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Bollettino AO | Brexit, dopo il voto riparte il countdown

I fatti salienti della settimana

Elezioni UK, stravincono Boris Johnson e la Brexit. Come da attese, Boris Johnson ha stravinto le elezioni. “Andremo avanti con la Brexit senza se e senza ma, usciremo il 31 gennaio uniti”, ha detto Johnson all’indomani del voto.

Ma la saga Brexit non finirà davvero il 31 gennaio: a partire da quella data, infatti, inizierà un periodo di transizione che durerà almeno fino alla fine del 2020. Durante questo periodo, la situazione rimarrà com’è ora, per quanto riguarda leggi e accordi internazionali. Il Regno Unito continuerà di fatto a far parte dell’UE, pur non essendolo più formalmente.

Per il primo ministro Johnson inizierà una corsa contro il tempo per negoziare una nuova relazione commerciale con l’UE nel giro di 11 mesi: servirà un compromesso tra il desiderio di autonomia dalle norme UE incarnato da BoJo e la necessità di accedere al mercato unico.

Il voto rafforza l’asse UK-USA, ma indebolisce l’unione interna: i risultati, infatti, aprono l’ipotesi di un referendum in Scozia.

La Cina sente il peso dei dazi. Le esportazioni totali a novembre sono diminuite dell’1,1% rispetto a un anno fa. E le spedizioni verso gli Stati Uniti sono crollate del 23%: il peggior risultato da febbraio e il 12esimo declino mensile consecutivo.

A novembre, poi, l’inflazione cinese è salita al 4,5% contro il 3,5% di ottobre (gli analisti prevedevano 4,3%). Ma l’aumento potrebbe ormai essere vicino al picco, scrive Bloomberg Economics.

Ma la distensione è in vista? Secondo indiscrezioni, il presidente USA Donald Trump ha dato il via libera all’intesa raggiunta dai negoziatori di Stati Uniti e Cina, che evita l’entrata in vigore dei nuovi dazi americani su 160 miliardi di dollari di prodotti cinesi il 15 dicembre. L’accordo deve essere formalizzato, con l’ok di Pechino e la firma ufficiale.

La Fed resta alla finestra. Non toccherà i tassi di interesse, né intende farlo per tutto il 2020, dato il contesto persistente di inflazione bassa. Fed funds invariati dunque nel range compreso tra l’1,5% e l’1,75%. Il FOMC si aspetta ora un PIL statunitense in crescita del +2,2% nel 2019 (+2%, +1,9% e +1,8% negli anni successivi).

BCE, Lagarde nel solco di Draghi. Nella sua prima riunione di politica monetaria, la presidente della Banca Centrale Europea ha confermato i tassi ai minimi storici e il Quantitative Easing a 20 miliardi al mese di acquisti, finché sarà necessario per far ripartire l’inflazione.

Sorpresa: i tedeschi sono più fiduciosi. L’indice ZEW sulla fiducia degli investitori tedeschi è balzato a dicembre a quota 10,7 dal -2,1 del mese precedente, contro attese che lo davano a zero.

 

 

Come si sono mossi i mercati

Brexit, piace la fine dello stallo. Agli investitori l’esito del voto UK sembra andare a genio, perché fa chiarezza sulle sorti della Brexit (niente secondo referendum) e sulla parte politica che sarà chiamata a gestire l’uscita, con un mandato a Johnson nettamente più forte e convinto di quello che si vide riconoscere Theresa May nel giugno del 2017.

Da segnalare lo sprint dell’azionario globale in scia alle prime indicazioni sull’accordo di fase 1 tra Stati Uniti e Cina che pare (stavolta davvero) più vicino.

Attenzione allo spread Grecia-Italia. Martedì 10 dicembre, per la seconda volta nelle ultime settimane, la differenza di rendimento tra titolo greco e titolo italiano si è confermata negativa.

Anche il valutario reagisce al voto UK. Maggior guadagno intraday della sterlina contro il dollaro dall’aprile del 2017. La divisa inglese ha avuto un rialzo importante anche nel cambio con l’euro. Da segnalare lo yuan cinese, che in settimana ha messo a segno il guadagno maggiore in un anno.

Petrolio in rialzo. Quotazioni in ripresa dopo la decisione OPEC+ sull’ulteriore riduzione della produzione e dopo l’annuncio sull’accordo preliminare sui dazi.

 



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I market movers della prossima settimana

Lunedì attenzione ai PMI dell’area euro, della Germania, della Francia, del Giappone, del Regno Unito e degli Stati Uniti. A proposito di Regno Unito: verso la metà della settimana l’attenzione si concentrerà sul mercato del lavoro, l’inflazione, i prezzi delle abitazioni e le vendite al dettaglio.

Giovedì, poi, la Bank of England e la Bank of Japan daranno indicazioni di politica monetaria. Chiudiamo con la Cina, dove ci si concentrerà sulle vendite al dettaglio, sulla produzione industriale e sugli investimenti tecnici.

 


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