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Riassunto mensile di febbraio: la guerra in Ucraina coglie alla sprovvista i mercati

Il mese di febbraio è stato parecchio difficile sui mercati finanziari. La notizia dell’invasione russa in Ucraina e dell’inizio di un conflitto sul suolo europeo, che non si vedeva da decenni, ha creato scossoni che si sono riflessi sui listini mondiali.

A pesare sono state soprattutto le sanzioni economiche inflitte dall’Occidente alla Russia, il rischio di un’ulteriore escalation e anche le possibili difficoltà di approvvigionamento energetico in caso di stop dell’import di gas e petrolio dal Cremlino. Tutti fattori che portano incertezza e rendono possibile una gelata dell’economia, proprio quando iniziavano a vedersi buoni segnali di ripresa in seguito alle secche della pandemia.

L’attenzione degli investitori a livello mondiale in queste settimane è logicamente rivolta agli accadimenti in Ucraina, che hanno increspato ulteriormente un contesto dove inflazione e virata restrittiva delle banche centrali stavano già facendo sentire il loro peso. Proprio le banche centrali si trovano ora di fronte a un dilemma: proseguire sulla strada del rialzo dei tassi appena intrapresa per mettere un freno alla corsa dei prezzi o mantenere un approccio più accomodante in un momento in cui le tensioni geopolitiche gettano un’ombra sulla crescita economica?

 

I fatti salienti del mese di febbraio

Sono anni in cui si fanno i conti con eventi che si pensava appartenessero a un passato lontano. Proprio nel momento in cui la morsa della pandemia sembrava finalmente allentarsi, l’esplosione del conflitto tra Ucraina e Russia – con l’invasione iniziata il 24 febbraio dopo settimane di incontri diplomatici infruttuosi – è stato indiscutibilmente l’evento più importante del mese. E rischia di restare in cima alla classifica degli eventi più significativi anche negli anni a venire.

I paesi Occidentali hanno reagito punendo la Russia con un importante pacchetto di sanzioni: tra queste, l’esclusione dal sistema Swift delle principali banche, il congelamento dei beni del presidente Putin e degli asset della banca centrale russa. Le conseguenze più immediate sono state la corsa agli sportelli bancomat da parte dei cittadini russi e il crollo del rublo, che la banca centrale ha cercato di contenere alzando i tassi d’interesse al 20%. Mentre Putin ha ulteriormente alzato la tensione evocando una possibile guerra nucleare.

La notizia del conflitto è andata ad aggravare una situazione già di per sé difficile per il caro energia e la difficoltà per il reperimento delle materie prime. In Italia, per esempio, il governo aveva già varato un decreto da 8 miliardi di euro per mitigare i rincari.

Prima dello scoppio del conflitto, a tenere banco sui mercati era il dibattito sulla crescita generale dei prezzi, spinta sia dal caro energia sia dall’aumento della domanda di materie prime. Al punto che, negli Stati Uniti, l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 7,5% su anno a gennaio, con il valore più alto registrato a partire dal febbraio del 1982.

L’inflazione c’è e si sente anche in Europa, con un +5,8% a febbraio 2022 (da +5,1% di gennaio). Anche in questo caso la Banca centrale europea sta ragionando se intervenire con una politica monetaria più restrittiva, ma a quanto pare le notizie dall’Ucraina potrebbero portarla a propendere per un posticipo dell’intervento.

 

 

Come si sono mossi i mercati

In Europa, i listini hanno ceduto terreno in maniera generalizzata il mese scorso. Il Ftse Mib in Italia è sceso sotto i 25mila punti, mentre il Dax tedesco ha perso circa il 10% di capitalizzazione. Ha corretto anche il Cac 40 francese, seppur in misura leggermente inferiore.

Negli Usa L’S&P 500 è arretrato di quasi il 5%, scendendo sotto quota 4400 punti. Lo stesso vale per il Nasdaq, l’indice che raccoglie i titoli tecnologici, che ha visto un calo più o meno nello stesso ordine di grandezza.

In Asia, il Ftse China A 50 allunga il suo periodo negativo. Non è andato meglio l’Hang Seng a Hong Kong. In Giappone, il Nikkei ha vissuto anch’esso un mese in territorio negativo e ha lasciato sulla sua strada intorno al 3% di capitalizzazione.

Sul fronte obbligazionario, il rendimento del bond decennale USA è salito nel corso del mese attorno a quota 1,83%, dall’1,77% di inizio mese. In Europa lo spread BTP/Bund è cresciuto ed è arrivato a quota 150 punti base. 

Per quanto riguarda le commodity, l’oro è cresciuto in modo consistente a quota 1922 dollari l’oncia, accelerando dopo l’invasione russa in Ucraina. Il gas naturale, invece, è sceso in modo netto a quota 4,57 dollari al metro cubo dai 5,33 dollari di inizio mese, pur mantenendosi a livelli elevati. Vola il petrolio, in crescita verso quota 110 dollari al barile per il Brent. Poco più sotto, invece, il Wti a quota 106 dollari.

Sul fronte valute, il cambio euro-dollaro si è ristretto a 1,10.

 

Eventi da tenere d’occhio nel mese di marzo

Il mese di marzo sarà cruciale per conoscere gli sviluppi della guerra in Ucraina. Sono in programma ulteriori negoziati tra i vertici dei due Paesi in conflitto, anche se al momento sembra complicata una soluzione in tempi brevi. Un trascinarsi della guerra porterebbe a conseguenze sempre più pesanti per l’economia non solo europea, per questo l’attenzione del mondo è focalizzata su Kiev.

Rimane forte allo stesso modo il focus sull’inflazione, che potrebbe peggiorare in seguito ai rincari che già ora si osservano sui carburanti. Fattore, quest’ultimo, che potrebbe dare un’ulteriore spinta ai prezzi al consumo di molti prodotti.

Il 10 marzo occhi puntati sulla riunione delle Bce, che potrebbe dare elementi in più sulle decisioni di politica monetaria della banca centrale guidata da Christine Lagarde.

Infine, una notizia positiva. Sul fronte Covid la situazione migliora, così molti Paesi hanno annunciato un cammino di caduta delle restrizioni. L’Italia, per esempio, uscirà dallo stato di emergenza il prossimo 31 marzo.

 

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