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Acqua, una risorsa da maneggiare con estrema cura

Più ci saranno gocce d’acqua pulita, più il mondo risplenderà di bellezza“.
(Madre Teresa di Calcutta)

“L’essenziale è invisibile agli occhi”, direbbe Il Piccolo Principe. E avrebbe ragione: sapevate che il 99% dell’acqua dolce allo stato liquido presente sul nostro Pianeta è sotterraneo e, dunque, non si vede? Eppure, è fondamentale per la nostra sopravvivenza sulla Terra.

È proprio alle acque sotterranee che le Nazioni Unite dedicano la trentesima Giornata Mondiale dell’Acqua. Istituita nel 1992, si celebra il 22 marzo di ogni anno con l’obiettivo di sensibilizzare governi e società civile sull’importanza dell’ “oro blu”.

“L’acqua sotterranea è invisibile, ma il suo impatto si percepisce ovunque. Lontana dalla vista, sotto i nostri piedi, è un tesoro nascosto che arricchisce le nostre vite”, si legge nel World Water Development Report 2022 pubblicato dall’Onu. “Ma con il peggioramento del cambiamento climatico, le condizioni di questa risorsa sotterranea si stanno facendo sempre più critiche. È necessario lavorare insieme per gestirla in modo più sostenibile. L’acqua sotterranea sarà anche lontana dalla nostra vista, ma non dovrebbe mai essere lontana dalla nostra mente”.

 

L’acqua disponibile sulla Terra


I bacini acquiferi sotterranei nel mondo sostengono le forniture di acqua potabile, i sistemi sanitari, l’agricoltura, l’industria e gli ecosistemi. Oggi dalle acque sotterranee proviene la metà del volume dei prelievi idrici per uso domestico effettuati dalla popolazione globale e circa il 25% di tutti quelli destinati all’irrigazione. E queste percentuali sono destinate ad aumentare con la crescita della popolazione mondiale: secondo le stime dell’ONU, nel 2050 il nostro pianeta sarà abitato da oltre 9 miliardi di esseri umani e per più di 5 miliardi di loro l’acqua potrebbe essere una risorsa scarsa a causa dei cambiamenti climatici, dell’aumento della domanda e delle forniture disponibili.

 

E l’Europa?

Molti ecosistemi e settori economici in Europa dipendono dalla disponibilità di acqua di buona qualità. Nello specifico, l’acqua sotterranea fornisce il 65% dell’acqua potabile e il 25% di quella destinata all’irrigazione agricola nell’Ue a 27, si legge sul sito della European Environment Agency.

Tra il 2010 e il 2019, gli Stati dell’Ue hanno estratto circa 38 miliardi di m3 di acque sotterranee ogni anno – pari al 65% dell’estrazione totale di acqua per l’approvvigionamento idrico pubblico – per usi domestici come il bere, la preparazione del cibo e l’igiene.

 

 

Eccessivo utilizzo e inquinamento

Ma in molte regioni del pianeta questi bacini sono sovrautilizzati: in pratica, viene estratta più acqua di quanta ne arrivi da pioggia e neve, fondamentali per ricostituire le riserve consumate dall’uomo.

Un altro tema cruciale è la contaminazione delle falde acquifere. Tradotto: l’inquinamento. Che, avverte l’Onu, nel caso delle acque sotterranee è un processo praticamente irreversibile. Una volta inquinati, i bacini acquiferi tendono a rimanere compromessi. E i processi di decontaminazione e depurazione, quando possibili, tendono a essere molto costosi.

Nell’UE è la direttiva quadro sulle acque (CE 2000) a richiedere una corretta gestione dei corpi idrici sotterranei. Ebbene, in base alle ultime relazioni ai sensi di questa direttiva, il 24% della superficie totale dei corpi idrici sotterranei nell’UE-27 è in cattivo stato chimico e il 9% è in cattivo stato quantitativo. Significa che, complessivamente, il 29% dell’area totale del corpo idrico sotterraneo non ha una capacità sufficiente per soddisfare le esigenze degli ecosistemi o della società.

