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Performance tra miti e luoghi comuni da sfatare

Parliamo ancora di performance. Mica perché sono una nostra ossessione. Ma solo perché tutti noi vogliamo veder crescere i nostri risparmi grazie a performance positive, che quindi sono molto importanti.

E poi c’è il fatto che le acque che circondano le performance sono popolate da miti e luoghi comuni da sfatare.

Nel mondo finanziario, il caso gioca pesante anche nel determinare il successo di un gestore di portafoglio, di un trader (specie di quelli che operano da casa) o di un consulente finanziario. Probabilmente molti di noi hanno in mente “storie di successo” di trader o gestori che vivono circondati da un’aura di leggenda. Tra costoro, pochi sono inclini ad ammettere il ruolo decisivo della fortuna.

Qualcuno sì. Uno di loro è il grande Warren Buffett che, dimostrando intelligenza e onestà intellettuale, ha più volte spiegato il concetto con una storiella che vi ripropongo, riadattata.

 

La storia di Warren, nuova versione

Immaginate che in tutti i Paesi dell’Unione Europea si svolga una nuova ghiottissima lotteria: la lotteria Highlander.

Funziona così. Si gioca ogni settimana. La prima volta, ogni partecipante scommette 1 euro a “testa o croce” con un altro giocatore. Chi vince riceve 1 euro dal perdente e come un Highlander “sopravvive”, cioè ha diritto a giocare la settimana successiva.

Ogni settimana si scommette quanto vinto fino ad allora. Ipotizziamo che 270 milioni di cittadini europei (su un totale di circa 500 milioni) siano coinvolti in questa nuova mega-lotteria. Dopo il primo mese, circa 17 milioni di europei avranno vinto 15 euro: non un granché. Ma dopo venti settimane ci saranno in giro 260 tizi che avranno vinto oltre un milione di euro.

Alcuni di loro inizieranno a parlare della loro particolare tecnica di affrontare la lotteria Highlander, di come lanciano la moneta, cose così. Cominceranno a credere di essere speciali. Quattro settimane più tardi, 16 persone avranno vinto circa 17 milioni di euro.

A questo punto (ma forse anche prima), alcuni di loro inizieranno ad apparire sugli schermi televisivi e sulle copertine di riviste di grido – per non parlare dei più seguiti blog e siti web – dispensando consigli del tipo “ho vinto perché uso uno speciale braccialetto magnetico di mia invenzione che mi permette di controllare la moneta”.

Altri scriveranno libri del tipo “vincere lotterie con il potere della mente”. Altri ancora avranno lanciato la loro linea di abbigliamento, e via dicendo.
 

 

Il vero segreto di chi “ce l’ha fatta”

Ora, la probabilità di trovarsi in quella situazione si può calcolare in modo esatto: è dello 0,000003%.

Giova mettere questo numero nella giusta prospettiva:
• la probabilità di avere gemelli è di circa il 3%;
• la probabilità di venire colpiti da un fulmine nell’arco di una vita di 80 anni è dello 0,033%;
• la probabilità che la Terra sia seriamente messa in pericolo da una Supernova durante la vita di un individuo preso a caso è di circa lo 0,000007%.

Dopo altre quattro settimane, resterà un singolo individuo, l’Highlander, che avrà accumulato un’immensa fortuna: 260 milioni di euro. Egli sarà “L’Uomo-Che-Conosce-La-Verità”, lo “Special One” che ha vinto la lotteria Highlander. Perché lui “ce l’ha fatta”.

A questo punto dovrebbe essere abbastanza chiaro come una storia di performance di successo (spesso chiamata “track record”) di un certo gestore, trader o consulente finanziario possa essere il risultato di una simile – sebbene assai più complessa – lotteria.

Ma la bravura esiste, eccome. Solo che è difficile distinguerla dalla semplice fortuna. Anche perché viaggiano a braccetto.

 

Qual è la lezione da portare a casa?

Cosa insegna questa storiella? Io direi almeno un paio di cose.

• Primo: stare alla larga dal trading fatto da casa, perché per guadagnare bisogna essere un Highlander, mentre oltre l’80% di coloro che lo praticano perdono dei bei soldi (date per esempio un’occhiata qui e se volete approfondire anche qui).
• Secondo: nel tentativo di comprendere se un gestore o un consulente finanziario è bravo, occorre capire come e perché fa questo o quell’investimento – cioè, bisogna farsi un’idea del processo d’investimento.

La domanda da porre è: come funziona il processo d’investimento? Si basa su principi economici e finanziari solidi e condivisibili? C’è un metodo? E quindi il processo è ripetibile? Tutto risponde a criteri di buonsenso e ragionevolezza?

Se la risposta è sì, avanti adagio. In tal caso anche la storia del gestore, o del fondo, o della società di gestione può essere credibile. Se vi parlano solo di “fiuto”, di istinto, di esperienza, o tirano in ballo principi finanziari torbidi come le acque di una palude, virata di poppa e filare via.

Insomma: non tanto i dettagli tecnici (che possono ovviamente raggiungere un certo livello di complessità), ma le idee alla base del processo d’investimento devono essere comprensibili. E non avvolte dal mistero. O inutilmente complicate.

 


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