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Inflazione alta e rischio guerra: stagflazione dietro l’angolo?

Avete presente la stagflazione? Citiamo dal nostro glossario.

“Il termine stagflazione nasce dall’unione di ‘stagnazione’ e ‘inflazione’. Indica la situazione nella quale su un mercato sono presenti contemporaneamente aumento generale dei prezzi (inflazione) e assenza di crescita economica (stagnazione)”.

Ecco: l’invasione russa dell’Ucraina potrebbe aprire le porte a uno scenario di questo tipo. Con quale impatto sui portafogli? Domanda interessante.

 

Verrà la stagflazione e avrà un impatto sui portafogli multi-asset?

In un recente post apparso sul blog di MSCI – società che, tra le altre cose, mette a punto analisi e indici di mercato – i due ricercatori Daniel Szabo, senior associate, e Thomas Verbraken, executive director presso MSCI Research, riferiscono di aver fatto ricorso allo strumento dello stress test per esplorare due scenari e le loro possibili conseguenze sui portafogli multi-asset.

Nello scenario peggiore, con i prezzi delle materie prime decollati verticalmente (non tutti, certo, ma molti) e con le relative pressioni stagflazionistiche sull’economia, un ipotetico portafoglio composto da azioni, obbligazioni e immobiliare globali potrebbe perdere fino al 13%. Ma procediamo per gradi.

 

Premessa: come hanno reagito i mercati alla notizia dell’invasione?

La reazione dei mercati globali è stata tutto sommato contenuta. Sono stati piuttosto i mercati finanziari russi a rispondere agli eventi con maggior veemenza. Soprattutto rispetto a quando, nel 2014, Mosca realizzò l’annessione della Crimea.

Dato a supporto di ciò: giovedì 24 febbraio, giorno di avvio dell’operazione militare, le azioni russe hanno registrato una flessione del 39%; in quello stesso giorno, l’indice MSCI World è stato praticamente piatto. E il guadagno portato a casa dagli asset che storicamente sono considerati un rifugio è stato tutt’altro che pazzesco.

Tuttavia, bisogna considerare che siamo di fronte a uno scenario in continua evoluzione.

 


L’andamento dei mercati russi durante l’annessione della Crimea nel 2014 e durante l’attuale invasione dell’Ucraina. L’indice MSCI World, l’indice MSCI Russia (in valuta locale) e il tasso di cambio RUB/USD sono normalizzati a 100 al giorno zero. Il giorno zero corrisponde al giorno precedente l’invasione. Fonte: MSCI.com

 

E veniamo ora allo stress test effettuato dagli esperti di MSCI

In un contesto di inflazione da tempo in forte risalita e di economia globale che deve ancora pienamente riprendersi dalla pandemia di Covid-19 (peraltro il virus circola ancora, non dimentichiamocelo), le nuove pressioni stagflazionistiche aggiungono altre incognite alle incognite con cui dovevamo fare i conti già prima dell’invasione. Con tutti i relativi riflessi sui mercati globali.

 

 

Ma i due scenari delineati dagli esperti della ricerca di MSCI tracciano due traiettorie diverse. Le vediamo qui di seguito.

Scenario migliore:

  • Scatta il “cessate-il-fuoco” e il conflitto si attenua.
  • I prezzi dell’energia si stabilizzano attorno ai livelli attuali e, a parte un impatto contenuto a breve termine, non hanno luogo pressioni inflazionistiche persistenti.
  • Il colpo alla crescita economica è tutto sommato modesto e le banche centrali procedono con il loro iter di conversione a una politica monetaria più restrittiva.
  • Le curve dei rendimenti sovrani statunitensi e tedeschi si appiattiscono leggermente per via del rallentamento della crescita.
  • Le azioni globali scendono.
  • Si allargano gli spread creditizi.
  • Il dollaro Usa si rafforza sull’euro.

