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Bollettino AO | Indici macroeconomici e banche centrali: le Borse rimangono incerte

I fatti salienti della settimana

Economia eurozona in crescita. Finalmente una buona notizia: torna in fase di espansione la manifattura nella zona euro. L’Indice Pmi del settore è salito a 51,1 a luglio dal 47,4 del precedente mese di giugno. Lo segnala l’indice Markit secondo cui anche il settore dei servizi ha segnato un aumento nello stesso mese a 55,1 dal 48,3 di giugno. In crescita anche l’indice composito, che si è attestato a 54,8 dal 48,5 di giugno.

Stop ai dividendi. Da questa settimana è ufficiale: la Bce raccomanda alle banche dell’eurozona lo stop a dividendi e buyback fino a gennaio. La raccomandazione sui dividendi, spiega una nota di Francoforte, è un provvedimento che si conferma temporaneo ed eccezionale con la finalità di preservare la capacità delle banche di far fronte alle perdite e di sostenere l’economia. Dalla banca centrale arriva anche l’invito alle banche europee ad essere estremamente caute con le retribuzioni variabili.

Stress test superato. Sembra migliorare la situazione delle banche. I risultati degli stress test condotti dalla Bce hanno mostrato come gli 86 maggiori istituti dell’eurozona siano in una posizione di sicurezza di fronte ai contraccolpi economici della crisi-Covid. L’allerta, tuttavia, rimane alta.

La Fed non cambia. La Banca centrale americana conferma in settimana i tassi a zero: come nelle anticipazioni del mercato ha mantenuto invariati gli strumenti di politica monetaria decisi durante la pandemia, lasciando quindi i tassi di interesse fermi nell’intervallo tra lo 0 e lo 0,25%.

Imprese italiane sofferenti. L’Istat lancia l’allarme: in Italia è a rischio la sopravvivenza del 40% delle imprese; questo alla luce della denuncia da parte del 38,8% delle imprese italiane (pari al 28,8% dell’occupazione, circa 3,6 milioni di addetti, e al 22,5% del valore aggiunto, circa 165 miliardi di euro) dell’esistenza di fattori economici e organizzativi che mettono a rischio la loro sopravvivenza nel corso dell’anno.

Matrimonio all’italiana. Giunge in settimana la tanto agognata fusione tra Intesa San Paolo e Ubi banca. Dal matrimonio nasce la settima banca in Europa per ricavi. Le adesioni sono arrivate al 75,67%, non solo oltre la soglia minima (50% più una) che Ca’ de Sass aveva posto come condizione per portare a termine l’operazione, ma anche oltre il 66,6%, quota che assicura il controllo dell’assemblea straordinaria.

Spagna sotto pressione. Non solo l’aumento dei contagi, il Paese iberico deve fare i conti anche con l’aumento della disoccupazione nel mese di luglio. Alla fine del secondo trimestre, secondo l’Ufficio di Statistica iberico (INE), il tasso di disoccupazione si è infatti portato al 15,3% in rialzo dal 14,4% del primo trimestre, ma in ogni caso sotto le stime degli analisti, che si aspettavano un incremento al 16,7%.

Cashless society. Continua il percorso verso i pagamenti digitali. Da gennaio raddoppia l’importo per il quale non servirà il PIN. Lo hanno annunciato in una nota congiunta Bancomat, Visa e Mastercard che portano a 50 euro la soglia stabilita. Nel 2019, il mercato dei pagamenti con carta e sistemi di mobile payment – secondo l’Osservatorio Innovative Payments – si è attestato a 270 miliardi di euro, con una crescita annua del +11%.

Kodak cambia pelle. Kodak, storico pioniere della fotografia, decide di cambiare business. La società, da tempo in crisi, ha deciso di trarre vantaggio dalla crisi sanitaria e si dà alla produzione di farmaci generici. Sarà aiutata da un prestito governativo da 765 milioni di dollari concesso grazie al Defense Production Act, attivato dagli USA durante la pandemia. Il titolo guadagna un +400% a Wall Street.

