulla sicurezza tecnologica per evitare rischi di hackeraggio. Infine, tutti i fornitori dovranno avere una presenza fisica nell’Unione e saranno soggetti alla supervisione dell’Eba (è l’autorità bancaria europea) per evitare che i loro strumenti possano mettere a rischio la stabilità finanziaria e la protezione dei consumatori in molti Stati membri.
Ma l’iter di approvazione della proposta di regolamentazione è ancora in corso. Tradotto: le buone intenzioni ci sono, ma ci vorrà del tempo.
Significa che, al momento, “l’acquisto di cripto-attività non è soggetto alle norme in materia di trasparenza dei prodotti bancari e dei servizi di investimento e continua a essere sprovvisto di specifiche forme di tutela”, segnalano Consob e Banca d’Italia. In particolare, le criptovalute “non sono soggette ad alcuna forma di supervisione o di controllo da parte delle Autorità di vigilanza”.

 

Occhio agli operatori abusivi

Liberi tutti insomma. Una situazione che spiana la via a operatori abusivi e a tutti i pericoli che portano con sé.
Proprio per questo, conclude la nota, “anche l’adesione a offerte di prodotti finanziari correlati a cripto-attività, come per esempio i digital token, è altamente rischiosa, tanto più se, come spesso riscontrato, le offerte sono effettuate da operatori non autorizzati, non regolati e non vigilati”.

 


 

Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

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