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Investimenti efficienti: un confronto tra i costi dei fondi comuni e degli ETF

“We Won”t Get Fooled Again” cantano i mitici Who: “non ci prenderanno più in giro”. Facciamone il grido di battaglia per capire se e quanto è ragionevole spendere per investire in un fondo comune, in una Sicav o anche in una gestione individuale. Oltre al “quanto”, aggiungo il “se” perché come alternativa ci sono gli ETF (Exchanged Traded Fund).
 

I costi dei nostri investimenti: come utilizzare il TER?

Come ci è già capitato di scrivere i fondi comuni, Sicav ed ETF (ma anche le gestioni individuali) sono accomunati dal fatto di far pagare agli investitori costi e commissioni di vario genere, talvolta articolate in modo abbastanza complesso. Per fortuna, costi vari e commissioni sono sintetizzati in un unico indice onnicomprensivo: il TER (Total Expense Ratio), in pratica il totalone, che deve sempre essere presente sui prospetti informativi (che comprende anche spese di gestione varie).

Questo per fondi comuni e Sicav, nel caso degli ETF (e i loro cugini, gli ETC) esistono inoltre costi legati alla compravendita: commissioni di negoziazione e differenza (“spread”) tra la quotazione d’acquisto e quella di vendita. Per ragioni di brevità, dei costi di compravendita parleremo in dettaglio un’altra volta; per ora mi sento di dire che gran parte degli ETF ed ETC (che possono servire ad un risparmiatore) hanno costi di compravendita abbastanza contenuti. Purché non vi mettiate a comprare-vendere-comprare-vendere come pazzi. Cioè: se fate troppo “trading” questi costi cubano e fanno male, talvolta malissimo. In tutti gli altri casi però forse è bene puntare sugli ETF piuttosto che sui fondi d’investimento. Vediamo perché.

 

Concentriamoci sul TER: come confrontare i costi degli strumenti d’investimento?

C’è un motivo se diamo peso al TER: influenza pesantemente il risultato degli investimenti. Per esempio, considerate un investimento di 20.000 euro che dura 5 anni e che produce un rendimento medio del 5% all’anno. Nella tabella riportata di seguito trovate il costo, in denaro sonante, dell’investimento (escludendo eventuali costi di negoziazione) per diverse ipotesi di TER.

 

TER Costo commissionale totale in 5 anni
0.25% 317
0.50% 632
1.00% 1,251
2.00% 2,452
3.00% 3,606

Balza subito agli occhi che se il TER è basso (es. 0,25-0,50% all’anno) il costo è contenuto, se invece il TER è alto (es. 2-3%) allora evaporano 2.500-3.500 euro dei 20.000 inizialmente investiti. Non è poco! E questo con certezza.

Questo perché buone o brutte che siano, le performance sono incerte e talvolta imprevedibili – la pandemia ci ha insegnato sicuramente qualcosa -, il caso gioca un ruolo importante, quindi non possiamo sceglierle in anticipo. Invece i costi sono in larga parte certi, scritti sul contratto e sul prospetto informativo – e quasi sempre aumentano invece di diminuire -.

Ma torniamo alla domanda iniziale: quanto è ragionevole pagare per un investimento in fondi, Sicav e via dicendo?
 

Fondi comuni d’investimento vs ETF: la guerra dei costi

Guardando ai dati degli ultimi dieci anni non vi sono dubbi: i fondi comuni costano tanto, tantissimo. E non vi illudete con la solita storiella che quando un bene costa di più degli altri dovrà per forza anche essere di qualità superiore: i costi elevati non corrispondono a performance migliori, anzi: in media, i fondi con i costi più alti sono quelli che ottengono le peggiori performance.

Ma concentriamoci su dati reali, il TER medio dei fondi d’investimento nel 2018 è stato dell’ 1,67%. La performance media? Secondo il report annuale dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, dal 2018 al 2019 le performance medie dei fondi sono andate a picco e le previsioni per il post coronavirus non promettono nulla di buono. La performance media dei fondi comuni di investimento non è stata superiore allo 0,2% nel 2018, mentre era dell’8,3% in termini lordi per un investimento di un anno nel 2017. Il costo di questi strumenti però è rimasto stabile, tutto a discapito dei rendimenti.

 

 

Meglio puntare sugli ETF?

Sembra proprio di sì. Perché? Bè perché oramai per ciascun settore in borsa, area geografica o asset class esiste un ETF che costa molto meno e rende di più dei fondi comuni. Nell’ultimo anno infatti poco meno del 20% di essi è riuscito ad avere performance assolute superiori al corrispettivo ETF di riferimento. Inoltre, i costi molto più bassi degli ETF rispetto ai fondi comuni non fanno altro che ottimizzarne il guadagno: ci aggiriamo ad un TER medio dello 0,16% per gli ETF.

Ma prendiamo come esempio l’S&P 500, l’indice americano dei 500 titoli più importanti quotati a Wall Street: gli ETF che lo replicano offrono agli investitori la possibilità di comprare l’indice in questione con commissioni di gestione che non superano lo 0,15%, i più economici addirittura dello 0,05%. Con un fondo tradizionale il costo sarebbe invece tra l’1,5% e il 2,5%, come abbiamo visto non sempre ripagato da una performance migliore di quella dell’indice.
 

Il costo non è un fattore secondario

Le differenze di TER non sono bruscolini: ad esempio, se immaginiamo un investimento di 20.000 euro in Azioni Paesi Emergenti, nel caso dei fondi a più basso costo o degli ETF, le commissioni annue ammontano a poco più di 200 euro, mentre nel caso dei fondi più cari siamo sui 1,500 euro circa all’anno. Ballano 1.200 euro abbondanti all’anno! E, tra l’altro, sia i fondi meno cari sia gli ETF hanno avuto performance migliori dei fondi più costosi (ma questo potrebbe essere un caso).

 

 

Se vi piace smanettare un po’, un’analisi simile potete condurla da soli, magari analizzando altri periodi ed altre categorie: basta andare su qualche sito che metta a disposizione il TER e i dati di performance (sono dati pubblici, presi dai prospetti) e farvi due conti in Excel. Troverete risultati simili a questi.

La nostra conclusione è abbastanza ovvia: la strategia “giusta” in termini di TER per un investimento in fondi, gestioni, Sicav e via dicendo, è quello di investire in fondi comuni a più basso costo o in ETF.
 

Leggere bene i prospetti informativi

Pagare di più (in alcuni casi molto di più) non offre migliori prospettive di performance, che rimangono incerte per definizione. L’unica cosa garantita è un rendimento inferiore per effetto dei maggiori costi. Quindi, prima di investire, leggete bene i prospetti informativi e andate a controllarne i costi: con un minimo di attenzione migliorerete sensibilmente la performance del vostro portafoglio personale.

Cari risparmiatori, prestiamo quindi la dovuta attenzione quando selezioniamo un prodotto per il nostro portafoglio: guardando ai costi, possiamo migliorare il risultato dell’investimento in modo certo. Finanza personale di base!

 



1 – #ABCFinanza: cosa cambia tra SGR, SICAV e fondi comuni d’investimento?
2 – Acquisto e tassazione degli ETF, rispondiamo alle vostre domande
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4 – #ABCFinanza: tutto quello che devi sapere per investire in ETF

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