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Grafico della settimana: la BCE ha “munizioni” illimitate ma non vuole usarle

La scorsa settimana l’onore della ribalta è toccato ai due Mario nazionali: il Premier Monti e il bomber Balotelli (lasciamo stare domenica…). Questo giovedì, invece, la scena spetterà ad un altro Mario, un po’ più internazionale: Mario Draghi, il Governatore della Banca Centrale Europea. L’occasione è il meeting della BCE a Francoforte.

La Banca Centrale Europea ha munizioni illimitate ma scarsa volontà di utilizzarle” è la sintesi, peraltro condivisibile, di un bell’articolo dell’Economist che analizza l’operato delle varie banche centrali, analizzando nello specifico la BCE.

C’è forte attesa per una riduzione del tasso ufficiale da parte della Banca Centrale. Il tasso è fermo all’1% da dicembre e le aspettative sono per un taglio di almeno di 25 punti base, ovvero dello 0,25% (anche se per molti analisti andrebbe ridotto allo 0,5%, portandolo al livello della Gran Bretagna).

Le ragioni alla base di queste attese sono soprattutto legate all’andamento degli indicatori macroeconomici, particolarmente deludenti per la zona euro nella sua interezza. Produzione industriale, ordinativi alle imprese, indicatori anticipatori del ciclo, puntano tutti ad una recessione, con un’inflazione che, a detta dello stesso Draghi, nel lungo periodo rimane sotto controllo. A destare le maggiori preoccupazioni sono i dati sulla disoccupazione che ha raggiunto livelli elevatissimi quasi ovunque.

Come se tutto ciò non bastasse, data la grave situazione in cui versa il sistemi bancario nei diversi Paesi, è fortissimo il rischio di credit crunch: un pericolosissimo circolo vizioso tra recessione, necessità di riduzione degli attivi delle banche, impossibilità di prestare denaro all’economia e conseguente aggravamento della recessione.

La BCE, con le sue due iniezioni di liquidità (LTRO, operazioni di rifinanziamento a lungo termine) ha cercato di porre un freno a tale spirale negativa, anche se i risultati non sono troppo visibili. La maggior parte del denaro prestato dalla BCE è andato, infatti, ad alimentare il carry trade sui titoli governativi: JP Morgan stima che del totale dei 510 miliardi di euro netti immessi nel sistema finanziario (LTRO) finora sia stato utilizzato dal sistema bancario europeo un ammontare pari a 380 miliardi (ossia il 75%); di questi però solamente 20 miliardi (il 5%) sono stati impiegati nell’economia reale, il resto è stato equamente diviso tra i rimborsi dei debiti del sistema bancario stesso e gli acquisti di titoli di Stato.

Il grafico (tratto da un’analisi di BBVA) illustra la situazione dei prestiti al settore privato (famiglie ed imprese non finanziarie) concessi dalle Banche italiane, tali prestiti sono in trend negativo da parecchi mesi e la situazione non accenna a migliorare.

Un abbassamento dei tassi ufficiali, pur avendo un impatto positivo sul costo dell’LTRO per le Banche europee, non risolverebbe il problema del deleveraging e tantomeno quello dei debiti sovrani. Probabilmente avrebbe un effetto positivo su quelle economie che già hanno una situazione migliore, Germania in testa. Draghi deve affrontare e gestire situazioni molto diverse all’interno dei Paesi della zona euro, un abbassamento dei tassi porterà benefici laddove il costo del finanziamento per imprese e per lo Stato è già basso. Per riuscire ad impattare positivamente anche le economie periferiche, la Banca Centrale Europea dovrebbe mettere sul tavolo altri strumenti di politica monetaria non convenzionale che però difficilmente mostrerà giovedì.

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