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Depositi, fondi e polizze: la ricetta d’investimento degli italiani

“Nel primo semestre del 2021 la ricchezza finanziaria delle famiglie è cresciuta per effetto dell’aumento dei prezzi delle attività e del risparmio”. A dirlo è il secondo Rapporto 2021 sulla stabilità finanziaria a cura della Banca d’Italia.

In base ai dati dell’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane, aggiunge la Banca d’Italia nel suo Rapporto periodico (che fornisce informazioni sulle condizioni del sistema finanziario e sui principali fattori di rischio di origine interna e internazionale, valutandone il possibile impatto), “la ricchezza sarebbe tuttavia variata in modo non omogeneo: per poco meno di un terzo dei nuclei si sarebbe ridotta e per circa l’8 per cento sarebbe aumentata”. Gli andamenti sarebbero stati più favorevoli per i lavoratori dipendenti e per gli individui con maggiore livello di istruzione.

Ma veniamo al sodo: su cosa si sono orientati i nuovi investimenti delle famiglie italiane? Indovinate un po’?

 

Liquidità (ancora) avanti tutta, ma non solo

I nuovi investimenti si sono concentrati nelle attività più liquide o più diversificate, come depositi, bancari e postali, quote di fondi comuni e polizze assicurative. La crescita sostenuta dei depositi non è stata omogenea fra le classi di giacenza: l’ammontare di quelli che si collocano nella classe di importo minore si è ridotto rispetto alla fine del 2020, a fronte di un aumento nelle altre classi, in particolare in quella mediana.

 

 

Aumento per le polizze appartenenti al ramo III

L’incremento degli investimenti in prodotti assicurativi del ramo vita si è accompagnato alla diminuzione della quota dei prodotti più tradizionali e al contestuale aumento delle polizze appartenenti al ramo III (unit o index linked), che presentano profili rischio-rendimento tali, ricorda la Banca d’Italia, da renderle più simili ai fondi di investimento.

 

Fonte: Ivass. (1) Il ramo I include in prevalenza polizze rivalutabili (prodotti vita tradizionali garantiti); il ramo III include in prevalenza polizze unit e index linked (prodotti vita con rischio a carico degli assicurati); gli altri rami includono tutti gli altri prodotti vita. (2) Valori percentuali. Scala di destra.

 

Qualche annotazione sull’industria del risparmio gestito

Tra marzo e settembre, riepiloga poi il Rapporto, “i fondi aperti italiani hanno realizzato una raccolta netta positiva di 6,6 miliardi, un valore in linea con quello osservato nel semestre precedente. L’afflusso di risorse ha interessato principalmente i comparti azionari, obbligazionari e bilanciati, nei quali circa l’85 per cento della raccolta si è orientata verso i fondi che promuovono investimenti con caratteristiche ambientali o sociali”.

I fondi dei comparti flessibile e hedge, che nei quattro trimestri precedenti avevano registrato deflussi per 10 miliardi, hanno avuto una raccolta netta pressoché nulla.

 

 

Il patrimonio gestito dai fondi relativi ai Piani individuali di risparmio (Pir) ordinari ha raggiunto 20 miliardi, l’1,8 per cento delle risorse complessive dei fondi aperti. Il 30 per cento del patrimonio di questi fondi è investito in titoli di debito emessi principalmente da società quotate. Gli investimenti in obbligazioni di società non quotate riguardano imprese di maggiore dimensione, i cui titoli sono generalmente più liquidi di quelli emessi dalle piccole imprese. Come peraltro avevamo anticipato nel nostro più recente post sul tema.

 


 

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