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Relazione annuale Consob: le criptovalute? Un pericoloso dejavù dei mutui subprime

La crisi economica scatenata dall’emergenza sanitaria ha fatto vivere all’Italia l’anno peggiore – sul piano economico e sociale – dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per far fronte alle difficoltà, nel 2020 si è assistito a un (ulteriore) aumento del debito pubblico. Parallelamente – e proprio per effetto delle misure di contenimento volte ad arginare la diffusione del virus – anche la già enorme mole di risparmi accumulati e non messi a reddito dalle famiglie italiane è cresciuta: stimando una ipotetica remunerazione del capitale di un punto percentuale, si parla di 30 miliardi di euro di mancati guadagni, quasi il 2% del prodotto interno lordo. Insomma, un sacco di soldi che non si sono “materializzati” perché gli italiani lasciano i risparmi parcheggiati sui conti di deposito. Un problema che accompagna da tempo la nostra società.

 

Risparmio ed esportazioni nel dna dell’Italia

Ora però, grazie anche alle misure messe in campo dalle istituzioni a livello fiscale e monetario, il Paese sembra incamminato sul sentiero della ripresa, forte dei due pilastri su cui si regge da sempre la sua economia: il risparmio appunto – che però andrebbe “sbloccato” e incanalato con decisione verso l’economia reale – e le esportazioni.

È questo lo scenario tratteggiato dal presidente della Consob, Paolo Savona, nel discorso di presentazione della relazione annuale della Commissione. “La fiducia nelle capacità di reazione dell’economia italiana è cresciuta, come testimonia la significativa riduzione dello spread tra i tassi dell’interesse dei Btp e Bund”, ha sottolineato il numero uno della Consob. Uno scenario di ripresa, dunque, su cui però – ha insistito lo stesso Savona – aleggia un’ombra ormai difficile da ignorare e controllare: quella proiettata dalle criptovalute, primo tra tutte il Bitcoin.

 

Qualche cifra sul 2020

Al netto di qualche cifra sull’attività svolta nel 2020 – 110 riunioni, 1.297 pratiche esaminate, 459 delibere, 237 chiusure di siti web che raccoglievano illecitamente risparmi e 56 provvedimenti sanzionatori per violazione della normativa finanziaria – è proprio sull’avanzata della “nuova” finanza che si sviluppa infatti il cuore della relazione Consob di quest’anno. E il messaggio è chiaro: l’innovazione avanza e fermarla sarebbe non solo impossibile, ma anche concettualmente sbagliato. È importante però intervenire tempestivamente per regolamentare il settore nascente, onde evitare problemi anche gravi in termini di trasparenza del mercato.

 

 

“La creazione in forme articolate di nuovi strumenti virtuali, come le cryptocurrency, e l’intercambiabilità tra loro e con gli strumenti tradizionali” ha “effetti rilevanti sulla tutela del risparmio e sulla stessa distribuzione del reddito”, nota il presidente Consob.

Non solo. “Gli strumenti criptati creano problemi al funzionamento dei mercati per le relazioni che instaurano con gli strumenti tradizionali e digitalizzati, rendendo difficile la loro regolamentazione e sorveglianza, con conseguenze distorsive sull’attività di produzione e scambio”. Per rendersene conto basti pensare al recentissimo passato del Bitcoin, che prima “ha avuto la possibilità di acquistare un’auto elettrica di grossa cilindrata e poco dopo ha perso la metà del suo potere di acquisto”.

È dunque di fondamentale importanza comprendere a fondo questi strumenti “per dare seguito urgente a una regolamentazione che colmi le lacune da questa palesate”.

 

Il genio è uscito dalla lampada: e ora chi lo ferma più?

Savona paragona l’informatica finanziaria a una lampada prodigiosa e le criptovalute al genio che ne è uscito: a suo parere, ora “le autorità non riusciranno a riportarlo dentro, perché esso agisce nella sfera immateriale, controllabile solo cambiando protocollo di scambio delle informazioni”. In altre parole, “gli strumenti di vigilanza tradizionali non bastano più”. Nelle attuali condizioni, secondo Savona, “le autorità possono intervenire utilizzando anch’esse i vantaggi delle tecniche digitalizzate la loro azione risulterà più efficace se cooperano tra loro”.

A scanso di equivoci, precisa il numero uno della Consob, “la volontà di cogliere le opportunità delle innovazioni tecnologiche da parte delle autorità non va certo intesa come un’accondiscendenza verso la perdita di trasparenza del mercato”. Al contrario: l’obiettivo è proprio quello di recuperare la trasparenza facendo uso delle stesse innovazioni finanziarie.

 

Un pericoloso dejavù sulla crisi dei mutui subprime

Il presidente della Consob si spinge più in là, paragonando l’effetto speculativo innescato dalle criptovalute a quanto accaduto prima del 2008 con i mutui subprime. “La diffusione degli strumenti virtuali ha sollecitato la nascita di piattaforme tecnologiche. Questi nuovi comparti del mercato sono in rapida evoluzione e sembra ripetersi l’esperienza antecedente la crisi del 2008, quando i contratti derivati si svilupparono fino a raggiungere una dimensione di dieci volte il Pil globale, assumendo forme complesse che ricevettero un rating elevato. Pur con le dovute distinzioni, è prevedibile che stia accadendo qualcosa di analogo nel mercato dei prodotti monetari e finanziari virtuali, soprattutto criptati”.

A dire il vero, ha precisato Savona, più che dalla criprovaluta in sé stessa, il problema nasce dalla tecnologia usata, cioè la blockchain o catena di contabilità decentrata. “La sua forma originaria, quella usata dai Bitcoin nel 2009, è impenetrabile, mentre quella usata da altre cryptocurrency non lo è”, ha osservato, ribadendo ancora una volta la necessità di regolamentare “il fiume ormai in piena degli strumenti virtuali”. “Internet, che non è certo la culla delle certezze, attesta che esistono in circolazione dalle quattro alle cinque mila cryptocurrency che operano più o meno indisturbate; se a esse si applica l’esperienza fatta in poco tempo dalla Consob nell’oscurare in Italia centinaia di siti web che raccoglievano illecitamente risparmio, il quadro che ne risulta appare preoccupante”.

 

 

Una rivoluzione tecnologica che non può essere fermata

Insomma, la finanza virtuale avanza a passo spedito e per le istituzioni è molto difficile imbrigliarla. “Come la storia insegna, ogni rivoluzione tecnologica causa conseguenze culturali e sociali, senza però arrestarne l’affermarsi; lo sviluppo degli strumenti virtuali pare confermare questa esperienza”, ha proseguito Savona.

Ma “se la regolamentazione si limitasse a mettere sabbia nel meccanismo e accontentarsi di tassare i guadagni ottenuti, la conseguenza potrebbe essere la continuazione della loro diffusione che potrebbe sfociare in una nuova crisi di mercato”. Se così accadesse, “la responsabilità per le conseguenze patite dai risparmiatori potrebbe ricadere sullo Stato, come già accaduto in passato, a causa della legittimazione silente o palese della loro esistenza e la coscienza che attraverso le innovazioni finanziarie si possono realizzare manipolazioni del mercato”.

Serve un’azione internazionale

A questo proposito, Savona auspica una soluzione internazionale. “Il tema della sicurezza informatica abbraccia problemi politici di contenuto anche più ampio, la cui soluzione non può essere raggiunta a livello nazionale e richiede una stretta collaborazione internazionale, ossia la nascita di un bene pubblico globale”, conclude il numero uno di Consob.

 


 

Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

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