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Bollettino AO | Le rassicurazioni non bastano: sell-off sulle banche nel Vecchio Continente

I fatti salienti della settimana

Ubs-Credit Suisse. Ubs ha accettato di comprarsi il Credit Suisse nell’ambito di un’operazione promossa dal governo e volta a contenere la crisi di fiducia sui mercati finanziari globali.

La banca svizzera ha quindi versato 3 miliardi di franchi per la sua ex rivale in un’operazione che include ampie garanzie governative e disposizioni sulla liquidità. Il prezzo per azione ha segnato un calo del 99% rispetto al picco raggiunto dal Credit Suisse nel 2007.

Attenti a quelle AT1. C’è un punto dell’operazione di salvataggio che ha destato turbamento: mentre gli azionisti riceveranno 3 miliardi di franchi svizzeri in azioni di Ubs, 16 miliardi di franchi svizzeri di obbligazioni Additional Tier 1 (AT1) subiranno l’azzeramento per decisione della Finma, l’autorità svizzera di vigilanza sui mercati finanziari.

In una situazione del tutto inedita, gli azionisti sono quindi passati avanti agli obbligazionisti. L’Eba, la Bce e la BoE hanno criticato l’approccio svizzero, sostenendo l’importanza di rispettare il sistema dei pagamenti a cascata.

Ed è di nuovo panico. Malgrado le autorità abbiano dato in lungo e in largo – negli Usa come in Europa – rassicurazioni sulla solidità del sistema creditizio, hanno destato preoccupazione la decisione di due banche tedesche (la Deutsche Pfandbriefbank e la Aareal Bank) di non rimborsare le imminenti scadenze di AT1 e la notizia delle indagini delle autorità Usa su Credit Suisse e Ubs e sugli eventuali legami con gli oligarchi russi.

A tutto ciò si aggiunge Deutsche Bank, che riscatterà in anticipo i titoli Tier 2 subordinati da 1,5 miliardi di dollari a tasso fisso con scadenza al 2028. Critica anche la situazione negli Stati Uniti, con gli investitori che stanno ritirando soldi dai depositi per investirli in fondi monetari.

 

 

Solo 25 punti base. Ma nel frattempo la Federal Reserve ha aumentato i tassi di interesse per la nona volta di fila, indicando possibili ulteriori rialzi.

Il Federal Open Market Committee ha votato all’unanimità l’incremento di un quarto di punto percentuale dell’obiettivo del tasso sui Fed Funds, portandolo a un intervallo compreso tra il 4,75% e il 5%, il più alto dal settembre del 2007, quando i tassi erano al loro massimo, alla vigilia della crisi finanziaria.

Sottostante, l’idea che le recenti turbolenze bancarie, pur rallentando l’economia, non si tramuteranno in un crollo finanziario più ampio.

Idem per la BoE. Anche la Banca d’Inghilterra, così come la Fed e (con mano più decisa) la Bce, ha portato avanti il rialzo dei tassi: dal 4% al 4,25%. È stato l’11esimo aumento consecutivo in 18 mesi, dopo che l’inflazione a febbraio è salita al 10,4% su base annua, sopra le stime che la davano al 9,9%.

Giappone pro-Ucraina. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida, in visita per la prima volta a Kiev dall’inizio dell’operazione russa, ha offerto un forte sostegno all’Ucraina e invitato il presidente Volodymyr Zelensky a partecipare al vertice del G7 che si terrà a maggio proprio in Giappone.

Kishida, ultimo leader di un Paese del G7 a visitare l’Ucraina da quando il Paese è stato attaccato più di un anno fa, ha compiuto il viaggio dopo essersi fermato a Nuova Delhi per fare pressione sul primo ministro indiano Narendra Modi affinché allenti i suoi rapporti con la Russia alla luce della guerra in Ucraina.

Sempre più amici. Il viaggio di Kishida è coinciso con la visita di tre giorni del presidente cinese Xi Jinping a Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che la Russia è pronta a discutere l’iniziativa della Cina per porre fine al conflitto in Ucraina.

Il viaggio a Mosca ha avvicinato i due leader e, secondo alcuni osservatori, ha segnato il tentativo più ambizioso di Xi nel ruolo di pacificatore.

 

Come si sono mossi i mercati

Panico bancario. I problemi del settore finanziario hanno continuato a dominare le prime pagine finanziarie, fino alla nuova ondata di panico di venerdì, con il comparto e i listini in rosso. In rialzo lo spread.

Giù euro e materie prime. Nella mattinata di venerdì in calo anche l’euro, dopo lo slancio ispirato dalla recente decisione della Federal Reserve, mentre i timori di una frenata economica hanno pesato sul petrolio e sul gas.

 

Indici azionari Performance settimanale Performance da inizio mese
FTSE MIB 2.31% -2.79%
MSCI Europe 1.11% -3.16%
S&P 500 -2.73% -4.08%
Nikkei 0.51% 1.38%
Shanghai Composite CSI 300 1.08% -3.31%
Indici obbligazionari Performance settimanale Performance da inizio anno
10-yr yield on Italian Bond (BTP) 4.08% 4.64%
10-yr yield on US Treasuries 3.43% 3.88%
10-yr yield on German Bund 2.23% 2.53%
10-yr yield on Eurozone bonds 2.23% 2.53%
Spread Btp-Bund 189.64 punti 128.69%
Materie prime Performance settimanale Performance da inizio mese
Oro 59.66 eur/gr (1.65%) 6.92%
Petrolio Wti 68.16 usd/barile (1.57%) -8.40%
Valute Performance settimanale Performance da inizio mese
Cambio Eur/Usd 1,0749 (2.54%) 2.77%
Cambio Eur/Gbp 0,8798 (0.79%) 0.29%

Indici di mercato. Dati aggiornati ore 17.00 del 24/03/23.

 

I market movers della prossima settimana

Nel Vecchio Continente attesi l’aggiornamento sull’Ifo e il dato sulla fiducia dei consumatori di GfK per la Germania.

Negli States fari puntati sull’indice della fiducia dei consumatori del Conference Board, sull’indicatore del sentiment della Fed di Richmond, sul Pil e sul deflatore della spesa al consumo dei privati.

 


 

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