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Scorte e approvvigionamenti ostaggio dell’effetto frusta

Semiconduttori. Microchip. Gas naturale. Negli ultimi due anni, il mondo ha sofferto tutta una serie di shock lungo tutta la catena degli approvvigionamenti di materie prime, intermedie e finite.

La spiegazione, come vi abbiamo raccontato in riferimento al gas naturale, risiede in parte nella ripresa post-pandemica1: non ce n’è abbastanza per alimentare il riavvio delle attività. Ma intervengono anche altri fattori, come vi abbiamo detto: per esempio, la transizione energetica che stiamo tutti molto faticosamente tentando di consolidare.

Dietro agli shock nelle catene di approvvigionamento, però, c’è anche un fenomeno economico/comportamentale che aiuta a spiegare come mai le cose, a un certo punto, prendano una piega molto antipatica molto rapidamente: è quello che Quartz, in una newsletter della serie “Quartz Weekly Obsession”, chiama “effetto bullwhip”.

O anche effetto frusta.

 

Psicologia applicata ai magazzini: l’effetto frusta

In sostanza, l’effetto frusta porta alla nostra attenzione un fatto molto chiaro e spesso molto trascurato.

Mutamenti anche molto modesti nella domanda finale di certi beni possono provocare ripensamenti e rimaneggiamenti, nella lista delle priorità dei fornitori, che amplificano la loro portata man mano che si risale la catena dell’approvvigionamento.

Come si applica questo principio a quanto abbiamo sotto gli occhi oggi? Tra crisi occupazionale Covid-correlata, spese di stimolo di banche centrali e governi, aumento del lavoro a distanza e un panorama sempre mutevole di chiusure e riaperture, l’economia globale sta assistendo a imponenti mutamenti nella spesa dei consumatori. Ma l’effetto frusta ha reso assai difficile, per i produttori, tenere il passo con queste oscillazioni.

Non è un tema nuovo: come ricorda Quartz, gli economisti ragionano sulle conseguenze dell’effetto frusta fin dagli anni Sessanta, dal momento che esso costituisce fonte di costante preoccupazione per i manager della catena dei rifornimenti.

 

Come funziona, esattamente, l’effetto bullwhip?

L’effetto bullwhip – o frusta, per l’appunto – descrive il modo in cui gli stop&go della domanda finale producono una sorta di onda d’urto che si propaga lungo una qualunque catena di approvvigionamento.

Questo essenzialmente per tre ordini di motivi.

Persone diverse controllano segmenti diversi di una catena di approvvigionamento: il direttore di un negozio di alimentari lavora separatamente dal proprietario di un distributore di alimenti all’ingrosso, il quale a sua volta lavora separatamente dal direttore di una fabbrica di beni alimentari.
Queste persone spesso non comunicano bene tra di loro. Il direttore di una fabbrica ha informazioni limitate sulle vendite dei singoli negozi, e il direttore di un negozio sa poco del processo produttivo in una fabbrica.
Ogni persona tenta in ogni caso di bilanciare il suo stock di merci. Nessuno vuole ordinare o produrre troppo di un bene, ma nessuno vuole nemmeno averne troppo poco.

 

 

Ed ecco che subentra l’effetto bullwhip, o frusta che dir si voglia. Il quale, in pratica, ci dice che i manager tendono a reagire eccessivamente ai cambiamenti della domanda al dettaglio.

A questo punto, la newsletter di Quartz cita un esempio che arriva da tre professori della Stanford Business School: Hau L. Lee, V. Padmanabhan e Seungjin Whang, che coniarono l’espressione “effetto bullwhip” in uno studio del 1997 che descrisse un fenomeno riscontrato alla Procter & Gamble2 .

Tra parentesi, va comunque precisato che il primo a descrivere l’effetto bullwhip fu il professore del MIT Jay Wright Forrester: per questo per decenni l’effetto frusta è stato noto ai più semplicemente come “effetto Forrester”.

Ma dicevamo della P&G.

 

Che cosa accadde alla Procter & Gamble?

I dirigenti dell’azienda notarono forti oscillazioni negli ordini all’ingrosso di prodotti Pampers, nonostante le vendite al dettaglio fossero relativamente stabili. Si resero quindi conto che, quando le vendite salivano un po’, i dettaglianti ordinavano un certo “extra” di prodotti ai loro fornitori all’ingrosso per evitare di esaurire le scorte. Poi, quando le vendite calavano, i dettaglianti tagliavano in modo deciso i loro ordini.

Schematizzando, quando entra in scena l’effetto frusta accade quanto segue.

All’epoca, i tre autori lo chiamarono “effetto frusta” perché ricorda la mossa con cui un mandriano, agitando appena il polso, riesce a far volare in aria la sua frusta per diversi metri: allo stesso modo, spiegano gli autori di Quartz, ai consumatori basta cambiare di poco le abitudini di spesa per indurre le fabbriche a modificare in maniera incisiva la produzione.

Contribuendo così a mandare in cortocircuito le varie catene di approvvigionamento.

 



1. Gas naturale, perché la crisi energetica ci riguarda molto da vicino?
2. The Bullwhip Effect in Supply Chains

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Ultimo commento
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    Molto interessante, sembra che l’effetto sia simile a quello che si ha quando si creano dei rallentamenti e delle accelerazioni nel traffico stradale unicamente a causa delle (sovra)-reazioni degli attori/guidatori e che porta anche una semplice “perturbazione” a causare un blocco (temporaneo) del traffico.
    Una interessante simulazione di questa dinamica si trova a questo interessante sito:
    https://traffic-simulation.de/ring.html

    E’ possibile che alla base ci siano dinamiche rappresentate da modelli e equazioni simili.

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