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Parlare di soldi ai bambini: ecco perché (e come) farlo

Parliamo spesso dell’importanza dell’educazione finanziaria per diventare investitori consapevoli e vi avremo ribadito decine di volte il fatto che per iniziare a occuparsi dei propri risparmi non è mai troppo presto. Ebbene, sull’onda lunga di queste raccomandazioni, oggi vi diciamo che il tema del risparmio potrebbe (anzi, dovrebbe) essere introdotto anche ai bambini.

Certo, il funzionamento del denaro e ancora di più quello dei mercati finanziari sono argomenti piuttosto complessi, ma con le parole giuste si possono affrontare anche con i più piccoli. Del resto, il denaro fa parte della vita quotidiana ed è importante che per i bambini non appaia come una cosa solo “dei grandi” o, peggio, come un tabù.

Insomma, che si tratti di assistere con i genitori alla spesa settimanale, di ascoltare conversazioni sulle bollette o sulla provenienza del denaro, tutti gli spunti possono essere preziosi: il denaro dovrebbe essere un argomento come un altro, da trattare senza misteri, ma anche senza farlo diventare un’ossessione.

Inoltre, dato che shopping, operazioni bancarie e pagamenti delle bollette si fanno sempre più spesso online, sarebbe importante parlare con i bambini anche di sicurezza dei pagamenti online.

 

Dare “il buon esempio”, prima di tutto

Anche perché, come rileva una recente analisi di Lloyds Banking Group, trasmettere ai figli abilità e conoscenze in merito alla gestione dei risparmi è importante per evitare che, in età adulta, si trovino ad affrontare problemi economici e ansia legata alle proprie finanze.

E del resto gli adulti sembrano essere abbastanza consapevoli circa l’importanza di educare la propria prole al rispetto e a una corretta gestione del denaro. Stando a uno studio condotto dall’istituto di credito britannico su dati di YouGov, l’83% dei genitori intervistati sostiene che la prima cosa che i figli dovrebbero imparare circa la gestione del denaro sia la capacità di risparmiare.

Ciò detto, la domanda sorge spontanea. Come insegnare ai figli (più o meno piccoli) il valore del denaro? Esattamente come succede quando si cerca di insegnare loro la buona educazione, il rispetto delle regole e così via, l’arma più potente nelle mani di un genitore è il buon esempio. Molto più delle parole valgono i fatti: se un bambino cresce in un ambiente in cui i risparmi vengono gestiti con attenzione, inevitabilmente “assorbirà” un simile approccio.

 

 

Qualche dritta per insegnare ai figli il valore del denaro

Ma al netto di questo ci sono alcuni accorgimenti che si possono adottare per far capire a bambini e ragazzi l’importanza del risparmio.

Tanto per cominciare, oltre alle parole sarebbe bene lasciare che i più piccoli siano messi nelle condizioni – compatibilmente con la loro età – di prendere delle decisioni su come spendere – o risparmiare – i propri soldi, per “imparare sul campo” a gestire le proprie finanze.

E qui – rileva sempre lo studio di Lloyds – la maggior parte dei genitori è già d’accordo, con l’87% degli intervistati convinto che i figli debbano usare il proprio denaro per acquistare o contribuire a comprare oggetti come videogiochi e giocattoli. E il 50% sostiene che dovrebbero farlo prima dei 12 anni.

Insomma, avere qualche soldino da gestire potrebbe essere utile. Lo conferma anche un recente articolo di Morningstar, redatto con il contributo di due esperte – Carole Hodorowicz, Audience Engagement Associate, e Christine Benz, director of personal finance di Morningstar – che stilano una lista di buone abitudini da insegnare ai bambini.

Ebbene, il primo consiglio è quello di responsabilizzare i figli su come spendere (o risparmiare) un regalo in denaro ricevuto da un parente, parlandone insieme e valutando se sia davvero il caso di acquistare l’ennesimo giocattolo/videogioco/accessorio o se sia invece meglio mettere da parte quei soldi per il futuro.

La seconda dritta, direttamente collegata al discorso appena fatto, è quello di dare una paghetta ai figli: “dare ai bambini un budget a cui attenersi può aiutare a influenzare un processo decisionale intelligente e a imparare a prendere le proprie decisioni finanziarie in termini di costi e benefici”, spiegano le esperte.

Morningstar suggerisce anche di cercare di instillare nei figli il concetto della pianificazione finanziaria e di disinnescare la tendenza a confrontarsi con gli altri. E, per finire, una volta che i figli sono abbastanza grandi da guadagnarsi da vivere, sarebbe importante insegnare loro a dare (in beneficienza, a una non profit ecc).

 

Come si comportano le famiglie italiane?

Fin qui i consigli. Ma cosa fanno, nel concreto, le famiglie del Belpaese? Prova a rispondere un’indagine della piattaforma e-learning GoStudent in collaborazione con la banca online N26, realizzata in occasione del “Mese dell’Educazione finanziaria” e condotta su un campione di famiglie con figli della Generazione Z (figli nati tra il 1997 e il 2012) e Alpha (i nati dopo il 2012).

Ne emerge che la paghetta è in effetti una pratica ampiamente diffusa anche qui da noi, con quasi 7 genitori italiani su 10 (66%) che danno un po’ di denaro ai propri figli per abituarli a fare qualche spesa in autonomia e responsabilizzarli. Nel dettaglio, il 40% dei genitori dà la paghetta con cadenza settimanale, mentre il 22% lo fa su base mensile e il 22% non ha concordato una frequenza prestabilita. Il 15% dei genitori infine dà la paghetta su richiesta, in base alle esigenze dei figli e l’1% la dispensa quotidianamente.

Quanto all’entità di questa paghetta, per 4 ragazzi su 10 – specialmente gli adolescenti tra i 14 e i 16 anni – siamo tra i 10 e 20 euro a settimana. Solo il 10% prende più di 50 euro ogni settimana e si tratta prevalentemente dei ragazzi dai 17 anni in su.

Infine, il 45% dei genitori che hanno preso parte al sondaggio di GoStudent e N26 dà la paghetta a prescindere dal rendimento scolastico, mentre l’11% la calibra proprio in base alle performance nello studio. Niente soldi, quindi, se i figli vanno male a scuola.

Quanto all’utilizzo di questo denaro da parte dei ragazzi, il 99,5% dei genitori intervistati dice di sapere cosa fanno i propri figli con la paghetta: nello specifico – dicono i genitori – oltre il 50% la destina alle uscite con gli amici, mentre il 16% la usa prevalentemente per acquistare libri, videogiochi, film e musica. Più del 25%, infine, ne accantona regolarmente almeno una parte.

 


 

Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

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