Pil USA: record al ribasso. La voragine americana è sempre più profonda. Secondo il Dipartimento del Commercio americano, nel secondo trimestre il prodotto interno lordo è diminuito, su base annua, del 32,9%. Un dato catastrofico che non si registrava dal secondo dopoguerra. Crollano i consumi, ma anche export e investimenti.

 

 

Come si sono mossi i mercati

Borse europee in stand-by. Settimana di alti e bassi, anzi più bassi che alti. I listini europei guardano con preoccupazione alla crescita dei contagi in Spagna, Belgio, Bulgaria e Romania. Il colpo di grazia arriva con il calo record del Pil della Germania e degli Stati Uniti. I listini del Vecchio continente viaggiano sotto la parità, appesantiti dalle perdite della finanza, delle auto e delle Tlc.

Wall Street volatile. Listini americani in calo durante la settimana, solo nella giornata della Fed guadagnano qualcosina. Chiude in rosso il Dow Jones dopo i dati del Pil, che mostrano come gli Stati Uniti siano entrati ufficialmente in recessione nel secondo trimestre. L’economia a Stelle e Strisce ha infatti registrato il peggior calo dal 1947. Il Nasdaq resiste.

Listini asiatici contrastati. Sui mercati asiatici, già appesantiti dalla seduta negativa di Wall Street, si sono abbattute anche le tensioni tra Cina e Usa. Alti e bassi durante la settimana che ha visto forti cali non solo dell’indice Nikkei ma anche dello Shangai. Chiudono la settimana in recupero i listini cinesi.

Nuovi record dell’oro. Metallo giallo ai massimi da settembre 2011. Dopo aver sfondato quota 1.900 dollari all’oncia, ha aggiornato sui mercati asiatici un nuovo record a 1,961.50 dollari l’oncia. Si tratta di dislivelli che non si vedevano da settembre 2011.

Continua la corsa dell’euro. Continua il rafforzamento dell’euro: la moneta unica resta sopra quota 1,16 dollari e si posiziona in chiusura a 1,1826, dopo avere raggiunto i massimi da gennaio 2018.
 

Indici azionari
FTSE MIB -3.28%
S&P 500 1.16%
Euro Stoxx 50 -2.66%
Nasdaq Composite 3.31%
Shanghai 3.54%
Indici obbligazionari
Governativo Us 0.41%
Governativo Euro 0.27%
Corporate Investment Grade 0.23%
Spread Btp-Bund 152.3
Materie prime
Oro 1,961.50 (3.27%)
Petrolio Wti 40.16 (-2.66%)
Valute
Cambio Eur/Usd 1.1826 (1.38%)
Cambio Eur/Gbp 0.8987 (-1.37%)

Indici di mercato. Dati aggiornati ore 16.00 del 31/07/20

 

I market movers della settimana

Settimana per lo più a stelle e strisce. Si parte però lunedì con un dato europeo da tenere molto in considerazione dopo il crollo registrato questa settimana: l’Indice tedesco dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero di luglio, che dovrebbe lasciare sul terreno qualche punto percentuale. Stati Uniti alle prese con l’Indice ISM dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero sempre di luglio, risultato di un’indagine mensile condotta presso oltre 400 aziende in 20 settori diversi di 50 stati americani.

Si continua mercoledì nel Regno Unito con l’arrivo dell’indice PMI composito del mese corrente e l’Indice dei direttori degli acquisti del settore dei servizi, sempre di luglio.

Mercoledì si attendono negli USA: l’Indice ISM non manifatturiero (Lug) e il dato sulle scorte di petrolio greggio, che potrebbe rivelare qualche sorpresa.

Giovedì è il turno della Banca centrale inglese sui tassi d’interesse a breve termine: non si attendono novità.
Venerdì si chiude la settimana con i dati sul tasso di disoccupazione settimanale statunitense, previsto in crescita di un punto percentuale.

 


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