Scenario peggiore:

  • Il conflitto si trascina ed entrano progressivamente in vigore sanzioni di lunga durata.
  • I prezzi dell’energia salgono a livelli significativamente più alti.
  • Non solo s’impenna l’inflazione nel breve termine, ma i timori di strozzature nelle catene di approvvigionamento fanno salire le aspettative d’inflazione a lungo termine.
  • L’aumento dei prezzi dell’energia e la minor fiducia di imprese e consumatori determinano un rallentamento della crescita economica.
  • In questo scenario, le banche centrali si trovano prese tra due fuochi, senza però poter rimandare molto a lungo la stretta monetaria.
  • E se i tassi nominali a lungo termine di Stati Uniti e Germania vanno su perché le aspettative di inflazione a lungo termine salgono, i tassi reali a lungo termine vanno giù per via del rallentamento economico.
  • Le azioni calano vigorosamente.
  • Gli spread creditizi aumentano.
  • Il dollaro americano guadagna molto terreno rispetto all’euro.

 

Le ipotesi di scenario si basano su una combinazione di analisi di dati storici, commenti di mercato esterni e giudizi soggettivi. Non si tratta di previsioni accurate, ma di narrazioni ipotetiche di come il conflitto potrebbe influenzare i portafogli globali multi-asset. Commenti di mercato che hanno influenzato le ipotesi degli autori: Ben Holland, Scott Johnson, Jamie Rush, Anna Wong e Tom Orlik, “How war in Ukraine threatens the world’s economic recovery”, Bloomberg, 25 febbraio 2022; “What’s next for oil and gas prices as Russia-Ukraine tensions rise?”, J.P.Morgan; Derek Brower, Tom Wilson e Chris Giles, “The new energy shock: Putin, Ukraine and the global economy”, Financial Times, 25 febbraio 2022.
 

Insomma, qual è il risultato dello stress test “stagflazionistico”?

E poi c’è il grafico che mostra l’impatto di entrambi gli scenari sulle varie asset class. Ciò che emerge è che, mentre nei rallentamenti della crescita guidati dalla domanda (come fu nella crisi finanziaria globale del 2008) i titoli del Tesoro statunitensi fanno da cuscinetto compensando le perdite dell’azionario, lo stress test di MSCI mostra che stavolta sia le azioni che i titoli del Tesoro potrebbero soffrire.

Questo proprio perché il rallentamento della crescita coinciderebbe con l’aumento generale dei prezzi, nel più classico scenario “stagflazionistico”.

 

Impatto sui portafogli degli scenari basati su dati di mercato al 18 febbraio 2022. I Treasury statunitensi e i titoli del Tesoro protetti dall’inflazione sono rappresentati dagli indici Markit iBoxx. I mercati azionari e le obbligazioni societarie sono rappresentati dagli indici MSCI. Il private equity è rappresentato da portafogli modello. Il settore immobiliare statunitense è rappresentato dall’indice MSCI/PREA U.S. AFOE Quarterly Property Fund. Il settore immobiliare del Regno Unito è rappresentato dall’indice MSCI/AREF UK Quarterly Property Fund. Il portafoglio composito è rappresentato dai seguenti pesi: 50% azioni globali (35% pubbliche e 15% private), 10% Treasury USA, 10% titoli del Tesoro USA protetti dall’inflazione, 10% obbligazioni investment-grade USA, 10% obbligazioni ad alto rendimento USA e 10% immobili USA. Fonte: IHS Markit, MSCI
 

Concludendo: attenzione alle pressioni stagflazionistiche

Nel mezzo del cammin verso la ripresa economica post-Covid, in un ambiente ad alto tasso di inflazione, le economie di Stati Uniti ed Europa sono tutt’altro che invulnerabili. E nel peggiore dei casi – ovvero in uno scenario nel quale le pressioni stagflazionistiche prendano il sopravvento – un portafoglio diversificato composto da azioni, obbligazioni e immobiliare globali potrebbe, come abbiamo anticipato all’inizio, arrivare a perdere il 13%.

Insomma, uno spettro si aggira sui mercati: e non è più l’inflazione ma, appunto, quel mix letale che si chiama stagflazione. Vedremo dove ci porterà tutto questo. Possibilmente, senza mai perdere la calma.

 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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