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Rendimenti bond e quotazioni dell’equity su: il resoconto del Bollettino Bankitalia

“Le condizioni dei mercati finanziari italiani si sono normalizzate con il venire meno delle tensioni nel settore bancario internazionale verificatesi in marzo, nonostante l’indebolimento della fase congiunturale, l’incertezza sull’evoluzione dell’inflazione e l’orientamento restrittivo della politica monetaria della Bce”. A scriverlo è la Banca d’Italia nel suo terzo Bollettino economico 2023, che fa il punto sul secondo trimestre dell’anno.

In riferimento al periodo preso in considerazione, anche per l’elevata domanda da parte degli investitori, il differenziale di rendimento dei titoli di Stato decennali italiani rispetto ai corrispondenti titoli pubblici tedeschi si è ridotto.

 

Il rendimento dei titoli di Stato a lungo termine è salito

Il rendimento dei titoli di Stato italiani è aumentato dalla fine di marzo (di 26 punti base), collocandosi al 7 luglio al 4,4%. Le condizioni del mercato sono state influenzate dalle aspettative sull’orientamento della politica monetaria in un quadro di incertezza sulla dinamica dell’inflazione, che resta ancora elevata, e sulle prospettive dell’attività economica, che rimangono deboli.
 

 
Tuttavia, l’allentamento delle tensioni nel settore bancario internazionale ha favorito un calo della volatilità implicita nei contratti derivati sul titolo di Stato decennale italiano, che è ritornata su valori di poco superiori a quelli prevalenti prima dell’avvio del ciclo di restrizione della politica monetaria, nel dicembre 2021.

Il differenziale di rendimento rispetto ai titoli pubblici tedeschi si è ridotto (di circa 10 punti base), portandosi a 172 punti. A contribuire, spiega Bankitalia, è stato l’esito molto positivo dell’attività di collocamento in asta dei titoli italiani in giugno, che ha concorso all’attenuazione dei timori sulla capacità di rifinanziamento del debito pubblico.

Anche il premio richiesto dagli investitori come remunerazione per il rischio che i titoli di Stato siano ridenominati in valute diverse dall’euro è diminuito, seppure in misura più lieve (di 6 punti base), a circa 50 punti, ben al di sotto del picco raggiunto a metà 2022.

 

La riduzione è stata favorita dal rafforzamento della percezione di stabilità politica del Paese tra gli operatori di mercato.

 

I costi della raccolta obbligazionaria sono aumentati

I rendimenti delle obbligazioni delle società non finanziarie e delle banche italiane sono saliti (di 34 e 17 punti base dalla fine di marzo, rispettivamente). Quelli delle obbligazioni bancarie, nonostante il rialzo più contenuto, si mantengono comunque più alti di quelli delle imprese.

Anche nell’area dell’euro i rendimenti delle obbligazioni sono cresciuti, sia per le società non finanziarie sia per le banche (di 23 e 29 punti base, rispettivamente). A questi andamenti, ci dice Bankitalia, ha contribuito il rialzo dei tassi privi di rischio, a fronte della riduzione del premio per il rischio di credito che ha fatto seguito all’attenuazione delle tensioni sul comparto bancario internazionale, i cui effetti sono stati più evidenti per le banche italiane.
 

 
Nel primo trimestre le società non finanziarie italiane hanno effettuato emissioni nette di titoli obbligazionari per 4,1 miliardi di euro, mentre quelle delle banche italiane sono state quasi nulle, a fronte di maggiori costi all’emissione in entrambi i comparti. Sulla base di dati preliminari di fonte Bloomberg, nei mesi primaverili le emissioni nette di titoli sarebbero state positive sia per le società non finanziarie sia per le banche.

 

Le quotazioni azionarie sono cresciute

Dall’inizio di aprile le quotazioni azionarie sono aumentate in Italia (del 2,5%), mentre sono diminuite nell’area dell’euro (del 2,3%). I corsi del comparto bancario sono invece cresciuti sia in Italia, in misura più accentuata rispetto all’indice generale, sia nell’area dell’euro (dell’8,5% e del 3,6%, rispettivamente).
 

 
Le quotazioni azionarie hanno beneficiato dapprima del dissiparsi dei timori sulle condizioni del settore creditizio negli Stati Uniti e in Svizzera e, successivamente, della pubblicazione di utili superiori alle attese, soprattutto nel comparto finanziario e in quello tecnologico.

 


 

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