I dati ci dicono che la stagnazione sembra allontanarsi sempre di più mentre i mercati non credono alle banche centrali e l’inflazione fa qualche passo indietro. Ecco la nostra view mensile.
Il mese di giugno si chiude con qualche convinzione in più rispetto alla prima metà del 2016: il migliore contesto economico riduce il rischio della stagnazione secolare e le banche centrali credono ancora nella curva di Phillips (la relazione inversa tra tasso d’inflazione e tasso di disoccupazione). Perciò, se prendiamo per buone le previsioni della FED e della BCE, prima o poi i prezzi sono destinati a salire, generando inflazione. Al momento, però, i mercati obbligazionari non ci credono e le aspettative d’inflazione sono tornate sui livelli di novembre, appena prima che iniziasse l’era Trump.
Eurozona is back
Se guardiamo alle performance delle principali asset class, il trend di breve periodo non è cambiato e l’euro rimane l’asset class vincente. Con l’elezione di Trump ci si aspettava un immediato sostegno alla crescita dalla politica fiscale, ma tale sostegno non è ancora arrivato, e la crescita del PIL statunitense ha perso un po’ smalto, specialmente nei confronti di una ritrovata zona euro.
Tuttavia, stando alle previsioni degli analisti, l’economia USA dovrebbe gradualmente recuperare nel corso dell’anno. Se così fosse, la FED continuerebbe con la normalizzazione dei tassi d’interesse e il dollaro dovrebbe recuperare. In caso contrario, l’euro potrebbe continuare ad apprezzarsi ed il cambio Eur/Usd potrebbe uscire dal trading range degli ultimi anni (1,05-1,15).
Tecnologia e obbligazioni
Le valutazioni dei mercati azionari peggiorano, ma non sono estreme ed il rischio bolla ci sembra francamente un po’ esagerato, specialmente nei confronti della tecnologia, che rimane il settore con il miglior profilo momentum/fondamentali.
Sul fronte obbligazionario, qualsiasi premio al rischio (credito, tasso, inflazione) continua a diminuire, ma i rendimenti offerti dal segmento sono stabili, almeno fino a quando non ci sarà la “grande rotazione”. Al momento non vi sono ragioni per credere che ciò avvenga a breve.
La nostra visione del mercato
In termini di valutazioni tra asset class non ci sono grandi cambiamenti. La scorsa settimana, qualche banchiere centrale ha iniziato a storcere il naso e a mettere in discussione il livello degli attivi finanziari, il che non è mai un buon segno. È vero che le azioni stanno diventando sempre più care, ma è altrettanto vero che tutti i nostri strumenti di analisi (quantitativi e qualitativi) danno dei segnali favorevoli agli attivi rischiosi. E noi siamo un team che si attiene a dati e fatti, sicché per ora non vediamo segnali importanti per un risk-off.
Nel breve termine, comunque, stiamo pensando se continuare a scaricare un po’ di dollaro man mano che si presenta l’occasione. In ogni caso, rimaniamo prudenti, ben diversificati a livello geografico, corti di duration senza aumentare o ridurre l’esposizione all’azionario.
Come vanno i nostri portafogli?
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