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Bollettino AO | Trump attacca, ma Macron non è NATO ieri

I fatti salienti della settimana

NATO, 70 anni e sentirli tutti. Si è svolto a Londra il vertice dei 70 anni della North Atlantic Treaty Organization, meglio nota come NATO. La capitale del Regno Unito ha visto riuniti i leader dell’Alleanza atlantica in una cornice in cui si sono consumati scambi d’opinione – chiamiamoli così – di rilevanza tutt’altro che secondaria.

Accordo USA-Cina? Con calma. Mentre era a Londra per il vertice NATO, il presidente USA Donald Trump ha detto: “Non ho una scadenza per l’accordo con la Cina e potrebbe essere meglio aspettare fino a dopo le elezioni 2020”. Ribadendo che comunque i negoziati commerciali procedono “molto bene”.

“Non fisseremo alcuna scadenza per raggiungere un accordo. Questi negoziati devono essere basati sull’uguaglianza e il rispetto reciproco”, ha replicato Hua Chunying, portavoce della diplomazia cinese.

La lunga marcia verso la fase 1. La Cina, da parte sua, vuole che la riduzione dei dazi sia parte dell’accordo commerciale di fase 1 con gli States, non essendo sufficiente la rottamazione delle novità tariffarie USA previste per il 15 dicembre.

Piano poi con l’intromissione negli affari interni della Cina (leggi: Hong Kong) e con la pressione affinché il Paese acquisti materie prime, che potrebbero minacciare l’accordo.

Braccio di ferro con l’Europa. E sempre nel contesto del vertice NATO Trump ha strapazzato l’Unione Europea, in particolare la Francia del presidente Emmanuel Macron.

Trump ha avvertito che se Parigi va avanti con la digital tax a carico dei big del web – Google, Facebook, Amazon – da gennaio verrà colpita da dazi fino al 100% su beni per 2,4 miliardi di dollari. E la rappresaglia potrebbe coinvolgere anche altri Paesi, inclusa l’Italia.

“L’UE agirà e reagirà con una sola voce”, ha replicato Daniel Rosario, uno dei portavoce della Commissione Europea.

Psicodramma MES. Dal 2013 esiste in Europa un organismo internazionale in stile FMI che si chiama Meccanismo Europeo di Stabilità: il suo obiettivo è intervenire per mettere una pezza in caso di difficoltà di banche o Stati sovrani dell’area euro tali da mettere a repentaglio, appunto, la stabilità stessa dell’eurozona.

Dal 2017 si discute di riformarlo per potenziarne i poteri. La riforma è stata approvata a luglio e ora deve essere ratificata dai Parlamenti dei Paesi dell’area.

Al di là delle più serie voci di riflessione e dibattito, va detto che ciò ha dato alle formazioni populiste e sovraniste italiane lo spunto per un nuovo attacco all’Europa. Per ragioni elettorali, secondo alcuni; per gettare le basi per l’uscita dell’Italia dall’euro, secondo altri.

Scontri all’Opec Plus. Il motivo? I tagli di produzione russi: la Russia insiste nel pretendere che dal conteggio del suo contributo siano esclusi i condensati: barili che sono parenti stretti del greggio. Se Mosca riuscisse ad averla vinta otterrebbe un lasciapassare per estrarre in teoria fino a 770 mila barili al giorno in più, ma i sauditi non vedono la proposta di buon occhio e mirano a un taglio della produzione a 1,6 milioni di barili al giorno, dagli attuali 1,2 mbg.

Nuova ondata di PMI. Il mese scorso il PMI manifatturiero ufficiale cinese è salito inaspettatamente a 50,2 punti, prima lettura sopra i 50 da aprile, mentre il non manifatturiero è risultato il più alto da marzo. L’indice Caixin è migliorato a 51,8 punti, battendo il consensus (51,5).

Nell’area euro il PMI manifatturiero a novembre è salito a 46,9 punti dai 45,9 di ottobre. Da noi in Italia è sceso a 47,6 punti dai 47,7 di ottobre. L’indice dei servizi nell’area della moneta unica a novembre è calato a 51,9 punti; in Italia siamo a 50,4 punti, ai minimi da maggio.

 

 

Come si sono mossi i mercati

Settimana di cali. Gli scambi non proprio distesi sui dazi nell’ambito di un vertice già di suo non distesissimo come quello NATO hanno avuto un riflesso sui listini azionari, che da mesi tendono a salire o a scendere a seconda che nelle trattative commerciali prevalgano i segnali incoraggianti o le battute d’arresto.

Banche e spread. A Piazza Affari protagonista, fra gli altri, il comparto bancario: Moody’s e Fitch hanno alzato a “stabile” da “negativo” l’outlook. Momenti di fibrillazione sul fronte dello spread BTP-Bund.

Su le scorte, giù la produzione. Nuovi tagli della produzione nel primo trimestre 2020 per sostenere le quotazioni del petrolio: questa, pare, sarà la risoluzione del vertice OPEC del 5 e 6 dicembre. Bene il WTI dopo il dato sulle scorte USA.

Altra novità in tema greggio. L’Arabia Saudita ha appena concluso la più grande IPO della storia, raccogliendo 25,6 miliardi di dollari tramite la vendita delle azioni del colosso petrolifero statale Saudi Aramco.

 

I market movers della settimana

Partiamo dall’Estremo Oriente, dove lunedì 9 dicembre uscirà l’aggiornamento sulla variazione trimestrale e annuale del Prodotto Interno Lordo giapponese nel terzo trimestre. Venerdì 13 dicembre sarà la volta dell’indice Tankan, un indicatore delle performance dell’economia nipponica, e della produzione industriale.

In Cina la settimana inizia con il saldo della bilancia commerciale (9 dicembre) e prosegue con l’indice dei prezzi al consumo e alla produzione (10 dicembre).

Negli Stati Uniti di prezzi al consumo si parlerà mercoledì 11 dicembre. Nello stesso giorno, focus anche sul budget federale e sulle decisioni del FOMC, con conferenza stampa e proiezioni economiche. Giovedì 12 dicembre sarà la volta dell’indice dei prezzi alla produzione.

In Europa la settimana si aprirà con il saldo della bilancia commerciale tedesca (lunedì 9). Giovedì 12 dicembre riflettori puntati sull’indice dei prezzi al consumo in Germania, sulla produzione industriale e sulla riunione della BCE (la prima presieduta da Christine Lagarde).

Nella settimana delle elezioni generali nel Regno Unito (giovedì 12 dicembre), d’oltremanica arriveranno indicazioni sulla variazione del PIL (10 dicembre), sulla produzione industriale e manifatturiera e sulla bilancia commerciale. Atteso anche il rapporto BoE sulla Stabilità Finanziaria.

 


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    Che fine hanno fatto i dati relativi alle azioni, obbligazioni, materie prime e cambi? Li avete dimenticati o che?

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