I fatti salienti della settimana
Dal negoziato al colpo di mano. A sorpresa, e con le trattative in corso, sul finire della settimana il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato un nuovo balzello del 10% su 300 miliardi di dollari di importazioni cinesi dal primo settembre (con possibilità di portarlo poi fino al 25%).
Motivo: i colloqui non procedono abbastanza velocemente.
La Cina s’è detta pronta alle “necessarie rappresaglie”.
Ma ce n’è anche per l’Europa. Mentre scriviamo questo bollettino, si attende un annuncio a proposito delle relazioni commerciali con il Vecchio Continente. Annuncio che dovrebbe arrivare attorno alle 19:00 ora italiana di venerdì 2 agosto.
Il gioco si fa duro per Johnson. Il governo del primo ministro UK Boris Johnson si è insediato. E il gabinetto di crisi sulla Brexit si è riunito per la prima volta.
Il successore della May vorrebbe un nuovo accordo con l’UE, l’UE ha risposto che l’unico accordo possibile è quello raggiunto con la May (pluribocciato dal Parlamento UK), Johnson ha ribadito che il 31 ottobre il Regno Unito può lasciare l’UE anche senza deal.
Ma non è affatto così semplice. A meno di tagliare fuori dai giochi il Parlamento UK – opzione che al momento appare assai poco probabile – ogni mossa del governo inglese (nuovo deal o no deal) dovrà per forza passare per la ratifica parlamentare.
E c’è una novità: a seguito di un appuntamento elettorale straordinario nel Brecon e Radnorshire, la maggioranza che appoggia Johnson nella Camera dei Comuni si è ridotta a un solo seggio.
La Fed taglia, ma resta sotto pressione. Com’era largamente atteso, il 31 luglio la Fed ha annunciato il primo taglio dei tassi dal dicembre 2008: il costo del denaro ora è al 2-2,25%, in calo di 25 punti base dal livello pre-meeting. A sorpresa interrotto anche il processo di riduzione del bilancio, il Quantitative Tightening.
Ma per Trump, che da tempo batte i piedi per una politica monetaria nettamente più espansiva, non basta. “Il mercato voleva sentire che questo era l’inizio di un lungo e aggressivo ciclo di riduzione dei tassi”, ha twittato. “Stiamo vincendo comunque, ma certamente non sto ricevendo molto aiuto dalla Fed”.
Intervento al ribasso anche per Turchia e Russia. La banca centrale turca ha tagliato i tassi dal 24% al 19,75% nella prima riunione dopo l’allontanamento dell’ex governatore sancito dal presidente Erdogan proprio per il mancato abbassamento del costo del denaro. Decisione analoga anche per la Russia, dove il tasso è passato dal 7,5% al 7,25%.
BoE e BoJ confermano la politica accomodante. Dal Regno Unito, la Bank of England conferma i tassi allo 0,75% e il QE in corso, ma taglia le stime di crescita del PIL per il 2019 all’1,3% annuo rispetto al precedente 1,5%. Conferma dei tassi e del QE anche dal Giappone, con un monito: dopo sei anni di aggressiva politica accomodante e quasi quattro anni di tassi negativi “le munizioni stanno per finire”.
Cina, economia sotto pressione. Il PMI manifatturiero cinese si è attestato a 49,7 punti a luglio, ancora in territorio negativo ma meglio dei 49,6 attesi. Secondo Bloomberg Economics, la guerra commerciale con gli Stati Uniti terrà questo indice sotto pressione.
Altro indicatore da monitorare sono i profitti aziendali. Nuovi segnali di rallentamento, intanto, dal fronte della crescita dell’area euro.
Come si sono mossi i mercati
Malumore diffuso per i dazi. Settimana movimentata per i listini azionari, che dopo l’attesissimo taglio operato dalla Fed hanno risentito dell’annuncio di nuovi dazi sulle merci cinesi da parte degli States. A tutto questo si aggiungono le recenti tensioni diplomatiche tra Giappone e Corea del Sud.
Spread di nuovo sui 200. E venerdì è tornata a salire la differenza di rendimento tra BTP e Bund, sui 200 punti base.
Il dollaro cala e l’euro recupera. Dopo la debolezza che ha fatto seguito alla riunione della Fed e i minimi da maggio del 2017, a metà della giornata di venerdì 2 agosto l’euro ha recuperato nel cambio con il dollaro USA approfittando della nuova fiammata commerciale tra Cina e Stati Uniti.
Minimo da due anni in settimana per la sterlina contro il dollaro USA.
Effetto Trump anche sul petrolio. Tracollo del petrolio dopo l’annuncio di Trump. Poi le quotazioni di entrambe le qualità – Brent e WTI – hanno tentato il rimbalzo.
Market movers della settimana
Negli Stati Uniti l’attenzione sarà concentrata sull’ISM non manifatturiero, sul PMI servizi e composito rilevato da Markit (lunedì 5 agosto) e sull’indice dei prezzi alla produzione (9 agosto).
Nel Regno Unito focus sul PMI servizi e composito (5 agosto), sul PIL nel secondo trimestre, con la variazione trimestrale e annuale (venerdì 9 agosto), e sulla produzione industriale e manifatturiera (sempre il 9).
Altro market mover interessante da monitorare sarà il Prodotto Interno Lordo giapponese nel secondo trimestre. In Cina fari puntati sul PMI composito e servizi rilevato da Caixin (5 agosto), sulla bilancia commerciale (8 del mese), sull’indice dei prezzi al consumo e su quello dei prezzi alla produzione (9 agosto).