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Bollettino AO | Usa e Cina di nuovo ai ferri corti, l’Italia prova a ripartire

I fatti salienti della settimana

Usa-Cina, risale la tensione. La pandemia non fa bene ai già pericolanti rapporti tra Usa e Cina, con Washington che accusa Pechino di una gestione lenta e poco efficace della crisi sanitaria. Tanto che il presidente Donald Trump ha minacciato di interrompere i rapporti con la Cina, definendo la diffusione del coronavirus il “peggior attacco che l’America abbia mai subito”. E di far saltare la fase 1 dell’accordo commerciale che i due Paesi avevano faticosamente raggiunto a gennaio dopo due anni di negoziati. Pechino da parte sua definisce le parole di Trump una “assurda strategia elettorale”.

Europa in profondo rosso. Stando all’ultimo bollettino economico della Bce, il Pil dell’Eurozona ha segnato un -3,8% nel primo trimestre e nel 2020 si contrarrà tra il 5 e il 12%.

Toni cupi dalle banche centrali. “Il deterioramento degli indicatori dei consumi è senza precedenti”, si legge nel documento della banca centrale, che prevede un secondo trimestre ancora in forte calo. Francoforte garantisce comunque “il massimo impegno a fare tutto il necessario per i cittadini dell’area euro”.
Anche il numero uno della Fed, Jerome Powell, ha parlato della “peggior recessione dopo la seconda guerra mondiale”, parlando di scenario incerto e tempi lunghi per la ripresa dell’economia.

Qui Italia. Il Consiglio dei ministri ha varato il decreto rilancio (come è stato ribattezzato quello che avrebbe dovuto essere il “decreto aprile”): un pacchetto di misure da 55 miliardi per dare sostegno a famiglie e imprese colpite dalle conseguenze economiche della pandemia. Fronte lavoro, dovrebbero essere mobilitati 25,6 miliardi di euro tramite il bonus per gli autonomi e il rifinanziamento della Cig. Confermata anche la sanatoria per la regolarizzazione dei lavoratori stranieri impiegati nel settore agroalimentare o come colf e badanti. Altri 16 miliardi circa saranno investiti per sostenere in varie forme le imprese. Infine, 1,5 miliardi saranno destinati a lavori di edilizia scolastica e alla stabilizzazione di 16 mila insegnati, mentre aumentano da 15 a 30 i giorni di congedo speciale al 50% per i genitori e raddoppia l’importo del bonus babysitter. Confermati inoltre gli incentivi alla mobilità verde e i rimborsi degli abbonamenti ai mezzi pubblici.

Irap cancellata. Il ministero dell’Economia e delle Finanze precisa che l’Irap di giugno è “cancellata e non rinviata per tutti i soggetti fino a 250 milioni di euro di fatturato”

Si torna pian piano alla normalità. Dovrebbero arrivare a brevissimo le linee guida dettagliate per le riaperture consentite da lunedì 18 maggio: non dovrebbe essere ancora prevista la possibilità di spostarsi da una Regione all’altra, mentre potranno riaprire i negozi al dettaglio e i centri commerciali, i bar, i ristoranti, i parrucchieri, gli estetisti e anche i mercati non alimentari. Si potrà tornare nei musei, nelle biblioteche, visitare le gallerie d’arte e i siti archeologici. Va detto che il Presidente del Consiglio intende delegare alle Regioni i poteri per riaprire le attività dopo il lockdown – probabilmente per esempio la Lombardia procederà con più calma rispetto alle linee dettate dal decreto.

Misure europee. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha svelato i primi dettagli del Recovery fund che finanzierà investimenti pubblici e riforme in linea col Green deal e il piano europeo per il digitale.

Dati macro poco confortanti. La produzione industriale dell’area euro è scesa a marzo dell’11,3% su mese e del 10,4% nell’Ue. In Italia, il crollo è stato senza precedenti: -28,4% (contro il -20% atteso dagli analisti). Male anche i dati sul Pil del primo trimestre: nell’Eurozona è sceso del 3,8%, con un calo del 5,8% in Francia, del 2,2% in Germania e del 4,7% in Italia.
 

 

Parliamo d’altro. Prosegue negli Stati Uniti la corsa alla Casa Bianca. Secondo un nuovo sondaggio per la Cnn, il candidato democratico Joe Biden guida le intenzioni di voto complessive contro Donald Trump (51% contro 46%). Ma l’attuale presidente potrebbe aggiudicarsi gli Stati in bilico decisivi per la vittoria (52% contro 45%).

Chi si ricorda della Brexit? La Gran Bretagna e l’Unione europea hanno ripreso le trattative post Brexit in vista del summit in programma a giugno.

Argentina a un passo dal default (di nuovo). L’Argentina, di nuovo vicina al crac, prolungherà i negoziati su una proposta di ristrutturazione del debito di 65 miliardi di dollari fino al 22 maggio. In mancanza di un accordo, il Paese andrebbe incontro al suo nono default.
 

Come si sono mossi i mercati

Volatilità ovunque. Settimana difficile per le borse di tutto il mondo, destabilizzate dai segnali sempre più concreti di crisi economica. In Europa pesano le dichiarazioni della Bce e i dati macro poco confortanti, mentre Oltreoceano i listini tremano al nuovo inasprimento dei rapporti Usa-Cina (trascinando giù anche le borse del Vecchio Continente). Solo le borse asiatiche concludono l’ultima seduta di una settimana comunque complessa con un’intonazione positiva, complice il dato sulla produzione industriale cinese, cresciuta del 3,9% ad aprile rispetto a un anno prima.

Petrolio in ripresa. Il petrolio è ancora in rialzo e si avvia a chiudere la terza settimana consecutiva di guadagni. A sostenerne il parziale recupero contribuiscono segnali di una ripresa della domanda in Cina in aprile, anche se restano le tensioni sulla domanda globale, ancora molto depressa. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia le scorte di petrolio diminuiranno di 5 milioni di barili al giorno nella seconda metà dell’anno.

Corsa ai beni rifugio. L’oro è salito nella parte finale della settimana di oltre un punto percentuale, oltre i 1.740 dollari l’oncia. Si sta rafforzando anche il dollaro, sintomo di un clima di scarso appetito per il rischio.

 

I market movers della settimana

Lunedì 18 maggio è in arrivo in Giappone il dato sul Pil del terzo trimestre, mentre martedì focus in Europa, più precisamente in Germania, per l’uscita dell’indice Zew che rileva il sentiment sull’economia tedesca, e in Gran Bretagna, con i numeri su richieste di sussidi di disoccupazione e indice dei salari medi.

Si prosegue mercoledì con l’indice dei prezzi al consumo di aprile nella zona euro e in Gran Bretagna, mentre dagli Stati Uniti arrivano i dati sulle scorte di petrolio e i verbali del Fomc della Fed. In Cina attenzione alle decisioni della Pboc.

Occhio poi, nella giornata di giovedì, a gli indici Pmi composito e dei direttori acquisti nel Regno Unito e, negli Usa, alle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione.

La settimana si conclude con le vendite al dettaglio di aprile i UK e l’indice dei direttori degli acquisti in Germania.

 


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