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Bollettino AO | Il coronavirus risveglia l’Orso dal letargo

I fatti salienti della settimana

Orso, che fine avevi fatto? No, non è la Masha del noto cartoon a domandarlo. Siamo noi, investitori e osservatori dei mercati, attoniti e sbigottiti di fronte a una settimana come quella che si avvia alla chiusura: all’insegna di cali belli pesanti, con un rimbalzone venerdì dopo che sia l’UE, aprendo alla flessibilità, sia gli Stati Uniti, con l’approssimarsi di un accordo bipartisan sulle misure per contrastare l’emergenza coronavirus, hanno battuto colpi molto chiari. Intanto, però, l’Orso s’è risvegliato.

Trump non ha aiutato. Nella settimana in cui l’OMS ha detto che quella di coronavirus si può ormai considerare pandemia, il presidente USA ha comunicato il blocco di tutti i voli dall’Europa (Gran Bretagna esclusa) per 30 giorni, assicurando che gli USA faranno di tutto per fronteggiare quello che ha definito “il virus straniero”.

Contagio ai massimi livelli. E mentre il primo ministro canadese Justin Trudeau è in autoisolamento dopo che sua moglie è risultata positiva al coronavirus, negli States ha suscitato qualche preoccupazione la notizia della positività al test dell’addetto stampa del presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Pochi giorni prima aveva incontrato Trump. Virus straniero ma non troppo?

Italia in lockdown. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha esteso a tutta Italia le misure imposte alla Lombardia e a 14 province del Nord Italia: in primis le forti limitazioni agli spostamenti, che dovranno essere giustificati da “esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute”. Altrimenti si resta a casa.

Poi, un’ulteriore svolta: in tutto il Paese chiusi fino al 25 marzo tutti gli esercizi commerciali tranne quelli di prima necessità (alimentari e farmacie).

La pandemia è anche economica. Le ripercussioni ci saranno e non saranno di poco conto, non solo in Italia. Per questo molti governi già parlano di piani di stimolo eccezionali. Da noi il governo ha stanziato fino a 25 miliardi di euro, con una prima tranche da 12.

Il pacchetto porterà il rapporto deficit/PIL vicino al livello di guardia del 3%. Da vedere se l’UE approverà la cosa. Ma per fortuna intanto possiamo contare sulla BCE. O no?

Lagarde butta benzina sul fuoco. Giovedì 12 marzo la BCE ha annunciato le sue misure per contenere i danni economici dovuti al COVID-19: potenziamento del quantitative easing, con un piano di nuovi acquisti per 120 miliardi di euro entro l’anno, e nuova tranche di prestiti alle banche per supportare la liquidità. Ma niente ritocchi ai tassi.

Una risposta giudicata insoddisfacente dagli investitori azionari, che in Europa hanno risposto con cali a due cifre (quasi -17% per il nostro Ftse MIB), mentre lo spread BTP-Bund è volato oltre i 260 punti.

Ma Lagarde è finita nel mirino anche per aver sostenuto che non è compito della BCE ridurre gli spread (“not here to close spreads”). Allontanandosi così dalla filosofia del “whatever it takes” del predecessore Mario Draghi.

Menomale che c’è l’UE. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si è detta pronta ad aiutare il nostro Paese “per qualsiasi cosa sia necessaria”. Von der Leyen ha assicurato “massima flessibilità nell’applicazione del Patto di Stabilità e per gli aiuti di Stato destinati a far fronte alle conseguenze del coronavirus”. La Commissione UE ha aperto alla possibilità di chiedere al Consiglio l’attivazione della clausola anti-crisi del Regolamento 1466/97 sulla sorveglianza dei bilanci, che di fatto sospende gli aggiustamenti in caso contrazione severa dell’economia.

In una lettera al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, poi, i commissari Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni hanno assicurato che “ogni misura una tantum sulla spesa, decisa in relazione alla risposta alla pandemia, sarà esclusa per definizione dal computo del deficit strutturale e non ne sarà tenuto conto quando si valuterà la conformità con lo sforzo fiscale richiesto nell’ambito delle regole esistenti. Inoltre, la Commissione UE valuterà ogni possibile richiesta sotto la clausola eventi imprevisti, usando il massimo della flessibilità delle regole UE”.

Deludente Fed. La banca centrale USA ha annunciato l’immissione di 1.500 miliardi di dollari nel sistema monetario: ma ciò non è bastato a tranquillizzare gli investitori. Poi, venerdì 13, la Fed di New York ha annunciato l’acquisto di 33 miliardi di dollari in titoli di Stato USA, come misura d’emergenza per contrastare gli effetti sui mercati della diffusione del coronavirus.

 

 

Taglio strong in casa BoE. La Banca d’Inghilterra ha tagliato il tasso d’interesse dallo 0,75% allo 0,25%. In settimana il cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak ha presentato il nuovo piano economico, che prevede 80 miliardi di sterline di investimenti per i prossimi cinque anni. Piccolo dettaglio: mancano le proiezioni sull’impatto del coronavirus.

Altro? Ah, sì: le primarie USA.Joe Biden si è imposto anche nell’“edizione ridotta” del Super Tuesday di martedì 10 marzo, ma il suo rivale Bernie Sanders ha detto che non si ritirerà dalla corsa per la nomination democratica. Entrambi hanno denunciato l’inadeguatezza dell’amministrazione Trump nella gestione dell’emergenza coronavirus.

 

Come si sono mossi i mercati

Orso scatenato. Al panic selling di inizio settimana è subentrato, come dicevamo, il risveglio del temibile Orso, incattivito giovedì dalle dichiarazioni di Christine Lagarde.

Nella giornata di lunedì, sette importanti benchmark azionari in Europa – oltre al nostro Ftse MIB, il Ftse100, l’Ibex, l’EuroStoxx50, il Dax, il Cac40 e lo Stoxx600 – sono entrati nel famigerato “bear market”. Un ingresso ufficializzato in seguito dal -20% del Dow Jones. Fine del mercato Toro, che durava dal 2009. Poi, appunto, venerdì 13 marzo il tentativo di cambiare rotta. Volatilità in Europa e Stati Uniti a livelli comparabili con il 2008 e il 2011.

Settimana “no” per il petrolio. L’oro nero ha iniziato la settimana con un calo di oltre il 30%, una cosa che non si vedeva dalla guerra del Golfo nel 1991. A monte, la rottura dell’alleanza Arabia Saudita-Russia, consumatasi al vertice OPEC del 5 e 6 marzo, sui tagli alla produzione, a cui la Russia ha detto no. In risposta, Riad ha annunciato un incremento dell’estrazione e una politica di forti sconti.

Beni rifugio protagonisti. Il rendimento dei Treasury decennale è sceso sotto lo 0,5%, quello del titolo trentennale sotto lo 0,9%: per la prima volta nella storia, l’intera curva dei rendimenti USA si è posizionata sotto l’1%. Corsa all’oro.
 

I market movers della settimana

Mercoledì in calendario la riunione della Fed. Per capire se e quanto il coronavirus ha già “infettato” l’economia, focus anche sugli indicatori anticipatori come lo US Empire Manufacturing Index (lunedì 16 marzo) e sui termometri del sentiment, come lo ZEW tedesco (appuntamento giovedì 19).


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