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Riassunto mensile di aprile: banche, inflazione e Pil sotto i riflettori

Banche protagoniste anche nel mese di aprile. In America la crisi della First Republic, che si aggiunge a quelle della Silicon Valley Bank e della Signature Bank, ha avuto riflessi sui mercati azionari: è stato così anche in Italia, dove i titoli bancari pesano molto sul paniere principale.

In generale, sui listini si è osservato un andamento altalenante, condizionato dalle tante fonti di preoccupazione.

Sotto i riflettori le decisioni delle banche centrali, mentre l’inflazione, che a marzo aveva segnato una robusta frenata in Europa, ad aprile ha cominciato a rialzare la testa. Anche se c’è un aspetto positivo: l’inflazione core, ossia al netto di beni energetici e alimentari, è rimasta stazionaria nel mese.

 

I fatti salienti del mese di aprile

A seguito di un periodo di calma, negli Stati Uniti è riesplosa la bufera sul settore bancario. Dopo i casi Silicon Valley Bank e Signature Bank, infatti, nella parte finale del mese si è riacutizzata la crisi di First Republic, dopo che l’istituto ha annunciato di aver perso 100 miliardi di dollari di depositi nell’ultimo trimestre.

La Federal Deposit Insurance Corporation, quindi, ha deciso di intervenire dopo aver cercato, invano, di trovare una soluzione tra privati.

L’agenzia federale ha quindi posto in amministrazione controllata l’istituto e aggiudicato l’asta a Jp Morgan Chase, la più grande banca degli Stati Uniti. La vera domanda che si pongono i mercati, ora, è se quello di First Republic sarà l’ultimo salvataggio oppure se ne saranno necessari altri.

In Europa, nonostante le perdite in Borsa dei titoli bancari, sono arrivati segnali incoraggianti. Deutsche Bank, per esempio, ha chiuso il trimestre con conti molto robusti. Era un test molto importante, poiché la banca tedesca era stata bersagliata dalle vendite e considerata dal sistema bancario mondiale il prossimo anello debole dopo Credit Suisse.

In Italia, poi, un importante istituto come UniCredit ha richiamato in anticipo un bond AT1 da 1,25 miliardi, dando un segnale di grande solidità. I bond AT1 sono le obbligazioni azzerate nel salvataggio del Credit Suisse (con un sovvertimento dei normali criteri di assorbimento del capitale, che di solito vedono prima intaccati gli azionisti). Richiamarle in anticipo significa che la banca ha cospicui cuscinetti di capitale a disposizione.

Lato macro, negli Stati Uniti la crescita trimestrale è frenata al +1,1%, rallentando più delle previsioni degli analisti, che ora temono una recessione in avvicinamento. In Europa, i dati sul Pil sono stati nel complesso buoni: se da una parte un Paese importante come la Germania ha avuto una flessione dello 0,1%, l’Italia e la Spagna hanno registrato un +0,5% nel trimestre e pure la Francia ha riportato un dato positivo (+0,2%).

 

 

Inflazione in chiaroscuro: nell’Eurozona è tornata a salire al 7% (dal 6,9%). In Italia, il dato aggregato ha fatto segnare un +8,3%, ma la buona notizia è che l’inflazione core è rimasta stabile al +6,3%, senza salire ulteriormente. E in Usa? Meglio: le strette della Fed cominciano a funzionare, con il dato complessivo sceso al 5%, oltre le aspettative al 5,6%.

In Usa sono arrivati i conti trimestrali delle grandi banche (tutti molto positivi). Bene anche i conti di Meta e di Amazon, nonostante quest’ultima abbia registrato una frenata sul cloud.

Nel resto del mondo, la crescita cinese va forte e traina i titoli del lusso. Basti pensare che Lvmh è diventata la prima azienda europea a sforare il mezzo miliardo di capitalizzazione di mercato.

 

Come si sono mossi i mercati

In Europa, Piazza Affari ha chiuso sostanzialmente piatta: il Ftse Mib ha perso lo 0,13%, comunque sopra i 27.000 punti. Il Dax tedesco è salito dell’1,88%, il Cac40 ha guadagnato il +2,31%.

Negli Usa l’S&P 500 è salito del 1,45%. In lieve crescita il Nasdaq, l’indice che raccoglie i titoli tecnologici, che ha guadagnato lo 0,38% della sua capitalizzazione.

In Asia il Ftse China A 50 ha perso lo 0,31%, l’Hang Seng a Hong Kong il 2,48%. In Giappone il Nikkei è lievitato del 2,91%.

Sul fronte obbligazionario, il rendimento del bond decennale Usa è stazionario al 3,53%. In Europa, lo spread Btp/Bund è lievemente salito, a 186 punti base. Balzo anche per il rendimento del Btp decennale al 4,24%, mentre il Bund tedesco a 10 anni si è posizionato a 2,36% e l’Oat francese decennale a 2,94%.

Per quanto riguarda le commodity, l’oro è scambiato a 1.988 dollari l’oncia, con un piccolo apprezzamento nel corso dell’ultimo mese.

Il gas naturale europeo scende e arriva a fine mese a 38 euro al megawattora, ben lontano dal picco di 345 euro raggiunto il 26 agosto. Petrolio leggermente sotto gli 80 dollari al barile per il Brent (in calo a 78 dollari) e per il Wti (a quota 75).

Sul fronte valute, si apprezza l’euro sul dollaro, a 1,09 dollari.

 

Cosa monitorare nel mese di maggio 2023

La stagione dei conti trimestrali prosegue: in Italia sono sotto la lente di ingrandimento i conti delle due più grandi banche: Intesa Sanpaolo li pubblicherà il 5 maggio, UniCredit il 3 maggio. Buoni risultati rafforzerebbero ancora di più la visione di un sistema bancario solido.

Da tenere come sempre d’occhio l’inflazione, così come le mosse delle banche centrali.

Sempre al centro dell’attenzione il conflitto russo-ucraino, che nelle prossime settimane dovrebbe vedere l’inizio dell’offensiva ucraina, con il mondo spettatore interessato affinché si riesca a capire di più sull’effettiva durata del conflitto.

 

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