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Educazione finanziaria: cessato “l’allarme crisi”, la materia non interessa più

Nel 2016 gli italiani non interessati a tematiche economiche o finanziarie hanno superato quelli che si dichiarano interessati: 53,5% contro 46,5%. Il dato, contenuto in un recente studio di Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo, apre diversi spunti di riflessione.

L’alunno non si applica

Ci risiamo. Ancora una volta i risparmiatori italiani sono “rimandati a settembre” in educazione finanziaria: l’interesse per la materia è quasi totalmente assente. Secondo l’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2016, realizzata dal Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo, quest’anno si è registrata un’inversione di tendenza: gli intervistati che si dichiarano poco o per niente interessati alle dinamiche economiche e finanziarie sono tornati a prevalere su coloro che si dichiarano interessati: 53,5% contro 46,5%, su un campione di 1.011 famiglie e 567 piccoli investitori.

La causa di questo atteggiamento, rileva il report, “sta nel fatto che l’allarme della crisi è cessato. In sostanza, gli italiani si sforzano di comprendere meglio le dinamiche economiche e finanziarie soltanto durante le crisi”. Questa diminuzione dell’interesse rispetto agli anni passati mette in luce senz’altro la necessità di sensibilizzare ancora di più i risparmiatori sull’importanza di compiere scelte di investimento informate – perché lo diciamo sempre, un investitore informato è un investitore migliore. Ma allo stesso tempo “responsabilizza gli intermediari finanziari sulla qualità del servizio che offrono alla clientela e sulla loro capacità di adattarlo alle esigenze dei risparmiatori, anche quando queste, pur esistenti, resterebbero in parte inespresse”, evidenzia lo studio.

Tra i meno attenti alle tematiche economiche e finanziarie troviamo gli over 65, con il 63,8% degli intervistati che si dichiara poco o per niente interessato, mentre tra i giovanissimi (18-24 anni) il 56,5% si dice interessato, anche se questo non si riflette poi in un reale impegno a informarsi. Il livello di interesse, rileva l’indagine, è inoltre direttamente correlato al grado di istruzione: il 67,9% dei laureati si dichiara interessato contro appena il 24,4% di chi ha una licenza elementare.

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Tra il dire e il fare…

Una volta raccolti gli “attestati di interesse”, andiamo a vedere in che modo questi si traducono in azioni concrete: il 50,8% degli intervistati sostiene di non dedicare tempo agli approfondimenti e all’educazione finanziaria, mentre il 33,6% dice di dedicare al massimo un’ora alla settimana.

Tra giovani nella fascia d’età 18-24 anni, nonostante l’interesse dichiarato, ben il 91,3% afferma di non dedicare tempo o al massimo un’ora alla settimana all’informazione finanziaria; nessuno si impegna per più di due ore a settimana. Relativamente più attivi su questo fronte sono invece gli intervistati della fascia intermedia (45-54 anni) e quelli che si stanno avvicinando all’età della pensione (55-64 anni).

Insomma, l’educazione finanziaria tra i risparmiatori italiani è a dir poco scarsa. Tanto è vero che, come rileva la stessa indagine messa a punto da Einaudi e Intesa Sanpaolo, arrivati al “dunque” per 45,7% del campione è difficile prendere decisioni su come investire, soprattutto per quanto riguarda la comprensione del rischio, la scelta del momento in cui disinvestire e la corretta allocazione dei risparmi.
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Come superare queste difficoltà?

I comportamenti adottati per uscire dall’impasse sono diversi. Circa un terzo del campione ricerca una qualche forma di consulenza finanziaria: un quinto (21,2%) si avvale del supporto della propria banca e il 6,2% si rivolge al promotore o al private banker di fiducia. Il 10% dice di rivolgersi a persone ritenute esperte, mentre il 5,9% legge il prospetto illustrativo con attenzione e il 5,6% consulta persone che hanno fatto investimenti simili.

Pochi invece dicono di ricorrere a riviste o periodici economici finanziari (2%) o a internet (2,6%) per trovare una soluzione ai propri dubbi sugli investimenti. Una dinamica quest’ultima che potrebbe essere destinata a cambiare: se guardiamo al mondo anglosassone, patria della roboadvisory, troviamo risparmiatori tendenzialmnente più propensi a cercare online le risposte su tematiche legate agli investimenti.

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Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

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    Bellissimo articolo, grazie.

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