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Bollettino AO | Lampi di “coronaggedon” sui mercati

I fatti salienti della settimana

Motori al massimo. L’obiettivo è il medesimo per tutte le banche centrali: contrastare gli effetti economici della micidiale pandemia di coronavirus.

Così, la Fed ha tagliato i tassi di un punto percentuale, allo 0-0,25%, e ha lanciato un programma di Quantitative Easing da 700 miliardi di dollari. Poi ha annunciato un piano d’acquisto di obbligazioni corporate a breve termine per garantire la liquidità delle imprese.

La BCE, dal canto suo, ha varato un nuovo QE da 750 miliardi di euro, con acquisti di titoli del settore pubblico e privato. Una decisione giunta dopo un consiglio direttivo d’emergenza in conference call nella serata di mercoledì. Il programma comprenderà anche debito greco e commercial paper non bancari.

“Tempi straordinari richiedono azioni straordinarie”, ha scritto su Twitter la presidente Christine Lagarde, che ora assicura: non ci sono limiti al nostro impegno per l’euro.

La Banca del Giappone acquisterà 1 trilione di yen di titoli di Stato in un’operazione non programmata. La Banca d’Inghilterra ha ridotto i tassi allo 0,1% e annunciato un piano da 200 miliardi di sterline. L’autorità cinese, al contrario, ha deciso per ora di non toccare i tassi.

Non solo banche centrali. Anche i governi si rimboccano le maniche. Da noi, il consiglio dei ministri ha varato il decreto “Cura Italia” per il sostegno all’economia e al sistema sanitario nella lotta alla pandemia di coronavirus. Con i 25 miliardi autorizzati dal Parlamento, il piano punta ad attivare flussi fino a 350 miliardi.

Per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è una manovra “poderosa per proteggere famiglie, imprese e lavoratori”. In un’intervista al Financial Times, Conte ha anche chiesto all’UE di ricorrere al Meccanismo Europeo di Stabilità.

Il nostro governo, comunque, è in buona compagnia: in Europa Spagna, Francia, Germania e Regno Unito lavorano su piani d’emergenza, mentre negli Stati Uniti l’amministrazione Trump punta all’approvazione di un pacchetto monstre di stimoli economici.

Chiusi per coronavirus. Dalle ore 12:00 del 17 marzo l’Unione Europea ha chiuso le sue frontiere esterne per 30 giorni. Restrizioni all’ingresso che non riguarderanno i cittadini UE e i loro familiari, il personale di ricerca e sanitario impegnato nella lotta al coronavirus e i trasportatori di merci.

Da Bruxelles è arrivato il via libera al nuovo quadro temporaneo per gli aiuti di Stato. Attesa ora la proposta per la sospensione del Patto di Stabilità.

Effetti sull’economia. A gennaio e febbraio l’economia cinese è andata peggio di quanto gli analisti avevano previsto: rispetto all’anno precedente, la produzione industriale è andata giù del -13,5%, vendite al dettaglio diminuite del -20,5%.

Negli Stati Uniti, le vendite al dettaglio a febbraio sono scese dello 0,5%. In Germania, lo ZEW per il mese di marzo è crollato ai minimi storici: da 8,7 punti a -49,5 punti. In tutto questo, S&P prevede per il 2020 una crescita globale all’1-1,5%.

 

 

Come si sono mossi i mercati

Ed è subito isteria. Le Borse hanno vissuto un’altra settimana da dimenticare, con qualche balzo e, soprattutto, con una volatilità che non si vedeva dai tempi del crack della Lehman Brothers. Ma forse anche ai massimi di sempre.

Le mosse della Fed e delle altre banche centrali, così come i pacchetti annunciati dai governi e il sostegno assicurato dagli organismi internazionali, non sono bastate a compensare lo spaventoso flusso di notizie, tra contagi in aumento in Occidente, chiusure dei confini e lockdown di intere aree (ultima, la California): la recessione ora è lo scenario di base e ciò rende il mercato azionario estremamente ribassista.

Effetto Lagarde. Rendimenti in calo per i titoli di Stato dei Paesi europei con i conti meno solidi – dall’Italia alla Grecia – dopo che la BCE ha lanciato il suo programma da 750 miliardi di euro, per tenere sotto controllo i costi dell’indebitamento in una fase in cui i Paesi si preparano a incrementare la spesa per contrastare l’impatto del coronavirus.

Petrolio e le altre. La domanda di gas, petrolio ed energia elettrica è a livelli da dopoguerra. Anche se sul greggio ieri è arrivato il primo spiraglio di luce, quando il WTI ha fatto registrare la performance migliore di sempre con un rialzo di quasi 25 punti percentuali. A innescare gli ordini di acquisto sul petrolio è stato il presidente statunitense Trump, che ha fatto sapere che interverrà per sbloccare la questione Arabia Saudita-Russia.

Ma è affondato, nonostante l’intervento della Fed, anche il prezzo dell’oro, che conferma così la sua ambivalente natura di bene rifugio da una parte e commodity che come tutte le altre risente del contesto economico globale dall’altra.

Giù lo yen, su il dollaro. Lo scenario sempre più concreto di recessione globale ha penalizzato perfino lo yen, generalmente considerato un rifugio in mezzo allo stress dei mercati, anche in scia alla straordinaria richiesta di biglietto verde, che si è portato vicino al suo massimo da oltre tre anni. La sterlina è scesa perfino sotto il livello toccato nell’ottobre 2016, dopo il referendum sulla Brexit.

 



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I market movers della settimana

Negli USA l’attenzione si concentrerà sul PMI manifatturiero di marzo, previsto per martedì. Mercoledì sarà la volta degli ordinativi di beni durevoli.

Martedì si conoscerà anche il PMI manifatturiero preliminare dell’area euro, del Regno Unito e del Giappone. In Germania massima attenzione all’indice della fiducia delle imprese IFO, atteso per lunedì.

Giovedì in calendario la riunione della Bank of England.

 


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