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Bollettino AO | Il risiko dei dazi

Bollettino AO 22 giugno 2018

I fatti salienti della settimana

Il risiko dei dazi. La settimana si è aperta con il presidente USA Donald Trump che, dopo aver detto sì a tariffe del 25% su 50 miliardi di importazioni cinesi, ha fatto sapere di aver incaricato l’Ufficio del Rappresentante Commerciale di stilare una lista di prodotti made in China per un ammontare di 200 miliardi di dollari da tassare al 10% e ha minacciato di individuarne altri 200 miliardi se la Cina si azzarda a replicare.

Il ministero del Commercio cinese ha dichiarato che se esce questa lista la Cina “intraprenderà azioni estese e reagirà vigorosamente”.

La Commissione Europea, dal canto suo, ha adottato il regolamento che predispone misure di riequilibrio per reagire ai dazi USA su acciaio e alluminio: misure che “colpiranno immediatamente una lista di prodotti del valore di 2,8 miliardi” e che sono in vigore dal 22 giugno. Il tema dazi sarà sul tavolo del Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno.

La crisi dei migranti. E proprio il Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno dovrà essere risolutivo e soddisfacente per tutti (obiettivo ambizioso) sulla crisi dei migranti, altrimenti la cancelliera tedesca Angela Merkel si troverà a dover gestire una crisi di governo di rimarchevoli proporzioni. In settimana, infatti, il partito conservatore CSU si è riunito per decidere quale linea tenere nei confronti del governo e alla fine ha concesso alla Merkel due settimane di tempo per arrivare a una risposta coordinata a livello europeo: la deadline coincide non a caso con il summit di fine mese.

Intanto, l’accordo di massima Germania-Francia su migranti e integrazione europea preparato in vista del pre-vertice di domenica 24 giugno è stato accantonato dopo le vigorose proteste dell’Italia e un ennesimo scontro al vetriolo tra il presidente francese Emmanuel Macron e il nostro governo.

Banchieri centrali a confronto. Erano stati i protagonisti della settimana scorsa, sono tornati al centro della scena anche questa settimana. I banchieri centrali sono intervenuti all’ECB Forum of Central Banking in Portogallo. Il presidente della BCE Mario Draghi ha ribadito che l’economia dell’Eurozona è in crescita, ma a un ritmo più basso e per ora sotto le attese, che l’incertezza condiziona lo scenario e che il quantitative easing si chiuderà sì a dicembre, ma se i dati confermano le stime sull’inflazione.

Il governatore della Banca Centrale del Giappone Haruhiko Kuroda ha detto che l’economia nipponica “è migliorata significativamente negli ultimi cinque anni e non è più in deflazione, ma gli sviluppi dei prezzi sono rimasti relativamente deboli”. Il numero uno della Federal Reserve Jerome Powell ha ribadito la necessità di un rialzo graduale dei tassi.

A proposito di Europa e Giappone. Secondo la stima flash, l’Indice IHS Markit PMI composito dell’Eurozona di giugno è salito a 54,8 da 54,1 di maggio. Meglio di maggio, ma comunque la seconda più debole evoluzione degli ultimi 17 mesi. Migliorato il dato flash PMI delle attività terziarie, a 55 punti dai 53,8 di maggio e ai massimi da quattro mesi, mentre l’indice PMI manifatturiero della zona euro è sceso a 55 punti dai 55,5 a maggio, registrando i minimi in 18 mesi.

Quanto al Giappone, in settimana sono usciti i dati sul deficit commerciale, salito oltre le attese, sul PMI manifatturiero, a 53,1 punti a giugno dai 52,8 di maggio, e sull’inflazione a maggio, stabile al +0,7% annuo.

L’intervento del ministro Tria. In settimana si è guadagnata i riflettori anche la relazione del ministro dell’Economia Giovanni Tria alla Camera sul Documento di Economia e Finanza (DEF), approvato a larga maggioranza.

Implementazione graduale del programma di governo, riduzione del rapporto debito/PIL, blocco dell’aumento dell’IVA e supporto degli investimenti, mentre è stata confermata la necessità di copertura delle spese e la collaborazione con l’Unione Europea in tema di deficit: insomma, una relazione rassicurante e di buon senso.

La Grecia fuori dall’emergenza. Dal 20 agosto la Grecia sarà fuori dal programma di aiuti varato dalla cosiddetta “troika” (Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea) dopo la crisi del debito esplosa nel 2010 e potrà così tornare a pieno ritmo sul mercato dei capitali. Lo ha annunciato l’Eurogruppo dopo un lungo incontro in occasione del quale i ministri delle Finanze dell’area euro hanno concluso che Atene ora può camminare da sola, vista l’economia più solida a valle delle riforme fiscali e strutturali attuate negli ultimi otto anni.

L’Eurogruppo ha concordato misure di alleggerimento del debito ellenico, in particolare l’estensione del tasso di rimborso, e concesso un’ultima tranche di aiuti da 15 miliardi di euro.

Notizie flash dai colossi mondiali. La Disney ha alzato a 71,3 miliardi di dollari l’offerta per gli asset della 21st Century Fox, su cui ha messo gli occhi Comcast. Intel, che stima un secondo trimestre da record, cerca un nuovo ceo dopo che Brian Krzanich si è dimesso. Ma soprattutto: l’amministratore delegato di Audi (gruppo Volkswagen) Rupert Stadler è stato arrestato in Germania nell’ambito dell’indagine sullo scandalo dei motori diesel, il cosiddetto “Dieselgate”.

