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La crisi finanziaria sotto l’ombrellone: disastro o opportunità per cambiare?

Il dato più significativo dell’estate italiana 2011 non è stata l’ennesima invasione di meduse, né le bizzarrie metereologiche e nemmeno i gossip sui vip in vacanza in Costa Smeralda, bensì la vittoria dell’arancione Il Sole-24 Ore sulla rosea Gazzetta dello Sport come colore simbolo delle letture da spiaggia.

Anche il bagnino tatuato e muscoloso dei bagni romagnoli dove ho passato le ultime due settimane è diventato un po’ esperto di finanza, discettando con scioltezza di spread BTP-Bund e di scelte d”investimento  tra il “gioco aperitivo” e la grigliata di Ferragosto e pavoneggiandosi con la bonazza di turno con ferrati giudizi sulla Manovra: meglio la patrimoniale o il taglio alle pensioni?

Devo dire che in spiaggia io c’ero andata per rimuovere questi argomenti dai miei pensieri, disintossicandomi da quello che è in effetti il mio lavoro. Ma è stato pressoché impossibile. Quindi ho tentato di fare una riflessione “da spiaggia”, lontano dai monitor e dalla possibilità di agire sui mercati (incautamente).

Leggendo i quotidiani e ascoltando i bagnanti queste sono le riflessioni che ho messo insieme.

1)      La gravità e profondità  di questa crisi ha fatto definitivamente tramontare l’idea dell’età dell’oro del mondo sviluppato: un mondo in cui si può lavorare sempre meno e stare sempre meglio, grazie all’indebitamento  o ad una crescita infinita della produttività. Per crescere o anche solo mantenere quanto abbiamo conquistato bisogna rimboccarsi le maniche ed agire.

2)      Anche in un Paese addormentato e che sembrava indifferente alla propria inevitabile deriva come l’Italia, di fronte ad un tale disastro si sono risvegliati animi e intelletti, che invece di dedicarsi a una TV di qualità scadente o al calciomercato, hanno cominciato a rivolgere i propri pensieri alla crisi. E’ una nostra peculiare caratteristica (anche nel calcio): tirare fuori le soluzioni più creative solo quando siamo sulla soglia del precipizio.

3)      C’è stato un significativo risveglio delle coscienze delle tante persone per bene di cui non si parla mai,  che di fronte agli ennesimi soprusi e furberie della Casta  hanno deciso che questa volta non ci stanno. E hanno alzato la voce inondando di lettere i giornali e di post i blog.

4)      E’ chiaro a tutti che in questo giro non si scherza e che andranno riscritte le regole per un Paese migliore. Che non si può più passare la patata bollente del debito pubblico e di tutti gli altri  problemi irrisolti alla prossima legislatura o alla generazione successiva. Per quanto ci piacciano le isole greche,  non siamo e non vogliamo essere la prossima Grecia.

5)       Se la debolezza e la scarsa credibilità dei nostri politici gli impedisce di buttar giù un piano credibile per risanare il Paese, ben venga un “aiutino” imposto dall’ Europa (anche se “commissariati” è una parola che non ci piace). Il mondo si è allargato: che ci piaccia o no, internet ci ha reso  tutti cittadini di un mondo più grande, anche senza muoverci dalla poltrona.

6)      Questa volta è chiaro che tutti, o quasi (a parte furbetti e soliti noti!), dovremo tirare la cinghia. Basti pensare alla quasi assenza di proteste con cui è stata accolta la cancellazione dei tanto amati “ponti”, minivacanze che non avevano equivalente in altri Paesi europei o negli USA. Sembra che la maggioranza delle persone sia pronta a fare la propria parte senza le solite recriminazioni.

E’  davvero difficile in questo momento essere ottimista, ma credo che crisi gravi come quella in corso portino a dei rivolgimenti dai quali possano nascere opportunità e nuove idee: le carte si rimescolano e il contesto diventa più dinamico.

Un aspetto indubitabilmente positivo è che molte persone in gamba, magari impigrite da situazioni comode o dagli scarsi stimoli offerti da giornali e TV, o più tristemente dall’assenza di una speranza di cambiare, stanno ora risvegliandosi e hanno voglia di far sentire la propria voce ed agire. Questa è una grande occasione per le molte persone oneste che pagano le tasse e che vogliono che il Paese più bello del mondo sia più vivibile e meglio funzionante, e che non venga citato all’estero solo per gli spaghetti  o le barzellette sul  Bunga Bunga: darsi da fare perché diventi un Paese dove i giovani, a prescindere da chi sono i loro genitori, abbiano un’opportunità vera di lavorare e creare. E dove chi ha lavorato per una vita non si senta preso in giro per l’ennesima volta .

Scrivete sui blog, scrivete sui giornali, fatevi sentire: da molto tempo non si presentava una simile occasione per cambiare l”Italia.

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