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Il futuro delle giovani generazioni e Ben Bernanke

La scorsa settimana il presidente della FED Ben Bernanke, durante un meeting con alcuni educatori, ha espresso parole di ottimismo nei confronti delle giovani generazioni (qui potete trovare l’articolo e qui il discorso integrale).

In quanto ventiduenne, e dunque ancora parte delle cosidette “giovani generazioni”, ho accolto la notizia con piacere, visto che non sempre si sentono parole di fiducia nei confronti della mia generazione.

Il chair della FED, forse per infondere fiducia, o forse perché davvero ci crede, ha detto che le generazioni future staranno meglio, economicamente parlando, delle precedenti. Queste parole hanno oggi una connotazione positiva, ma non era così fino a qualche anno fa: un tempo non lontano era una sorta di presupposto che le generazioni future facessero meglio delle precedenti. Dal 2008 in poi non è più stato così, la fiducia nel futuro è scesa e, di conseguenza si è ridotta anche la fiducia nelle generazioni future, nonostante non abbiano alcuna colpa della situazione economica in cui ci troviamo.

Troppo spesso però si sente parlare del fatto che la nostra generazione (ovvero quelli che avevano tra i 15 e i 20 anni nel 2008) sarà la prima a non avere un miglioramento nei guadagni rispetto a quella precedente. È stato perciò piacevole leggere una dichiarazione positiva da parte del presidente della FED. Bernanke ha affermato che la nostra generazione riuscirà ad essere “better-off” rispetto alla precedente, ma allo stesso tempo dovrà essere più informata di economia rispetto a quella che la precedeva, dovrà imparare una cultura del risparmio ed essere più conscia di quello che succede ai propri investimenti. Bernanke stava parlando a professori del liceo e dell’università che insegnano economia e finanza, e inoltre, in quanto presidente della FED, è di parte in questa sua affermazione.

Nonostante i vari conflitti d’interesse credo che  “Big Ben” abbia ragione. Indipendentemente  dalla professione per cui abbiamo studiato e che praticheremo, sarà sempre più importante avere almeno un’idea di base dell’economia e, quelli che si ricorderanno qualcosa di ciò che hanno studiato nelle prime classi di economia (quasi obbligatorie nelle università americane indipendentemente dal percorso di Laurea prescelto), saranno avvantaggiati rispetto al resto della popolazione.

Concordo con Bernanke perché, soprattutto in questo momento, le notizie sono intrise di dati economici, o che in qualche modo ci parlano della situazione economica mondiale e saperle interpretare almeno a grandi linee può dare sicuramente un vantaggio. Sapere che, se la BCE abbassa i tassi d’interesse per stimolare la ripresa economica, sarà meno costoso aprire un mutuo e se i tassi aumentano gli investimenti hanno un costo opportunità maggiore è sempre più necessario indipendentemente da quale sia il nostro futuro. È come se il presidente della FED mettesse una clausola al futuro successo delle nuove generazioni: ci potrà essere, ma è necessario imparare dalla storia e le nuove generazioni non devono commettere gli errori emersi nel 2008. I soldi facili non esistono e “vincere al casinò” non è così facile come gli anni di boom a Wall Street hanno fatto pensare: le bolle implodono (2000-2001, per citare il più recente) e gli investimenti finanziari sicuri e liquidi non danno con facilità rendimenti del 12-13%…

Molti si lamentano che il mondo abbia preso una piega troppo finanziaria e che se non se non si torna a focalizzarsi sull’economia reale sarà difficile uscire dalla crisi finanziaria e dalla recessione. E’ un pensiero irreale e anacronistico. I mercati finanziari e la cosiddetta economia reale hanno bisogno l’uno dell’altro. Le grande aziende che producono e che danno lavoro hanno bisogno dei mercati finanziari per raccogliere capitale come hanno bisogno degli operai per creare i loro prodotti, e sempre più ai manager viene richiesta una conoscenza almeno di base di finanza e dei suoi meccanismi. Per questo concordo appieno con il presidente della FED: senza una conoscenza almeno di base del funzionamento e dei meccanismi dei mercati la nostra generazione farà fatica. Sono però abbastanza ottimista sul futuro della mia generazione e credo che come il traguardo della generazione dei miei genitori fosse di porre fine alle guerre (e per ora hanno un successo del 90%), per le generazioni future  il traguardo sarà riuscire a far crescere la nostra società in maniera sostenibile.

Ai miei figli l’ardua sentenza.

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