Il pubblico ministero di Monaco, che ha dato la notizia, ha ritenuto che ci fosse un “rischio di occultamento delle prove”, che ha giustificato l’arresto. Il manager è stato sospeso in attesa di chiarimenti e sostituito da Abraham Schot. Profit warning infine per Daimler in scia alla possibile applicazione da parte della Cina di dazi sui SUV che la casa tedesca costruisce in USA.


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Grafico della settimana

Chi esporta di più? Cina, Stati Uniti e Germania sono i tre Paesi al mondo con il più alto valore di esportazioni di beni fisici (esclusi i servizi): una guerra commerciale, quindi, potrebbe creare problemi principalmente a loro. Importanti valori anche per alcuni Paesi del sud-est asiatico, le cui economie sono fortemente dipendenti dall’estero. L’Africa, al contrario, risulta ancora commercialmente isolata: solo pochi Paesi registrano valori rilevanti in termini di esportazioni.

Breve nota di lettura: nella cartina che vi proponiamo, i colori più scuri corrispondono ai valori più alti, mentre la sfumatura di blu chiarissima che vedete l’abbiamo associata a quei Paesi per i quali i dati sono inferiori ai 20 miliardi (e si può notare, come abbiamo accennato, che questa tonalità è praticamente maggioritaria nel continente africano).

Come si sono mossi i mercati

I dazi pesano (ancora) sulle Borse. Le tensioni commerciali hanno pesato, di nuovo, sugli umori delle Borse. All’inizio della settimana, la chiusura per festività di Shanghai e Hong Kong ha evitato a queste piazze di dover fare i conti con le notizie dagli Stati Uniti, ma il resto dell’area ha un po’ sofferto. Milano ha aperto invece all’insegna dello stacco delle cedole di cinque big – Exor, Poste Italiane, Snam, Terna e St – mentre nei giorni successivi ha dovuto fare i conti con le rinnovate ansie degli investitori sugli scenari politici italiani.

La politica stressa anche il BTp. Il 21 giugno lo spread BTp-Bund, che si era un po’ placato, è tornato a crescere: fra gli elementi che, secondo gli osservatori, potrebbero aver pesato c’è l’elezione dei presidenti delle commissioni parlamentari, che ha visto accedere ai vertici delle commissioni Bilancio della Camera e Finanze del Senato rispettivamente Claudio Borghi e Alberto Bagnai, entrambi della Lega ed entrambi non proprio “euro-aficionados”.

Il ministro Tria ha provato a placare le ansie degli investitori sottolineando che, secondo la linea del governo, la moneta unica non è in discussione. Ma il differenziale venerdì è comunque risalito intorno ai 240 punti base.

Euro/dollaro USA sull’1,17. Tornando al tema delle banche centrali, questa settimana si è riunita la Bank of England, che ha lasciato i tassi fermi allo 0,50%, ma è emerso che sono saliti a tre i membri favorevoli a un nuovo rialzo dei tassi (che probabilmente arriverà ad agosto).

Su questa notizia, la sterlina ha ripreso quota rispetto al dollaro USA trainando l’euro. Che comunque va a chiudere la settimana sull’1,17 contro il dollaro per effetto delle neopresidenze delle commissioni parlamentari italiane.

Vertice OPEC a Vienna, caos in Libia. Venerdì 22 giugno si è riunito a Vienna il vertice dell’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi che esportano petrolio. L’incontro, che si tiene semestralmente, aveva stavolta per oggetto la revisione al rialzo dei limiti alla produzione che sono in piedi da un anno e mezzo: i prezzi del barile che hanno ripreso quota e la situazione di due importanti esportatori come l’Iran e il Venezuela non li giustificano più.

Il summit ha chiuso peraltro una settimana in cui in Libia si sono consumati gli scontri tra l’esercito nazionale e gruppi rivali per il controllo di un’importante area petrolifera, considerata il polmone dell’economia del Paese. I danni provocati alle infrastrutture hanno rallentato le esportazioni. Negli Stati Uniti, le scorte settimanali di petrolio sono scese più delle attese.

 

In agenda

Di seguito, alcuni dei principali appuntamenti e dati macroeconomici della prossima settimana (fonte: Bloomberg).

Europa – Lunedì 25 giugno è atteso l’indice IFO sulla fiducia delle aziende in Germania, mentre giovedì 28 verrà pubblicato il bollettino della BCE e venerdì 29 attenzione al dato sulla variazione annuale dell’indice dei prezzi al consumo. Ma l’appuntamento clou è il Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno.

Stati Uniti – Lunedì 25 è in calendario l’uscita del dato sulle vendite di nuove abitazioni a maggio, mentre martedì un dato importante sarà il rapporto sulla fiducia dei consumatori a giugno. Mercoledì i principali ordinativi di beni durevoli a maggio e i contratti pendenti di vendita di abitazioni. Giovedì 28 giugno l’aggiornamento sulla variazione trimestrale del Prodotto Interno Lordo, riferito ai primi tre mesi dell’anno.

Gran Bretagna – Venerdì attenzione al dato sulla variazione trimestrale e annuale del PIL (primo trimestre).

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