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Criptovalute alla conquista di Wall Street

Il momento è arrivato: la finanza tradizionale si apre ufficialmente al mondo delle “cryptocurrencies”. Gli investitori possono aggiungere Bitcoin ed Ethereum ai loro portafogli attraverso i nuovi indici disponibili a Wall Street. L’annuncio è arrivato martedì 4 maggio e segna la nascita di tre nuovi indici che tracciano la performance delle due valute digitali: S&P Bitcoin Index (SPBTC), S&P Ethereum Index (SPETH) e S&P Crypto Mega Cap Index (SPCMC).

I primi due tracceranno la performance delle due criptovalute più popolari e capitalizzate, mentre il terzo farà lo stesso per altre valute digitali. Cosa significa tutto questo? Sostanzialmente, sarà più facile per gli investitori inserire le valute digitali nei propri portafogli, mitigando oltretutto alcuni dei rischi comuni di un mercato finora altamente speculativo.

 

Oltre Bitcoin: ecco il mondo delle criptovalute

I giorni in cui Bitcoin era l’unica opzione reale per gli investitori che cercavano di entrare nelle criptovalute sono ormai lontani. Le criptovalute, da sempre considerate come asset molto volatili e poco inclini a posizionarsi nei portafogli degli investitori più “tradizionalisti”, sono sempre più mainstream. Questi nuovi indici ne sono la prova: gli investitori grazie a essi hanno ora accesso a benchmark affidabili e trasparenti supportati da dati di prezzo di qualità istituzionale.
Non solo: il mercato diviene a un tratto molto più accessibile, poiché questi indici potranno essere facilmente valutabili anche da investitori che non hanno esperienza nel mercato delle criptovalute (S&P Global ha anche pubblicato una pagina di FAQ per gli investitori meno esperti per rispondere alle loro domande).

 

La svolta “mainstream”: dal debutto di Coinbase a oggi

Già con il debutto a Wall Street di Coinbase, una delle più grandi piattaforme di scambio al mondo di criptovalute, le cripto avevano fatto un grande passo in avanti nel percorso verso il “mainstream”. Coinbase rappresenta infatti la principale piazza di scambio di criptomonete americana e la sua quotazione ha sancito di fatto l’entrata del settore cripto a Wall Street. Un momento storico, da molti paragonato all’avvio dell’era dot.com con la quotazione di Amazon nel 1997.
La lista di valute digitali incluse nei tre indici, inoltre, si espanderà ad altre monete più avanti nel corso dell’anno, come precisato da S&P Global.

 

Ok Bitcoin , ma cosa sappiamo su Ethereum?

Ethereum è una piattaforma blockchain che funziona come l’Apple store o l’app store di Android, però per fare trading di titoli digitali statunitensi. Ether è il token utilizzato sulla rete Ethereum, rappresenta il secondo token digitale più popolare dopo il Bitcoin ed è la criptovaluta più grande per volume di mercato. Ether e Bitcoin sono simili in molti modi: sono entrambe scambiate online, non sono emesse o regolate da una banca centrale o altre autorità e fanno uso della tecnologia blockchain.
Tuttavia, ci sono anche molte distinzioni cruciali tra le due criptovalute. A livello di codice utilizzato e di algoritmi su cui girano (Ethereum usa ethash mentre Bitcoin usa SHA-256). Ancora più importante, però, le reti Bitcoin ed Ethereum sono diverse per quanto riguarda i loro obiettivi generali:

• Bitcoin è stato creato come alternativa alle valute nazionali e quindi aspira a essere un mezzo di scambio e una riserva di valore;
• lo scopo di Ethereum non è quello di affermarsi come un sistema monetario alternativo, ma piuttosto di facilitare e monetizzare il funzionamento della piattaforma Ethereum smart contract e le sue applicazioni decentralizzate (dapp).
Inoltre, è importante tenere a mente che l’ecosistema di Ether è molto più piccolo di quello di Bitcoin: a gennaio 2020, il market cap di Ether era poco meno di 16 miliardi di dollari, mentre quello del Bitcoin è quasi 10 volte tanto, con più di 147 miliardi di dollari.

