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Utili societari, perché mai le stime migliorano?

È di nuovo quel periodo dell’anno. Dopo un inizio del 2022 piuttosto turbolento – per le aziende e non solo – si avvicina a passo spedito la stagione degli utili societari negli Usa del primo trimestre, con le grandi banche statunitensi che faranno da apripista.

La situazione non è precisamente delle più rosee: il conflitto in corso in Ucraina, la pandemia ancora presente, le strozzature nelle catene di approvvigionamento e il rialzo dei tassi di interesse più rapido del previsto sono tutti fattori che potrebbero pesare sui profitti aziendali nel 2022.

Sorprendentemente però, non lo stanno facendo. Le stime di Bloomberg sugli utili 2022 delle aziende quotate sull’S&P 500 sono migliorate rispetto a inizio gennaio. E non è una cosa che accade di frequente. Negli ultimi dieci anni, in ben sette casi le previsioni sui 12 mesi sono state ridotte entro il primo trimestre dello stesso anno. E nei casi in cui invece le stime sono state ritoccate al rialzo, possiamo dire che le circostanze fossero decisamente eccezionali: è successo infatti nel 2021, quando la ripresa post covid è stata più rapida del previsto, e nel 2018, quando la riforma fiscale di Trump lanciata a fine 2017 ha iniziato a far sentire il suo effetto.

Il 2022, per giunta, sembrerebbe un anno decisamente peggiore della media – sotto diversi punti di vista – ma evidentemente l’apparenza inganna, almeno dal punto di vista degli utili societari. E non solo negli Stati Uniti: sono aumentate considerevolmente anche le previsioni di utili per l’indice Ftse EuroFirst 300, che comprende società basate nel continente dove è scoppiata la guerra.

Va detto che le stime per il solo primo trimestre 2022 sono state riviste invece al ribasso – dello 0,7% per la precisione, stando a FactSet Research: nel dettaglio, solamente i settori Energetico (+32,4%), Real Estate (+3,7%) e Tecnologico (+2,1%) vedono le attese EPS Bottom up in rialzo, mentre i comparti Industriale (-11,4%) e Consumo Discrezionale (-10,8%) guidano i settori al ribasso.

 

 

Insomma, a quanto pare Wall Street è diventata più ottimista sull’andamento dei prossimi mesi, nonostante il pessimo inizio che questo 2022 ci ha riservato. Tanto che le stime per il solo quarto trimestre sono migliorate di quasi il 4% dall’inizio dell’anno.

 

Cosa sta succedendo?

Bloomberg affida la spiegazione a Nicholas Colas, ex analista azionario di DataTrek Research LLC: “mentre gli analisti di Wall Street mettevano a punto le loro stime trimestrali per tutto il 2022, nel corso del primo trimestre appena terminato, si sono resi conto che i loro numeri per l’intero anno erano troppo bassi. L’S&P 500 ha concluso il quarto trimestre 2021 con utili medi per azione pari a 55 dollari e, secondo i dati Refinitiv, la media per il 2022 dovrebbe essere del 5-10% superiore a questo livello. Eppure, a fine febbraio essa si attestava solo a 56 dollari per azione.

Per risolvere questo problema è stato fatto quel che solo un analista di Wall Street potrebbe ritenere sensato: tagliare le stime relative al primo trimestre, in modo che l’azienda in questione abbia maggiori possibilità di batterle (questa è una consuetudine abbastanza consolidata in realtà) e alzare l’asticella per i trimestri successivi, in modo che riflettano meglio le nuove e più precise stime per il 2022”.

 

 

Lasciando da parte lo scetticismo sul processo di gestione degli utili, comunque, una cosa rimane certa: molti analisti bottom-up hanno rivisto i numeri e si sono resi conto di essere stati troppo pessimisti sul 2022. E l’hanno fatto nonostante i venti contrari soffiati per tutto il primo trimestre. Certo, le previsioni potrebbero non essere millimetriche, ma solitamente gli analisti azzeccano almeno la direzione in cui gli utili si muovono. E quello che vedono davanti a loro è un miglioramento dei guadagni.

Ora, quel che resta da capire è cosa pensano i dirigenti societari sul tema del momento:l’inflazione. I salari stanno crescendo, ma quando possiamo aspettarci di vederli salire? E quanto di questi aumenti potrà essere trasferito sui consumatori in termini di prezzi più elevati? Le risposte a queste domande saranno molto importanti per determinare quanto duratura l’inflazione si rivelerà e quanto saranno efficaci le aziende (e i loro utili) ad agire come copertura contro l’aumento dei prezzi.

 


 

Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

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