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I totem Fiat e Alitalia: quanto ci sono costati? Quattro lezioni da imparare

Quando penso a Fiat e Alitalia mi va in ebollizione il sangue, in perfetto stile miracolo di San Gennaro.

E’ da quando ho ricordi che sento ricorrentemente parlare di aiuti alla Fiat o ad Alitalia.

Ciurma, quanti soldi hanno incassato dallo Stato italiano, e dunque dalle tasche dei contribuenti, queste due fetentissime aziende?

Parliamo di varie generazioni di contribuenti italiani che con le loro tasse hanno nutrito questi due organismi saprofiti. Denaro distolto da altre possibili destinazioni.

alitalia fiat marchionne 500

Cosa avremmo potuto fare degli aiuti ad Alitalia e Fiat?

Non so voi, ma io mi rodo il fegato pensando a quante aziende sarebbero potute nascere, crescere e svilupparsi in Italia e all’estero con quei soldi. Pensateci: in Italia le start-up, tanto di moda oggi, c’erano già negli anni ’50 e ’60, figlie della tenacia e della genialità di piccoli imprenditori. Altro che Silicon Valley!

Se il denaro finito nell’esofago di FIAT e Alitalia per decenni fosse stato invece destinato allo sviluppo delle altre aziende italiane, dove sarebbe oggi l’economia italiana? Voi cosa dite?

Ho cercato qualche stima sull’ammontare complessivo di denaro fagocitato da queste due aziende nella loro lunga storia. Chissà perché si trova poca roba…forse a una certa casta non piace che questi conti vengano fatti?

I conti in tasca alla Fiat e ad Alitalia

Comunque, secondo la UILM la Fiat si è pappata oltre 200mila miliardi di lire (cioè oltre 100 miliardi di euro). Secondo l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, dal 1977 la somma si aggira intorno agli 8 miliardi di euro (un po’ bassina, eh?!?).

Per Alitalia, non ho trovato nessuna stima conclusiva, ma se fate una ricerca sul tema degli aiuti ricevuti dall’azienda, troverete notizie in ordine sparso (e vi consiglio di farlo, è un esercizio istruttivo, che però non migliorerà il vostro umore). Tra i molti “reperti” che potrete scovare, vi segnalo questo eccezionale e direi preveggente documento di Mediobanca del 1973, ad opera di un giovane Enrico Cuccia, che avverte:

Un programma che mirasse a trasferire sui contributi pubblici le perdite di una gestione resa inefficiente da considerazioni extra-economiche creerebbe un problema al normale svolgimento delle attività sui mercati.

L’avvertimento che Alitalia sarebbe diventato un pozzo senza fondo asservito alle più bieche logiche fu dato. Ed era il 1973!

Forse il conto esatto del denaro finito nelle casse di questi due carrozzoni italiani non verrà mai fuori, ma una cosa è certa: tra contributi a fondo perduto, cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali, incentivi alla vendita e via dicendo, si tratta di una montagna di soldi. Su questo non ci sono dubbi.

E dov’è finito il denaro degli aiuti statali? Perso nel nulla… Mi viene da parafrasare Roy, il replicante Nexus 6 del film “Blade Runner”:

E tutti quei soldi andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire…

Non mi venite a obiettare che “quel denaro non è andato sprecato perché è servito per pagare gli stipendi di operai, impiegati, dirigenti, piloti, hostess, steward e tutta l’allegra compagnia, aiutando l’occupazione e i consumi in Italia”. Non me lo dite, no.

Perché sarebbe accaduto lo stesso se quei soldi fossero stati indirizzati allo sviluppo di altre imprese italiane, anche loro con lavoratori dipendenti, tutti con la necessità di comprare beni e servizi e in grado di “far girare l’economia”. Aziende che forse avrebbero contribuito più e meglio al PIL dell’Italia (non ci voleva molto).

Per colpa di chi?

Per quanto riguarda Fiat, nulla si può dire a Marchionne, che fa semplicemente il suo lavoro. Potete manifestargli antipatia a volontà e detestare i suoi pullover di cashmere ma, se ci pensate, lui fa l’interesse dell’azienda che lo paga.

E’ lo Stato italiano che, nel passato, avrebbe dovuto porre vincoli e paletti a fronte degli aiuti forniti. Perché se la FIAT è arrivata sin qui ed è in grado di pagare il lauto stipendio al signor Marchionne, lo si deve proprio a quegli aiuti statali, senza i quali sarebbe già fallita da un pezzo, kaputt, defaultedclosed, muerta. Stessa storia per i boiardi che si sono susseguiti alla guida del carrozzone fallimentare Alitalia.

I totem e le quattro lezioni da imparare

La ragione è che, in un momento così critico per l’economia italiana come quello attuale, c’è una morale in tutto ciò.

Dalle vicende di Fiat e Alitalia si traggono quattro lezioni per evitare simili errori in futuro:

  1. questi due carrozzoni hanno sottratto ingenti risorse pubbliche all’economia italiana;
  2. le conseguenze di ciò si manifestano dopo anni, e ricadono sulle generazioni successive (proprio come la decisione di lasciar lievitare il debito pubblico e di rinviare ad oltranza il problema delle pensioni, si tratta d’una tassa sulle generazioni future), in termini di maggiore pressione fiscale, minori opportunità di lavoro e d’impresa e tutto ciò che ne consegue;
  3. per un Paese come l’Italia è fondamentale un piano di sviluppo industriale organico, non si possono solo tappare le falle giorno per giorno – Alitalia e Fiat devono ergersi come due immondi totem della passata incapacità italiana di fare seria politica industriale;
  4. da cittadini, usando tutti gli strumenti che la democrazia mette a disposizione, lasciate a casa l’apatia e battetevi perché la politica economica sia veramente al servizio dell’Italia.

Italiani, è faticoso, ma sta a voi!

totem fiat alitalia

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Ultimi commenti
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    Mio Capitano! Se penso che la GM pur di non essere costretta a comprarsi Fiat sborsò 2 Mld… perchè dobbiamo tenercela noi. In ogni caso Marchionne ha fatto un miracolo o quasi.
    Mi ricordo anche molto bene i Francesi che volevano Alitalia, furono sdegnosamente tenuti fuori. Ora le Poste Italiane, con i risparmi degli Italiani, devono sopperire alle mancanze della dirigenza…
    Mi sembra anche che Le Grandi Banche abbiano stralciato il 30% del debito e abbiano trasformato il resto in azioni…, e oggi Le Grandi Banche mi hanno aumentato di 5€ i costi legati al mio di mutuo…
    Ci ammutiniamo da cittadini?

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      Caro Massimo, gli strumenti della democrazia di cui parlo nel post sono molto ampi.
      Ci sono quelli ordinari, come votare, e quelli straordinari, come denunciare, sbandierare su giornali, blog, social network, manifestare in piazza, chiedere le dimissioni di Tizio o Caio scendendo in strada. Così si sono fatte le grandi democrazie, e così si tengono in vita. Bisogna volerle le cose. E per fortuna nel 2014 ci sono più strumenti a disposizione che in passato.

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        Ahimè…finchè non ci saranno veri poveri non si muoverà un dito…

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