 

 

Le criptovalute aiutano la diversificazione di portafoglio?

Analizziamole per ciò che sono diventate, ossia un vero e proprio strumento finanziario. Possono essere viste come una possibile scelta per diversificare il portafoglio? Sì, l’importante è valutare i propri obiettivi generali e la propria tolleranza al rischio. Le azioni sono diverse perché c’è una “guida” che si può usare per capire dove potrebbe andare un prezzo.
Si può tener conto di cose come il rapporto tra il prezzo delle azioni di una società e i suoi guadagni (il rapporto prezzo/utili, o P/E) per capire la salute finanziaria di una società, fattori predittivi che non possiamo utilizzare con le criptovalute che di per sé hanno una natura speculativa, completamente basata sul rapporto domanda e offerta, in un mercato che, a differenza di quello del dollaro o dell’oro, è molto più piccolo e quindi più soggetto a grandi oscillazioni.
C’è poi il fattore novità: il mondo delle cripto è relativamente nuovo e non è ancora ampiamente regolato. Questo aggiunge un ulteriore livello di rischio perché Bitcoin, per esempio, potrebbe essere sostituito da altre valute digitali più efficienti, o potrebbe essere maggiormente regolato.

 

A proposito di volatilità

Chiunque decida di inserire le criptovalute nel proprio portafoglio deve essere a suo agio con le oscillazioni di prezzo, che possono essere sostanziali anche con quelle più consolidate. In futuro, Bitcoin e compagnia potrebbero dover fronteggiare nuovi regolamenti o anche solo la prospettiva di essi. E i prezzi potrebbero scendere, di molto. Ecco perché la maggior parte dei consulenti finanziari tradizionali non destinerebbe più del 5% del proprio portafoglio complessivo alle criptovalute.

Importante è ricordare che il prezzo del Bitcoin tende a essere più volatile delle azioni. La criptovaluta è balzata a quasi 20.000 dollari alla fine del 2017, per poi crollare dell’82% un anno dopo. Il peggior calo negli ultimi 10 anni, d’altra parte, è stata la contrazione del 36% circa che ha subito da febbraio a marzo 2020. Tutti questi fattori creano un livello di rischio e di incertezza che può rappresentare un pericolo per gli investitori.
Prendetevi il tempo di fare le vostre ricerche e di considerare la vostra tolleranza al rischio prima di decidere se Bitcoin o le azioni sono l’investimento migliore per il vostro portafoglio. E, in ogni caso, diversificate le fonti di rischio e di rendimento: una regola, questa, valida sempre e comunque, che non ci stanchiamo di ricordarvi.

 

Vale ancora la pena di investire in Bitcoin?

Sicuramente una delle maggiori insidie è che potrebbe scomparire. È facile sostituire il Bitcoin con un’alternativa, dato che ce ne sono migliaia tra cui scegliere, mentre i mercati azionari esistono negli Stati Uniti dalla fine del 1700.
Un altro pericolo è che Bitcoin non è sottoposto al controllo della Securities and Exchange Commission (SEC), al contrario dei mercati regolamentati dei titoli. Il valore delle monete tradizionali, invece, è preservato dalle banche centrali. Da un lato ciò rende impossibile per qualunque autorità, governativa o meno, la manipolazione del valore dei Bitcoin o l’inflazione mediante immissione di nuova moneta. D’altro canto, in caso di crisi, una moneta tradizionale è difesa da una banca centrale, mentre nel caso del Bitcoin non c’è nessuno.
E la sua capacità di diversificazione? Andando a calcolare la sua correlazione con le altre asset class, notiamo che dal 2013 la correlazione media di Bitcoin con le azioni USA, mondiali ed europee, con l’oro, con le materie prime e con le obbligazioni internazionali è prossima allo zero. Questo significa che Bitcoin, malgrado il suo rischio rilevante, ha offerto grande potere di diversificazione.

 


 

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