I fatti salienti della settimana
Londra “chiude” le frontiere. Il governo britannico ha presentato il piano per regolamentare l’immigrazione nel Paese a partire dal primo gennaio 2021: un sistema “a punti” che renderebbe molto più difficile trasferirsi nel Regno Unito.
Potrà andare solo chi avrà già in mano un’offerta di lavoro specializzato (da almeno 30 mila euro l’anno) e dimostrerà un’adeguata conoscenza dell’inglese.
Su questo come su altro, le posizioni di UE e Regno Unito restano distanti.
Consiglio Europeo in salita. È in corso da giovedì a Bruxelles il Consiglio Europeo straordinario convocato per discutere del budget pluriennale 2021-2027, il primo dopo l’uscita del Regno Unito.
“Sarà un negoziato lungo e difficile”, prevede la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ha bocciato la proposta da 1.095 miliardi di euro del presidente del Consiglio UE Charles Michel: “Insufficiente a finanziare gli impegni indicati dalla Commissione”.
E se il buongiorno si vede dal mattino…
Al via il G20 arabo. Intanto a Riad si è aperta oggi (venerdì 21 febbraio) la riunione del G20 finanziario, che vedrà i leader globali e i vertici delle banche centrali impegnati per tre giorni a discutere di sostegno alla ripresa economica.
In agenda anche l’intervento della direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, che ha già sottolineato l’impatto del coronavirus sulla crescita del PIL mondiale, stimato tra lo 0,1 e lo 0,2%.
USA, continuano le primarie. Appuntamento sabato con il nuovo caucus in Nevada, decisivo per capire l’orientamento degli elettori afroamericani e latini.
Intanto un nuovo sondaggio per ABC e Washington Post vede Bernie Sanders volare al 32% nel gradimento tra i dem, contro il 16% di Joe Biden, il 14% di Mike Bloomberg e il 12% di Elizabeth Warren.
Iran al voto. In programma venerdì 21 febbraio le elezioni per il rinnovo del Parlamento in Iran. Una battaglia tutta tra conservatori, dopo la squalifica in massa dei candidati riformisti da parte del Consiglio dei Guardiani.
PBoC interventista. Come previsto, la banca centrale cinese ha tagliato i tassi d’interesse per sostenere l’economia colpita dal coronavirus. Il Loan Prime Rate, il tasso primario sui prestiti a un anno, punto di riferimento per i tassi più vantaggiosi che le banche possono offrire a imprese e famiglie, è sceso al 4,05% dal 4,15%, mentre per il tasso a cinque anni il taglio è stato di 5 punti base, dal 4,80% al 4,75%.
Intanto l’agenzia di rating Moody’s ha tagliato le stime sul PIL della Cina per l’anno in corso dal 5,8% al 5,2%.
Le minute della Fed. La banca centrale statunitense è ottimista circa la sua capacità di mantenere i tassi d’interesse stabili quest’anno. Lo rivelano i verbali dell’ultima riunione politica della banca centrale nei quali, però, si sottolineano i nuovi rischi causati dall’epidemia di coronavirus.
BCE cauta a prescindere. I membri del board della Banca Centrale Europea vedevano rischi per le prospettive economiche già prima che l’emergenza coronavirus divampasse mettendo a rischio le stime di crescita per il 2020. Lo rivelano le minute della riunione del 22 e 23 gennaio pubblicate dalla stessa BCE.
Germania sfiduciata. L’indice ZEW, che misura la fiducia degli investitori in Germania, è crollato a 8,7 punti a febbraio dai 26,7 di gennaio. Le aspettative degli analisti convergevano su un calo a quota 21,5 punti.
Risiko bancario all’italiana. Intesa Sanpaolo ha lanciato un’offerta pubblica di scambio volontaria totalitaria sul capitale di Ubi Banca: l’istituto guidato da Carlo Messina ha offerto 17 azioni di Intesa ogni 10 azioni di Ubi Banca portate in adesione all’offerta.
Ma i soci storici di Ubi Banca, che rappresentano il 18% dell’istituto di credito, hanno rispedito al mittente l’offerta, definendola “ostile, non concordata, non coerente con i valori impliciti di Ubi e dunque inaccettabile”.
Come si sono mossi i mercati
Borse all’ombra dell’epidemia. I timori per la diffusione del coronavirus continuano a guidare gli umori degli investitori, con le Borse che si avviano verso la chiusura della settimana tutte prevalentemente in calo.
A Tokyo il Nikkei ha chiuso a -0,39% mentre i listini cinesi hanno chiuso leggermente sopra la parità (+0,3% per Shanghai e Shenzhen), nonostante il bilancio della diffusione dell’epidemia si sia aggravato.
Anche a Wall Street ieri gli indici hanno chiuso tutti in calo con acquisti concentrati su oro e titoli di Stato e il rendimento dei Treasury a 30 anni sceso all’1,966.
Spread in leggero rialzo. Lo spread tra BTP e Bund è in lieve rialzo a 135 punti, con il rendimento del titolo decennale allo 0,9%.
Materie prime e valute. Sul fronte delle materie prime, il greggio WTI del Texas viaggia intorno ai 54 dollari al barile e il Brent si attesta sui 58 dollari, mentre in ambito valutario l’euro si mantiene stabile intorno agli 1,08 dollari, mentre lo yen è debole (112,10 rispetto al dollaro), appesantito dai timori di recessione per l’economia giapponese.
I market movers della settimana
Attenzione negli Stati Uniti a diversi indicatori anticipatori, come l’indice Dallas Fed manifatturiero lunedì e l’indice Richmond Fed martedì. Avremo anche l’indice della fiducia dei consumatori del Conference Board di febbraio, sempre martedì, e il dato preliminare relativo ai nuovi ordini di beni durevoli giovedì.
Nell’area euro il focus sarà sul sentiment delle imprese e sui prezzi al consumo, giovedì e venerdì. Ma prima, e per la precisione lunedì, in Germania uscirà l’aggiornamento sull’indice IFO relativo al sentiment delle imprese.
In Asia riflettori puntati sul Giappone, tra vendite al dettaglio, dati preliminari sulla produzione industriale e prezzi al consumo nell’area di Tokyo.