 

Il ruolo del cambiamento climatico

Anche il cambiamento climatico ha un peso sulla disponibilità di acqua. Le variazioni di volume delle precipitazioni e della modalità di scorrimento dell’acqua piovana in superficie influenzano direttamente la capacità degli acquiferi di ricaricarsi. Inoltre, il riscaldamento globale porterà a una maggiore domanda di acqua e dunque a una eccessiva estrazione. Che, a sua volta, potrebbe andare a incidere negativamente sulla qualità delle falde acquifere, dove le sostanze chimiche inquinanti risulterebbero in una maggiore concentrazione, non potendosi diluire. Infine, l’aumento del livello medio del mare dovuto al cambiamento climatico può aumentare l’ingresso di acqua marina nelle falde acquifere sotterranee costiere, andando a comprometterle.

Insomma, le acque sotterranee sono una risorsa finita ed è importante proteggerle dall’eccessivo sfruttamento e dall’inquinamento per garantirne la sostenibilità a lungo termine. Anche perché, una volta degradate o esaurite, possono impiegare anni o decenni per ristabilirsi.

Nel Vecchio Continente, il Green Deal europeo ribadisce, attraverso una serie di nuove politiche e strategie, la necessità di gestire le risorse idriche in modo sostenibile e di affrontare l’inquinamento chimico e lo stress idrico, per garantire acqua sufficiente e di buona qualità per l’ambiente e le persone. In linea, del resto, con l’obiettivo numero 6 dei Sustainable Development Goals 2030 Nazioni Unite: “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”. Una cosa è certa: in Europa e nel mondo non c’è tempo da perdere. Che la si definisca “nuovo petrolio”, “oro blu” o – per citare Leonardo da Vinci – “la forza motrice della natura”, l’acqua è una risorsa preziosa e non è illimitata.

 

Una risorsa anche per il portafoglio

Venendo al mondo degli investimenti, sappiamo che la gestione dell’acqua rientra a pieno titolo tra i megatrend – cioè quei cambiamenti di lunghissimo periodo che portano a modifiche strutturali della nostra società. La rapida industrializzazione e l’aumento dell’impiego in campo agricolo hanno contribuito alla carenza idrica mondiale. La sfida, anche per le aziende, sarà rendere la gestione di questa risorsa e l’accesso a essa sempre più efficiente, all’insegna del risparmio e del recupero.

Ecco allora che l’acqua, oltre a essere fonte di vita, potrebbe anche rivelarsi una valida fonte di diversificazione del nostro portafoglio di investimento. Una possibilità per esporsi a questo trend potrebbe essere la sottoscrizione di un fondo comune di investimento. Ma attenzione, avverte Bobby Blue, Manager research analyst di Morningstar Research Services: “i fondi dedicati all’acqua vivono al confine di due tendenze importanti nel mondo degli investimenti: le scelte ESG e quelle di strumenti tematici”.

Ed è proprio qui che nascono i problemi. “Ci sono molti modi per dire che si sta investendo nell’acqua. Ma la discrezionalità che ha il gestore nella scelta delle società da acquistare porta a un portafoglio ampio, in cui spesso sono presenti partecipazioni che possono avere poco a che fare con il business dell’acqua”, dice l’analista. “Il risultato è che le performance assomigliano a quelle di indici azionari generalisti e non danno sufficiente diversificazione”. Insomma, meglio procedere con cautela e approfondire bene la strategia di un prodotto prima di sottoscriverlo.

A livello globale, secondo i dati Morningstar, ci sono circa 65 fondi dedicati all’acqua con circa 35 miliardi di dollari di asset in gestione. Prodotti che, tendenzialmente, fanno riferimento a una delle seguenti categorie:

  • Servizi idrici. Aziende regolamentate che forniscono acqua potabile pulita e/o gestione delle acque reflue.
  • Trasporto dell’acqua. Pompe e tubi o aziende che lavorano comunque nella consegna dell’acqua.
  • Tecnologia dell’acqua. Aziende che producono apparecchiature per il trattamento o la purificazione dell’acqua.
  • Varie. Queste aziende possono avere poca o nessuna esposizione al settore idrico, ma possono essere considerate leader per quanto riguarda l’efficienza idrica.

 

Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

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