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Credito bancario vs. bond: com’è cambiata la sfida dopo il Covid?

Da tradizione, il finanziamento obbligazionario ha un ruolo limitato nella struttura finanziaria delle aziende italiane. Ma anche le tradizioni, dopo un po’, sono destinate a mutare. Così, è almeno dal 2014 che il mercato obbligazionario sta guadagnando importanza come fonte di finanziamento per le società non finanziarie.

A dirlo è un paper a cura di Giorgio Meucci e Fabio Parlapiano, intitolato “Corporate bond financing of Italian non-financial firms” e recentemente apparso sul sito della Banca d’Italia.

Un lavoro che “descrive l’evoluzione del finanziamento obbligazionario delle imprese italiane e la sua relazione con il credito bancario durante diverse fasi economiche”. Interessante notare soprattutto come sono evoluti i numeri nel corso del 2020, primo anno della pandemia di Covid-19. Ecco alcune evidenze di cui abbiamo preso nota noi di AdviseOnly.

 

Finanziamento obbligazionario durante la pandemia: quali sono stati i numeri?

Le turbolenze finanziarie del marzo 2020, innescate dallo shock della pandemia di Covid-19, hanno portato forti tensioni sui principali mercati europei. Alla domanda di attività sicure – il cosiddetto “flight-to-quality” – è seguita una corsa al contante. Il mercato delle obbligazioni societarie, dal canto suo, ha perso liquidità e il costo di emissione dei bond è aumentato in modo notevole, soprattutto per le società ad alto rendimento. Il punto nella tabella che segue, tratta dal paper.

 

 

Ciò, come c’è da aspettarsi, ha determinato “maggiori difficoltà per le società a raccogliere fondi”. Ma nel giugno del 2020, a seguito degli interventi senza precedenti delle banche centrali, le condizioni del mercato si sono poco alla volta normalizzate, il finanziamento delle obbligazioni ha registrato una ripresa e i rendimenti si sono stabilizzati, seppur posizionandosi sopra ai livelli che hanno preceduto l’inizio della crisi.

 

Finanziamento obbligazionario durante la pandemia: com’è andata in Italia?

La dinamica delle emissioni obbligazionarie in Italia è stata simile a quella del più ampio mercato europeo: l’ammontare offerto e il numero di emittenti si sono contratti drasticamente a marzo 2020 per poi rimbalzare, superando nei mesi successivi i livelli pre-crisi. Complessivamente, tra marzo e dicembre sono state 220 le imprese che hanno raccolto circa 42 miliardi di euro di obbligazioni, “un importo superiore di quasi il 25% alla media 2017-2019 per lo stesso periodo”.

La ripresa del finanziamento obbligazionario, ci dice il paper, “ha coinvolto soprattutto gli emittenti investment grade, mentre le imprese più rischiose hanno incontrato maggiori difficoltà nel collocare titoli obbligazionari”. Basti pensare che “le offerte di obbligazioni investment grade hanno rappresentato più di due terzi dell’importo complessivo emesso nel 2020, contro una media di circa un terzo nei tre anni precedenti”.

La dinamica del finanziamento obbligazionario è stata eterogenea anche tra i vari settori:

  • le imprese manifatturiere hanno ridotto le loro offerte lorde;
  • d’altra parte, le compagnie di telecomunicazioni e trasporti sono state tra gli emittenti più attivi.

Ma se i volumi si sono ampiamente ripresi dopo marzo 2020, le condizioni di finanziamento sono rimaste rigide, riflettendo il rallentamento dell’attività economica e la maggiore incertezza sul merito di credito delle aziende.

 

 

Imprese tra credito bancario e bond: come va oggi in Italia?

Durante le crisi subprime e del debito sovrano, l’indebolimento dei bilanci delle banche e la scarsa qualità degli attivi causarono – forse lo ricorderete – una restrizione del credito bancario. E le società non finanziarie utilizzarono il finanziamento mediante titoli di debito come canale sostitutivo.

Al contrario, sotto il Covid il credito derivante da emissioni obbligazionarie e il credito bancario, che nelle crisi precedenti sono stati uno l’alternativa all’altro, si sono rivelati complementari, soprattutto una volta che i mercati si sono ripresi: il credito agli emittenti di obbligazioni è cresciuto a un tasso del +51%, a fronte del +7% delle altre società non finanziarie, e ha rappresentato circa un quarto di tutto il credito alle società non finanziarie (17 su 49 miliardi).

Con una serie di distinzioni, però:

  • mentre i grandi emittenti hanno assistito a un incremento sia dei loro finanziamenti obbligazionari sia dei finanziamenti bancari, le piccole e medie imprese hanno visto parzialmente ridursi i prestiti dalle banche;
  • mentre i grandi emittenti sono stati in grado di espandere i loro prestiti indipendentemente dalla presenza di garanzie, le pmi hanno potuto incrementare i loro prestiti dalle banche solamente utilizzando le garanzie.

In ogni caso, gli emittenti di obbligazioni hanno beneficiato relativamente meno – in termini di importi e di numero di imprese – dei prestiti con garanzia pubblica rispetto alle altre società non finanziarie. Per converso, “la dinamica del credito mostrata dai non emittenti sembra più in linea con la tempistica degli schemi di garanzia del governo, con la maggior parte del credito che è fluito in maggio, dopo l’introduzione degli schemi di garanzia promossi dal governo con i decreti Cura Italia e Liquidità”.

 


 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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